Milano: Le Metamorfosi di Calisto
Se il melodramma ai suoi albori risulta ai nostri occhi e alle nostre orecchie lontano per gusto e invenzione melodica, in realtà fu una fucina di sperimentazione tale da ricordare per molti aspetti intrinsechi l’opera contemporanea.
La ripresa dell’antico, che già il moderno Rinascimento aveva rivalutato nei canoni estetici dell’antica Grecia, è prassi consueta. Cambia il gusto, cambiano le mode e i costumi ma gli affetti si reiterano nei secoli, talora esasperati, talora stemperati, a volte oppressi.
Già nel dramma liturgico la finzione assunse evidenti segni di ribellione scaturendo in forme poco conformi ai primordiali intenti, mettendo in luce l’eterno rapporto (conflittuale) tra l’uomo e il divino. La dimensione spirituale, infatti, questa sconosciuta e tanto discussa nonché rappresentata nelle immortali pagine del teatro greco… immortali come gli Dei.
Esemplare, sotto molti punti di vista, è La Calisto, dramma per musica di Francesco Cavalli su libretto di Giovanni Faustini, rappresentata per la prima volta a Venezia nel novembre del 1651 e approdata al Teatro alla Scala nella stagione autunnale del 2021.
La vicenda affonda le sue radici nelle Metamorfosi di Ovidio e narra di Calisto, fervente adepta di Diana, corteggiata da Giove il quale, non corrisposto, cerca di sedurla sotto le mentite spoglie della dea cacciatrice.
Fin qui nulla di eclatante. Siamo però nel pieno Barocco Veneziano la cui sfrenata dissipazione è uno degli elementi che fioriscono il geniale libretto di Faustini il quale non solo si diverte con una serie di travestimenti che intrecciano ancor più il tessuto drammaturgico, ma va oltre le apparenti vicende. l’esaltazione del metodo scientifico emerge quale prorompente ventata di novità al pari del melodramma.
In questa visione si inserisce la lettura di David McVicar il quale ambienta l’intera opera in un osservatorio astronomico ben realizzato da Doey Lüthi il cui quadro scenico è impreziosito dagli splendidi costumi di Charles Edwards. La fissità della scena, scelta ardimentosa per un’opera che dura poco meno di tre ore, è tuttavia animata da un’ottima compagine di cantanti sapientemente plasmati dalla vitalistica regia di McVicar.
In essa si inserisce la splendida concertazione di Christophe Rousset, cembalista e direttore raffinatissimo, il quale rende intelligibile con la fantasia che lo contraddistingue l’articolata struttura di una partitura che si incentra prevalentemente sul recitar-cantando.
Se l’incessante uso del recitativo potrebbe risultare stucchevole alle orecchie di un ascoltatore abituato ad aspettarsi dal melodramma arie più prevedibili, nella concezione di Cavalli emergono dall’orchestra tinte e suggestioni di rara bellezza e di imprescindibile funzionalità alla comprensione del testo. Il vero tessuto melodico pertanto non è unicamente affidato alle voci ma affiora dallo strumentale confermando ancora una volta il primato di quello stile così detto phantasticus, qui ben dettagliato da Les Talens Lyriques e dall’Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici.
Superlativa la compagine vocale in cui svettano la delicata Calisto di Chen Reiss, la temperamentosa Giunone di Veronique Gens e la sfaccettata Diana di Olga Bezsmertna. Brillante la prova di Damiana Mizzi nei panni del Satirino così come il disinibito Mercurio di Markus Werba. Eccellente la prova di Luca Tittoto la cui duttilità vocale tratteggia un Giove perfetto. Christophe Dumax è un Endimione raffinatissimo nella sua tessitura di controtenore, ben gestita in una sala fin troppo grande per un’opera nata per ambienti più piccoli. Ottimo il resto del cast.
Successo meritato per un’opera antica ma assai contemporanea per contenuti e struttura al suo debutto scaligero.
Gian Francesco Amoroso
(5 novembre 2021)
La locandina
Direttore | Christophe Rousset |
Regia | David McVicar |
Scene | Charles Edwards |
Costumi | Doey Lüthi |
Luci | Adam Silverman |
Coreografia | Jo Meredith |
Video | Rob Vale |
Personaggi e interpreti: | |
Calisto | Chen Reiss |
Diana | Olga Bezsmertna |
Giove | Luca Tittoto |
Giunone | Véronique Gens |
Endimione | Christophe Dumaux |
Silvano | Luigi De Donato |
Mercurio | Markus Werba |
Linfea | Chiara Amarù |
Furia/Eternità | Federica Guida |
Furia/Destino | Svetlina Stoyanova |
Pane/Natura | John Tessier |
Satirino | Damiana Mizzi |
Les Talens Lyriques | |
Orchestra del Teatro alla Scala |
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