Milano: gli echi brahmsiani di Krystian Zimerman inaugurano la 155ª stagione della Società del Quartetto
Una lunga fila affollava i portici del chiostro del Conservatorio di Milano in attesa di poter varcare la soglia della sala Verdi per assistere all’inaugurazione della 155ª stagione della Società del Quartetto.
Un pubblico variegato e rinnovato grazie alle agevolazioni che da diversi anni la storica società ha messo a disposizione per favorire soprattutto la presenza dei giovani.
In programma i quartetti op. 26 e op. 60 di Johannes Brahms e il Quartettensatz di Gustav Mahler, quest’ultimo però annullato.
«Oh, che peccato!» è stato il commento generale.
È parso inoltre insolito l’accostamento dei due capolavori brahmsiani che, oltre a occupare una durata piuttosto considerevole ed essere emotivamente densi e impegnativi per un ascoltatore medio, sono ardui anche a livello esecutivo.
Il concerto è stato introdotto da un breve saluto della presidente Ilaria Borletti Buitoni e da un intenso applauso alla senatrice Liliana Segre presente in sala.
A inaugurare la stagione è stato invitato il glorioso e tanto amato pianista polacco Krystian Zimerman, questa volta in quartetto con la violinista Marysia Nowak, la violista Katarzyna Budnik e il violoncellista Yuya Okamoto.
Una formazione occasionale dove il motore che governava l’azione è stato indubbiamente la mano esperta di Zimerman che si è rivelato ancora una volta un colto e raffinato camerista.
Le sonorità pastose del pianoforte, le agilità mai sgranate ma sempre sottese a un lirismo profondamente intimo e poetico, l’essenzialità del fraseggio mai ridondante e totalmente privo di vezzi gestuali, sono emersi in perfetto equilibrio di intenti con l’ensemble.
Se però la maturità di Zimerman è apparsa in tutto il suo splendore, si è percepito un certo dislivello col resto della formazione in cui le idee, soprattutto emotive, sono rimaste solo nelle intenzioni. Anche a livello di sonorità la viola e il violoncello sono stati più conformi a una ricerca timbrica e a una tecnica dell’arco alla corda rispetto alle fragili sonorità del violino.
Maggiormente compatti nell’op. 26 che nell’op. 60 – composizione quest’ultima caratterizzata da una scrittura alquanto frammentaria – gli interpreti hanno saputo regalare momenti di altissimo coinvolgimento come nell’Andante del Quartetto in do minore, pagina di indiscutibile bellezza.
Applausi scroscianti.
All’uscita sul sagrato della Passione è stato difficile tornare alla realtà: due lavori di Brahms così traboccanti di stati d’animo hanno un effetto straniante, oserei dire sconvolgente. La presenza di Mahler avrebbe forse placato per un attimo i tormenti brahmsiani.
Ma intanto il Quartetto ha ripreso la sua stagione ricca, come sempre, di tanta bellezza.
Gian Francesco Amoroso
(1° ottobre 2019)
La locandina
Pianoforte |
Krystian Zimerman |
Violino | Marysia Nowak |
Viola | Katarzyna Budnik |
Violoncello | Yuya Okamoto |
Programma: | |
Johannes Brahms | |
Quartetto con pianoforte n. 3 in do minore op. 60 | |
Quartetto con pianoforte n. 2 in la maggiore op. 26 |
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