Milano: 25 minuti di applausi per i 50 anni di Domingo alla Scala
Correva l’anno 1969 quando il giovane tenore spagnolo Placido Domingo debuttò alla Scala la sera del sette dicembre nel ruolo di Ernani. Al suo fianco Raina Kabaivanska, Piero Cappuccilli (indisposto e sostituito da Carlo Meliciani) e Nicola Ghiaurov diretti dalla sapiente bacchetta del maestro Antonino Votto.
Da questa leggendaria serata Domingo sarà protagonista di indimenticabili inaugurazioni scaligere: Otello (1976) con Carlos Kleiber; Don Carlo (1977) con Claudio Abbado; Turandot (1983) con Lorin Maazel; Carmen (1984) con Claudio Abbado; Parsifal (1991), Die Walkure (1994) e Otello (2001) con Riccardo Muti.
Oltre a numerosi concerti è doveroso ricordare altre gloriose produzioni come la Carmen diretta da George Prêtre, la Fedora con Mirella Freni diretta da Gianandrea Gavazzeni, La fanciulla del West diretta da Lorin Maazel, fino alle più recenti recite di Samson et Dalida con Gary Bertini, Luisa Fernanda con Miguel Roa, Cyrano de Bergerac con Patrick Fournillier.
Dotato di colore brunito, morbidezza di emissione e straordinaria natura musicale, negli ultimi anni Placido Domingo ha declinato la sua voce nella tessitura baritonale affrontando ruoli come Simon Boccanegra, Francesco Foscari e Papà Germont.
A fronte di un sodalizio decennale il Teatro alla Scala ha voluto celebrare il 50° anniversario del debutto di Placido Domingo con un gala verdiano.
Ospiti della serata il soprano Saioa Hernandez -recentemente eletta miglior cantante dell’anno nella classifica di Operawire- si è distinta per volume e nitidezza di fraseggio, regalando un Tu che le vanità di sontuosa imponenza; il tenore Jorge de León che ha eseguito timidamente il recitativo ed aria O figli… Ah, la paterna mano e il basso Ferruccio Furlanetto che ha sfoderato la sua regale presenza scolpendo con accento e scavo interpretativo Come dal ciel precipita e O patria… O tu Palermo riscuotendo un lungo e commosso applauso.
Il festeggiato ha esordito con un accorato Pietà, rispetto, amore e, senza risparmiarsi, ha proseguito con una serie di duetti tratti dal Macbeth, Trovatore e Don Carlo. Particolarmente emozionante Restate!… Presso alla mia persona in duo con Furlanetto dal quale è emerso tutto il sapere della così detta “vecchia scuola”.
È impressionante constatare come dal canto di Placido Domingo, al di là della scelta del repertorio baritonale, emerga con inconfutabile evidenza la fase formativa e imprescindibile delle prove di sala in cui maestri come Votto, Gavazzeni, Abbado e Muti eccellevano nel pretendere, insistendo sul colore della parola, l’equilibrio del fraseggio, la verità della scrittura. Una scuola considerata “vecchia” ma che fa la differenza.
Interminabili applausi – venticinque minuti – e tributi di affetto per Placido Domingo che ha regalato un fuori programma cantando a cappella No puede ser mandando in visibilio il pubblico che gramiva la sala del Piermarini.
Ad accompagnare la serata il Coro (magistralmente diretto da Salvo Sgrò) e l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala diretta da Evelino Pidò che si è cimentata nelle sinfonie del Nabucco e dei Vespri Siciliani.
Gian Francesco Amoroso
(15 dicembre 2019)
La locandina
Direttore | Evelino Pidò |
Maestro del Coro | Salvo Sgrò |
Placido Domingo | |
Soprano | Saioa Hernández |
Tenore | Jorge de León |
Basso | Ferruccio Furlanetto |
Coro e Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala | |
Maestro del coro | Salvo Sgrò |
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