Merano: Lucas Debargue al Südtirol Festival. Un concerto da ricordare
Per il critico è al contempo cruccio e piacere, il sedersi di fronte al computer per recensire un concerto bellissimo. Parte di te non vorrebbe tornare a scavare nella memoria, mettersi ad analizzare i ricordi razionalmente e ponderando ogni nota. Ma questi accrediti dobbiamo pur guadagnarceli in qualche modo e dunque eccoci qua.
Il concerto di Lucas Debargue di giovedì 26 agosto per il Südtirol Festival Merano. Meran è stato semplicemente magnifico. Non che sia partito con il botto, in realtà: il Concerto italiano BWV 971 di Bach non è apparso bene a fuoco stilisticamente, non si capiva bene se il Debargue volesse reinterpretarlo pianisticamente o se invece ne cercasse una visione più schiettamente clavicembalistica. Si percepiva una ricerca orchestrale, il pianista ha bene in mente Brandeburghesi e Ouvertures, ma anche complici alcune difficoltà e alcuni piccoli vuoti, l’esecuzione nel complesso non ha brillato. L’inizio della Sonata n. 3 op. 14 di Schumann, il Concerto senza orchestra, è stato molto più convincente. Il collegamento tra i due brani sta probabilmente proprio in questa idea di “concerto senza orchestra”, ma la resa è stata molto più efficace nella Sonata di Schumann. Anche qui, sia chiaro, non mancavano i dubbi e i momenti di difficoltà tecnica, ma il pianista è riuscito a mettere in luce tutto il rivoluzionario linguaggio schumanniano, non nascondendo o appianando le stranezze. La Sonata ha ancora bisogno di maturare sotto alcuni aspetti, ad esempio deve trovare più spazio, più libertà, meno ritrosia espressiva laddove serva lo slancio, ma possiede già una sua distinta personalità. Questa è emersa soprattutto nelle Quasi variazioni, in cui la speculazione intellettuale di Debargue ha trovato pane per i suoi denti, e ancor più nel conclusivo Prestissimo possibile.
In alcuni passaggi del finale dalla Terza Sonata, Debargue ha evocato un suono a tratti smaterializzato, a tratti puntinisticamente visionario, che ha lanciato direttamente al brano successivo del programma, la Quarta Sonata di Skrjabin. Qui, in realtà, mi sarei aspettato una pausa. Dopo la maestosa e difficilissima Sonata di Schumann, affrontare subito la Quarta di Skrjabin e poi proseguire indefesso in tutto il resto del programma è una sfida anche per il più solido dei pianisti, ma Debargue ha proseguito indefesso, anzi. Su Skrjabin, Debargue si è come trasformato. Se ancora su Schumann avevo qualche riserva, in pochi secondi è risultato evidente quale straordinario interprete skrjabiniano sia Debargue. Il pianista francese risponde con spontaneità al libero scorrere di Skrjabin, ne segue i languori senza esasperarli, ne cavalca gli slanci fino alle apoteosi più esaltate, sa cangiare il colore dello strumento con sorprendente rapidità e riesce a decifrare apparentemente senza sforzi il linguaggio personalissimo del compositore russo. Mi auguro sinceramente che non passi troppo prima che decida di portare su disco la musica Skrjabin, in particolar modo Prima, Terza, Quarta, Sesta e Settima Sonata.
Questa abilità con i linguaggi unici dev’essere una caratteristica di Debargue. La Ballade op. 19 di Gabriel Fauré ha seguito la Quarta di Skrjabin confermando tutte le impressioni. Debargue ha trovato un colore completamente diverso per dipingere l’universo sonoro della Ballade, brano complesso sia digitalmente, sia musicalmente, divenuta più famosa nella versione per pianoforte e orchestra. Dove altri avrebbero visto una sfida interpretativa, un enigma quasi irrisolvibile, il pianista francese ha visto solo una possibilità di esprimere un’altra sua personalità, riuscendo non solo a risolvere gli improvvisi burrascosi passaggi tecnici, ma anche i passaggi più strani, con grande naturalezza. Meno risolta invece la Fantasia op. 28 di Skrjabin, brano di felicissima espressività ma non altrettanto felicissima scrittura pianistica. Debargue ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e allegramente soprassedendo alle note sporche (peraltro ormai giustificabili, il pianista suonava ininterrottamente da oltre un’ora e dieci) si è lanciato in una Fantasia drammatica e tesissima, sfoderando un suono ampissimo senza mai forzarlo un solo istante. Ci sono ancora cose da risolvere, soprattutto nella tenuta di alcuni passaggi impervi che rischiano di pregiudicare alcuni dei punti più belli di tutta la Fantasia, ma si tratta degli unici ostacoli che ancora lo separano dall’offrire una delle migliori Fantasie dai tempi di Lazar Berman.
Al pubblico entusiasta, Debargue si è rivolto per spiegare il primo dei suoi bis: Nostalgie du pays dalle Miniatures polonaises di Milosz Magin, compositore polacco poco conosciuto e protagonista del disco uscito da pochi giorni per Sony con Lucas Debargue, Gidon Kremer e la Kremerata Baltica. Un piccolo brano per bambini, molto affascinante e perfetto per invogliare ad ascoltare il disco e scoprire la musica del pianista e compositore polacco, morto nel 1999. Di fronte agli scroscianti applausi, Debargue ha concesso un secondo bis, il Preludio op. 103 n. 3 in sol minore di Fauré, anche qui introducendo il brano per il pubblico in un buon inglese, con cortesia e chiarezza (e vincendo sicuramente il cuore di alcune allegre signore in sala). Ciò che ho scritto sopra vale anche per il Preludio, con tutti i vantaggi che la maturità espressiva porta nella composizione di Fauré, molto più rifinita e intima rispetto alla più giovanile Ballade. Infine, l’infaticabile pianista si è accomiatato con un ultimo bis, salutando il pubblico ma senza annunciare il pezzo. Non che servisse, si trattava della celeberrima prima Gymnopédies, con gran godimento delle allegre signore sopracitate, che non hanno mancato di riconoscere il pezzo ad alta voce in sala. Per quanto mi riguarda poteva anche suonare River flows in you di Yuruma e sarei scattato in piedi ad applaudire con lo stesso entusiasmo. Veramente un concerto da ricordare.
Alessandro Tommasi
(26 agosto 2021)
La locandina
Pianoforte | Lucas Debargue |
Programma: | |
Johann Sebastian Bach | |
Concerto italiano BWV 971 | |
Robert Schumann | |
Sonata per pianoforte n° 3 in fa minore | |
Gabriel Fauré | |
Barcarolle op. 42 | |
Ballata op. 19 | |
Aleksandr Scrjabin | |
Sonata Nr. 4 | |
Fantasia op. 28 |
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