Milano: la Filarmonica della Scala sotto le stelle
Il cielo stellato di una mite serata di fine estate e la familiare quanto rassicurante vista della candida facciata del Duomo a far da scena all’evento che ogni anno ribadisce il legame tra la Filarmonica della Scala e la città di Milano. Per la nona volta la musica dell’ensemble scaligero varca le mura del Piermarini per diffondersi negli ampi spazi di piazza Duomo. Nonostante le rigide regole che nel nostro Paese ancora regolano la fruizione dello spettacolo dal vivo: distanziamento tra i posti a sedere occupabili prenotati rigorosamente online, ingressi fino a 2500 spettatori – in passato si erano raggiunti i 40mila – oltre al provvidenziale obbligo di green pass e agli accessi differenziati. Ma la magia della grande classica open-air in uno dei luoghi simbolo della città si è ripetuta ancora una volta. Sul podio Riccardo Chailly a condurre un programma di ispirazione tutta italiana. Pagine, scaturite dal genio di compositori di differenti provenienze, accomunate dalla loro volontà di rendere in musica sensazioni ed emozioni maturate a contatto con la cultura del nostro Paese e rendergli così omaggio. Dalla Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 di Felix Mendelssohn Bartholdy, Italiana, nella versione del 1834, al Capriccio italiano in la maggiore op. 45 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, per concludere con la Suite n. 1 dal balletto Romeo e Giulietta di Sergej Prokof’ev. Non concerti solistici e grandi star internazionali ma un programma di grande fascino che suona quasi come manifesto di rinascita. Un’omaggio musicale all’Italia attraverso capolavori di grandi compositori “tra pagine che traggono ispirazione dalla musica popolare italiana e dal fascino che ha esercitato sulla storia musicale la “terra dove fioriscono i limoni” ad altre che la traggono dalla carica teatrale e il gusto sentimentale e melodrammatico delle vicende dei due amanti veronesi di una delle opere più alte della scrittura musicale del XX secolo”. La serata si apre sulla gioia vitale del mendelssohniano “Viaggio in Italia”. Con la Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 di Felix Mendelssohn Bartholdy, Italiana, la musica ripercorre le atmosfere dell’ultima tappa del Grand Tour che il giovane Meldelssohn compì tra Inghilterra, Scozia, Germania, Austria e, infine, Italia. Eseguita per la prima volta nel maggio del 1833 dalla Filarmonica di Londra diretta dallo stesso autore, fu accolta con grande entusiasmo. Il suo carattere evocativo intriso di vivaci colori mediterranei e malinconici sentimenti nordici è espressione di un felicissimo equilibrio spirituale. L’esecuzione evidenzia la compattezza sonora delle sezioni, il lavoro di cesello sul dettaglio. L’estrema precisione tecnica che fa dell’insieme un inscindibile ed avvolgente massa sonora in cui dialogano emergendo chiaramente le singole voci. I legni si distinguono per espressività e ricchezza timbrica, gli archi si inseguono in un fluire incessante e sinuoso. Il carattere gioioso di queste ispirate pagine diviene irrimediabilmente tracotante e contagioso nel procedere impetuoso del Saltarello finale in cui il ritmo brioso maggiormente esalta le capacità tecniche dell’ensemble nonostante le ovvie difficoltà proprie dell’esecuzione all’aperto. Si prosegue con il Capriccio italiano in la maggiore op. 45 di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Stessa tonalità, stessi anni: è il 1880, l’anno di composizione e di prima esecuzione (Mosca, Società Musicale Russa, 18 dicembre 1880). Anno particolarmente fecondo che il compositore trascorse tra Mosca, Pietroburgo, Parigi e Roma, e per il resto ospite in residenze di campagna. Fu proprio il 16 gennaio di quell’anno che Cajkovskij cominciò a comporre – a Roma dove risiedeva in quel periodo – la partitura del Capriccio italiano op. 45, che poi completò a San Pietroburgo il 27 maggio, con dedica al compositore Karl Jul’evic’ Davydov. Perfetta la resa da parte dell’ensemble scaligero di brillantezza, carattere vivace e atmosfera luminosa e vitale proprie della scrittura orchestrale. Scrittura in cui gli ottoni la fan da protagonisti fin dal richiamo iniziale delle due trombe dell’Andante un poco rubato, ispirato al segnale militare usato dai soldati della cavalleria italiana che Cajkovskij udì provenire da una caserma in occasione del suo soggiorno romano. Il programma si chiude con la Suite n. 1 dal balletto Romeo e Giulietta di Sergej Prokof’ev, ispirato alla tragedia di William Shakespeare. Ancora Russia ma 1936 l’anno di composizione e novembre 1936, Mosca, Sala della Società Filarmonica, la data di prima esecuzione. Con gusto energico e rigoroso la bacchetta di Chailly descrive con tratti decisi e ben delineati un disegno coerente con quella compostezza mista a forte espressività tipica della tradizionale scuola russa. Dando di queste celebri pagine una lettura che efficacemente riflette l’autonomia drammaturgica rispetto al susseguirsi degli avvenimenti narrati dalla vicenda. Un’esecuzione condivisibile nelle scelte, perfetta nel complesso, che non lascia margini a possibili dissensi ma neppure ad entusiastici consensi. Il notissimo valzer della Jazz Suite n. 2 di Dmitrij Šostakovič come bis e con un lungo applauso del pubblico si conclude il consueto e tanto atteso appuntamento annuale con il Concerto per Milano.
Luisa Sclocchis
(12 settembre 2021)
La locandina
Direttore | Riccardo Chailly |
Filarmonica della Scala | |
Programma: | |
Felix MendelssohnBartholdy | |
Sinfonia Italiana n. 4 in la maggiore op. 90 | |
Pëtr Il’ič Čajkovskij | |
Capriccio italiano op. 45 | |
Sergej Prokof’ev | |
Suite dal balletto Romeo e Giulietta op. 64 |
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