Milano: le magie della Staatskapelle Dresden
In questo ancor troppo caldo settembre meneghino a dare una ventata di freschezza teutonica è stata la Sächsische Staatskapelle Dresden diretta da Christian Thielemann.
In programma, in ordine di esecuzione, l’ottava e la settima sinfonia di Beethoven.
L’inaspettato e travolgente fa maggiore dell’Allegro vivace e con brio del primo movimento dell’ottava ci ha immediatamente fatto prendere coscienza del calibro sonoro di questa straordinaria orchestra. Il suono degli archi, teso, sempre alla corda, ha restituito un Beethoven che temevamo in via d’estinzione, a partire dal nutrito organico dal quale si ergevano ben otto contrabbassi.
L’orchestra di Dresda non scherza: arcate precise dalla prima all’ultima fila, forse qualche sbavatura nei fiati ma sempre circoscritti in un’aurea di rotondità timbrica, c’è chi ha avvertito un po’ di secchezza nelle bacchette dei timpani ma tutto ciò sono minuscoli dettagli di fronte alla lettura di Thielemann.
Il direttore tedesco, giovanissimo assistente di Herbert von Karajan, se nella resa sonora ricorda il maestro salisburghese in realtà, nel gesto e in alcune scelte interpretative, si avvicina di più a certe libertà proprie di Wilhelm Furtwangler. Naturalmente rispetto a quest’ultimo, inimitabile gigante della direzione d’orchestra, Thielemann risulta più rigoroso senza però eccedere nella pedanteria. Ciò che è emerso nella concertazione dell’ottava sinfonia, soprattutto nel primo movimento, è infatti un ordine apparente dal quale affiorano liberi fraseggi. Calibratissimo nel secondo movimento Allegretto scherzando, Thielemann governa magistralmente l’impervio Tempo di Menuetto. Un vero esempio di virtuosismo orchestrale è stato il movimento conclusivo Allegro vivace dove alla rapidità della scrittura, sempre nitidissima, non è mancato quel torrenziale smalto sonoro che ha letteralmente invaso la sala del Piermarini.
Intervallo fra entusiasti consensi e qualche perplessità da parte del pubblico storicamente informato.
Segue una Settima sinfonia che non lascia il tempo né di pensare né di respirare. Avvolti dalla bellezza sonora dell’orchestra, incalzata dal gesto di Thielemann -poco elegante invero ma capace di estrarre dettagli ragguardevoli- ci ritroviamo in una lettura estremamente compatta ed incisiva. Forti contrasti nel primo movimento Poco sostenuto-Vivace, dal quale emerge l’eterno contrasto beethoveniano fra cantabilità ed impeto in un incessante rincorrersi di ripensamenti che non hanno mai tregua.
L’Allegretto successivo è dolente, non remissivo, costantemente alimentato da una forza propulsiva, autenticamente umana che trova la sua naturale risoluzione nel Presto finale.
Pubblico in delirio. Un bis: l’Ouverture Coriolano op. 62.
Di nuovo ovazioni.
Uscendo da teatro con ancora quel fascio sonoro nella mente ascolto alcuni commenti nel foyer, il più esilarante: un po’ troppo tedesco. In affetti è un’orchestra tedesca che esegue un autore tedesco, più di così…
Gian Francesco Amoroso
(9 settembre 2022)
La locandina
Direttore | Christian Thielemann |
Sächsische Staatskapelle Dresden | |
Programma: | |
Ludwig van Beethoven | |
Sinfonia n. 8 in fa magg. op. 93 | |
Sinfonia n. 7 in la magg. op. 92 |
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