Milano: Bernheim incarna la poesia di Werther
L’assenza prolungata di un titolo all’interno di un ente lirico non sempre è un male. Allontanarsi da un repertorio, da un interprete di riferimento ma anche da un certo tipo di estetica è un’operazione che andrebbe applicata anche su alcune opere ormai inflazionatissime.
Riscoprire la bellezza a distanza di quarantaquattro anni, è accaduto in questa piovosa tarda primavera milanese col Werther di Jules Massenet, drame lyrique ispirato ai celeberrimi Dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe.
Cavallo di battaglia di gloriosi tenori come Tito Schipa, Ferruccio Tagliavini e Alfredo Kraus, il Werther è assurto quale opera emblematica di una vocalità aurea totalmente votata alle più alte vette del virtuosismo espressivo.
Ad incarnare il protagonista in questa nuova produzione scaligera è il tenore Benjamin Bernheim, recentemente applaudito in un recital meneghino in cui ha avuto modo di anticipare la propria vocalità con grazia ed eleganza. Il suo, infatti, è un canto intimo, aderente al testo, mai esteriore ma teso ad assecondare una partitura sensibilmente dettagliata. Massenet, in parte affascinato da Richard Wagner, avvia col Werther uno stile di canto tipicamente francese, i cui germogli li troviamo sopratutto nell’alveo delle liriche da camera dominato dal verso in cui il sentimento poetico è essenza suprema.
Bernheim si abbandona a tutto ciò non solo facendo musica ma anche teatro con grande senso della misura anche laddove la scrittura richiederebbe maggior aulicità di mezzi.
Meno poetica invece è la concertazione di Alain Altinoglu che imprime una lettura estremamente drammatica sin dal principio con sonorità densamente wagneriane anche laddove ci vorrebbero maggiori evanescenze. Tuttavia la sua è una lettura convincente che va al di là di una cura timbrica orchestrale ma che sottolinea le disperate dinamiche che intercorrono fra i personaggi, complice la sottile regia di Christof Loy.
In scena una parete con al centro una porta scorrevole che divide due realtà: quello borghese, interno e a Werther inaccessibile, e quello esterno al quale tutti appartengono.
Pochi dettagli in scena ma moltissimi quelli scenici, coronati da splendidi ed eleganti abiti firmati da Robby Duiveman.
La visione di Loy è spietata in quanto non solo mette a nudo l’essenza psicologica di ciascun personaggio ma sottolinea le relazioni che intercorrono fra di loro potenziando anche il ruolo, spesso marginale, di Sophie.
Anch’essa attratta dall’inquieto protagonista, la Sophie di Francesca Pia Vitale, maiuscola vocalmente e scenicamente, ha messo in luce l’infelicità di una creatura totalmente emarginata, tramite un canto delicato e intenso al tempo stesso.
Quanta soffocata disperazione affiora dalla parte di Charlotte, qui interpretata dal mezzosoprano Viktoria Karkacheva, la cui dizione -alquanto lacunosa- ha compromesso il fraseggio rendendo il suo canto poco intenso ed incisivo.
Perfettamente a fuoco, soprattutto scenicamente, l’Albert di Jean-Sébastien Bou così come ben definito il resto del cast con particolare plauso ai sei allievi del Coro di Voci bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala istruito dal maestro Bruno Casoni.
Successo di pubblico, soprattutto per Benjamin Bernheim e Christof Loy, per un’opera che mancava da anni e di cui abbiamo apprezzato la bellezza con occhi e orecchie completamente rinnovate.
Gian Francesco Amoroso
(10 giugno 2024)
La locandina
Direttore | Alain Altinoglu |
Regia e coreografia | Christof Loy |
Scene | Johannes Leiacker |
Costumi | Robby Duiveman |
Luci | Roland Edrich |
Personaggi e interpreti: | |
Werther | Benjamin Bernheim |
Albert | Jean Sébastien Bou |
Le Bailli | Armando Noguera |
Schmidt | Rodolphe Briand |
Johann | Enric Martínez-Castignani |
Bruhlmann | Pierluigi D’Aloia* |
Charlotte | Victoria Karkacheva |
Sophie | Francesca Pia Vitale |
Katchen | Elisa Verzier |
Fritz | Niccolo Vittorio Villa |
Max | Alessandro Malgeri |
Hans | Alberto Tibaldi |
Karl | Lorenzo De Gaspari |
Gretel | Sofia Dazio |
Clara | Cecilia Menegatti |
Orchestra del Teatro Alla Scala | |
Coro di voci bianche dell’Accademia del Teatro Alla Scala | |
Maestro del coro | Bruno Casoni |
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