Milano: Rusalka si fa calligrafia

Il mito dell’ondina – della sirena, se si vuole partire dall’inizio – intesa come figura femminile dalla doppia natura donna-pesce, sospesa tra due mondi non tra di loro conciliabili e alla continua ricerca di una sintesi tra questi risale al mondo greco e passando per la Melusine medievale arriva nel 1811 alla Undine di Friedrich de La Motte-Fouqué e alla Sirenetta di Andersen.

In psicologia lo stato dell’ondina è definito Scissione del Sé, ovvero quel meccanismo di difesa attraverso cui si separano le qualità contraddittorie ma conviventi dell’io: la creatura acquatica per accedere ed essere accettata – l’amore è accettazione – nel mondo degli umani è costretta a rinunciare ad una parte identitaria essenziale e qualificante come la voce che qui come non mai rappresenta l’espressione più alta dell’unicità dell’individuo.

Imprescindibile, insieme a quello amoroso, è l’elemento magico, con una strega o maga che sia a fornire lo strumento per il cambio di natura ma ad un costo alla fine insostenibile.

Tutto questo si ritrova nel libretto di Jaroslav Kvapil e ancor più nella musica di Antonín Dvořák, epigono della tradizione romantica che fanno loro la tradizione senza comunque mai abusare del “folklore”.

Ci sono voluti centoventidue anni perché Rusalka giungesse alla Scala, chissà quali circonvoluzioni del destino la hanno tenuta lontano da Milano nonostante sia un’opera “di repertorio” e tuttavia l’attesa è stata ripagata da un consenso di pubblico caloroso e convinto.

Emma Dante, al suo ritorno dopo la Carmen burrascosa e bellissima del 7 dicembre 2009, decide di concentrarsi sull’aspetto favolistico-calligrafico più che non addentrarsi nell’analisi psicoanalitica, mettendo comunque in risalto il problema della doppia natura rappresentando la protagonista con tentacoli al posto delle gambe – che comunque le saranno sempre aliene –, tentacoli con i quali banchetteranno gli ospiti alle nozze con il Principe.

Il resto è affidato al rapporto tra Rusalka e la Natura, simboleggiata da animali onnipresenti e a piante che si animano – efficacissimi i danzatori-attori muti che si muovono sulle coreografie di Sandro Maria Campagna – prima ancora che sull’amore tra lei e il Principe e sulla dualità della protagonista.

Le scene di Carmine Maringola – le rovine di una chiesa gotica per primo e terzo atto, un salone molto “cenerentolesco” per il secondo, illuminate benissimo da Cristian Zucaro. Ovviamente non manca l’acqua, sottoforma di un bacino che ricorda molto un fonte battesimale per immersione – così come i costumi assai belli di Vanessa Sannino che con somma ironia veste da marshmallow gli invitati rapaci risultano perfettamente organici al taglio registico che tuttavia resta un po’in mezzo al guado, tanto per rimanere in ambito acquatico.

Complessivamente più che convincente il versante musicale.

Tomáš Hanus, cèco di Brno, ha come si suol dire la partitura “under his skin” e la rende attraverso una narrazione morbidamente rapsodica rifuggendo con saggezza alle lusinghe dell’effetto Saint-Honoré al quale l’opulenza della melodia potrebbe spingere.

La sua è di contro una lettura lucidamente appassionata nel suo dipanarsi, le scelte di metronomo risultano ben calibrate così come gli impasti timbrici, tanto da derubricare a veniali qualche eccesso degli ottoni nei momenti di maggior pathos.

La Rusalka di Olga Bezsmertna, voce limpida e ben timbrata, è animata da un fraseggio appassionato e mai sopra le righe il tutto a dare del personaggio una visione ben sfaccettata.

Sontuoso e fanciullesco ad un tempo il Principe disegnato da Dmitry Korchak, i cui mezzi vocali godono del favore e della produzione di svariate divinità tanto sono facili e luminosi.

Brava Okka Von Der Damerau nei panni di un’irridente e allo stesso tempo consapevole strega Ježibaba e bene anche se un po’ monocorde lo Spirito delle Acque di Jongmin Park, mentre è dimenticabilissima Elena Guseva come Principessa Straniera.

Hila Fahima, Juliana Grigoryan e Valentina Pluzhnikova sono tre ottime Ninfe del bosco: curioso come basti mettere a mollo tre ragazze e sia subito Rheingold.

A completare con onore il cast Jiří Rajniš (il Guardiacaccia), Svetlina Stoyanova (lo Sguattero) e Ilya Silchukou (il Cacciatore).

Benissimo il coro preparato da Alberto Malazzi.

Del successo pieno si è già detto.

Alessandro Cammarano
(6 giugno 2023)

La locandina

Direttore Tomáš Hanus
Regia Emma Dante
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Sannino
Luci Cristian Zucaro
Coreografia Sandro Maria Campagna
Personaggi e interpreti:
Il Principe Dmitry Korchak
La Principessa Straniera Elena Guseva
Rusalka, Ninfa Dell’acqua Olga Bezsmertna
Vodník, Lo Spirito Delle Acque Jongmin Park
Ježibaba, La Strega Okka Von Der Damerau
Il Guardiacaccia Jiří Rajniš
Lo sguattero Svetlina Stoyanova
Prima ninfa del bosco Hila Fahima
Seconda ninfa del bosco Juliana Grigoryan
Terza ninfa del bosco Valentina Pluzhnikova
Il cacciatore Ilya Silchukou
Orchestra e coro del Teatro Alla Scala
Maestro del Coro Alberto Malazzi

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