Milano: Alì Babà torna alla Scala coi giovani dell’Accademia

Uscendo dalla Scala, al termine della terza rappresentazione di Alì Babà e i quaranta ladroni di Luigi Cherubini, mentre il tram sferragliava sulle rotaie di una Milano settembrina, riflettevo sul fatto che in mezzo a tanta indifferenza culturale, un gruppo di giovani – sotto il nome di una prestigiosa accademia internazionale – credono ancora che il melodramma è un genere per cui vale la pena vivere. E questo non è poco.

L’opera, ultima creazione teatrale di Cherubini, risale al 1833 e venne rappresentata per la prima volta alla Scala nel 1963. Nonostante la definizione di Tragedia lirica in un prologo e quattro atti, il libretto di Mélesville ed Eugène Scribe racconta la celebre fiaba, invero un poco rivisitata, in cui il tema dell’avidità rimane immutato nei secoli e pertanto sempre attuale.

La partitura, al primo ascolto, di certo non conquista. In apparenza formalmente disordinata, la scrittura di Cherubini insiste più sui recitativi accompagnati e gli ariosi piuttosto che sulla cantabilità delle arie. Il rapporto melodia-testo è spesso subordinato a stereotipi armonici didascalici, sorretti da un’orchestrazione poco originale.

A fronte di queste osservazioni tecniche, la produzione vede la regista Liliana Cavani nell’insolita veste di insegnante, per la prima volta all’opera coi giovani dell’Accademia.

La sua è una lettura molto lineare, in cui è il libretto stesso a raccontare una fiaba definita non solo morale ma anche sociale. Le sobrie scene di Leila Fteita e i fiabeschi i costumi di Irene Monti contribuiscono a illustrare una vicenda senza tempo.

Musicalmente ci troviamo di fronte a un cast giovanissimo. Emerge per bellezza timbrica, dizione ben definita, musicalità e cura del fraseggio il tenore Riccardo Della Sciucca – Nadir –  che ha riscosso un’unanime e calorosa ovazione da parte del pubblico.

Corretta la Delia di Francesca Manzo che, nonostante un vibrato invadente, ha risolto con sicurezza l’aria del terzo atto.

Convincente vocalmente e scenicamente la Morgiane di Alice Quintavalla così come il basso Alexander Roslavets nelle vesti di Alì Babà. Bene il resto del cast.

L’orchestra dell’Accademia sotto la direzione di Paolo Carignani, nonostante alcune imprecisioni, ha dimostrato un certo piglio per un’opera che avrebbe bisogno maggior ironia, sottile ma necessaria per stemperare o addirittura evidenziare certi snodi.

Elogi per il Coro sapientemente diretto dal maestro Alberto Malazzi e applausi a scena aperta per gli allievi della Scuola di Ballo.

Gian Francesco Amoroso
(5 settembre 2018)

La locandina

Direttore Paolo Carignani
Regia Liliana Cavani
Scene Leila Fteita
Costumi Irene Monti
Luci Marco Filibeck
Coreografia Emanuela Tagliavia
Alì Babà Alexander Roslavets
Delia Francesca Manzo
Morgiane Alice Quintavalla
Nadir Riccardo Della Sciucca
Aboul-Hassan Eugenio Di Lieto
Ours-Kan Maharram Huseynov
Thomar Gustavo Castillo
Calaf Chuan Wang
Phaor Ramiro Maturana
Coro e Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala
Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala

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