Milano: la nuova stagione del Teatro alla Scala
La soddisfazione aleggia sulla conferenza stampa di presentazione della stagione 2019/2020 del Teatro alla Scala, lunedì 27 maggio nell’affollato Ridotto dei Palchi. I conti sono in ordine, il nuovo cartellone è ben articolato ed equilibrato, con diversi punti di forza e alcune eccellenze. Il sovrintendente e direttore artistico Alexander Pereira è contento anche di aver vinto la sua personale battaglia contro l’esoso diritto di prelazione che penalizzava anziché avvantaggiare gli abbonati: unico teatro al mondo a imporlo, la Scala da quest’anno lo eliminerà del tutto. Pereira, che il mese prossimo saprà se sarà riconfermato alla guida della Scala, manifesta tutto il suo entusiasmo: «Dirigere questo teatro è il dono più bello che ho mai avuto nella vita».
Contentissimo, pur nella pacatezza dell’atteggiamento, il sindaco di Milano e presidente della Fondazione scaligera Giuseppe Sala, nella mattinata che ha visto la sua città resistere all’avanzata leghista nelle elezioni europee; e sorridente il direttore musicale Riccardo Chailly nel parlare dell’omaggio a Beethoven nel 250esimo anniversario della nascita con l’integrale delle sinfonie (nel corso della quale dirigerà le tre orchestre della Scala, quindi anche la Filarmonica e la compagine dell’Accademia, e presenterà anche un inedito del padre Luciano che nel 2020 compirebbe cent’anni) e del suo progetto Puccini, di cui la Tosca del prossimo 7 dicembre sarà un nuovo tassello: tutti i titoli del compositore in edizione critica, il più possibile vicini alla versione originale. Tosca, quindi, sarà come la si ascoltò alla prima assoluta al Teatro Costanzi di Roma, il 14 gennaio 1900, con le numerose battute che in seguito furono espunte dal compositore. Sullo spettacolo di inaugurazione della nuova stagione, che vedrà protagonista Anna Netrebko, grava l’incertezza sul tenore che dovrà sostituire il precedente candidato al ruolo di Cavaradossi, ritiratosi per motivi di salute, ma Pereira afferma che il nome sarà rivelato a breve e invita a non ascoltare i rumori che corrono, a suo dire privi di fondamento.
Il programma della stagione, che trovate QUI, segue le linee generali già impostate nelle scorse stagioni: i quindici titoli, di cui undici nuove produzioni, accostano Verdi e Puccini, repertorio belcantistico, verismo e Novecento (Intolleranza 1960 di Luigi Nono con la direzione di Zubin Mehta, mentre la creazione contemporanea sarà presente nella stagione di balletto con Madina di Fabio Vacchi), poi il Settecento su strumenti originali, in un progetto ideato con Cecilia Bartoli, e la prima opera di Richard Strauss in cui si cimenterà Riccardo Chailly, Salome. Ritorneranno sul palcoscenico scaligero l’opera francese e Wagner; tra le riprese spicca quella, in omaggio a Luca Ronconi a cinque anni dalla morte, del Viaggio a Reims che Claudio Abbado portò alla Scala nel 1985 con la regia dello stesso Ronconi, le scene di Gae Aulenti e un cast di star («Ogni recita costava una follia», ricorda sorridendo Alexander Pereira); questa volta, il titolo rossiniano sarà interamente affidato alle giovani e fresche forze dell’Accademia della Scala.
Per la stagione lirica e i concerti sinfonici, i concerti straordinari e quelli benefici, i grandi nomi sono comunque assicurati: per citarne solo qualcuno, tra i cantanti Diana Damrau, Ian Bostridge, Peter Seiffert, Dorothea Röschmann, Leo Nucci e Plácido Domingo che si susseguiranno come Germont père nella ripresa dell’ormai storica Traviata con la regia di Liliana Cavani; tornerà anche Roberto Alagna, il cui rapporto con la Scala negli anni scorsi è stato a dir poco contrastato. Tra i direttori, a parte Zubin Mehta che sarà molto presente, in sede e anche in tournée, dopo i problemi di salute che l’hanno travagliato, ricordiamo John Eliot Gardiner per il concerto di Natale, Riccardo Muti con la Chicago Symphony, Simon Rattle, Myung-Whun Chung, Christian Thielemann, Daniele Gatti, Gianandrea Noseda, Ádám e Iván Fischer, il giovane e lanciatissimo Lorenzo Viotti; tra i registi, Robert Carsen, Roberto Andò al debutto nell’opera, Gabriele Salvatores, Mario Martone, Àlex Ollé e Carlus Padrissa della Fura dels Baus in due diversi spettacoli (rispettivamente L’amore dei tre re di Montemezzi e la ripresa del wagneriano Tannhäuser), oltre a Davide Livermore che firmerà lo spettacolo inaugurale e Damiano Michieletto.
Novità della nuova stagione, infine, è la decisione di offrire al pubblico una conferenza introduttiva per tutti i titoli in cartellone, non solo per alcuni come accadeva finora.
Patrizia Luppi
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