Milano: sotto il velo della “tradizione” batte il cuore del teatro di regia
Proviene dal Festival di Glyndebourne questa nuova produzione de La finta giardiniera, dramma giocoso in due atti su libretto di Giuseppe Petroselli musicato dal diciannovenne Wofgang Amadeus Mozart.
A Milano fece la sua prima apparizione nel giugno del 1970 alla Piccola Scala con ripresa nell’aprile dell’anno successivo, dopodiché si son perse le tracce.
Nonostante non traspaia del tutto un Mozart affermato in ambito teatrale, quest’opera merita di essere conosciuta per meglio comprendere l’evoluzione che il genio di Salisburgo ebbe nella sua breve esistenza.
L’impianto drammaturgico di evidente ispirazione goldoniana – in cui coesistono parti serie, di mezzo carattere e comiche – è incentrato principalmente su una serie di arie chiuse che nei loro generi differenti riassumono e caratterizzano gli stati d’animo dei personaggi.
Se a un primo ascolto La finta giardiniera potrebbe mostrarsi debole sul piano dell’azione, musicalmente Mozart le conferisce unità e freschezza, intrecciando i molteplici registri – dal tragico al comico – con vivace estro teatrale.
È in questo dinamismo, a tratti estremo ma efficace, che si inserisce la lettura del maestro Diego Fasolis e del regista Frederic Wake-Walker.
La scena, che rappresenta la sala interna di uno Lustschloss immerso in un contesto apparentemente idilliaco, si evolve col succedersi delle umane vicende. La festosa serenità iniziale collassa in un’esilarante euforica follia, fino alla completa demolizione della scenografia. La natura prende il sopravvento e con essa si ristabilisce un equilibrio – precario – perché «l’amore che fa tutti rallegrar» talora è diletto ma anche martir, come ci ricorderà più avanti Cherubino.
Ottima la caratterizzazione che il regista Wake-Walker fa dei personaggi, talora giustamente caricaturizzati, delineandone con gusto i tratti salienti, grazie anche agli splendidi costumi di Antony Mcdonald.
Scintillante la direzione di Diego Fasolis, nonostante il Mozart barocco non mi convinca sempre appieno, eppure in quest’opera ha funzionato benissimo. Fasolis ha colto pienamente lo spirito della partitura mozartiana staccando tempi rapidi senza mai tralasciare la cura del fraseggio, particolarmente attento agli accenti e alle tinte armoniche ha creato contrasti emotivi di efficace impatto teatrale. Ottima la resa dei recitativi sempre chiari e intelligibili, accompagnati magistralmente da James Vaughan al fortepiano, Paolo Spadaro al cembalo e Simone Groppo al violoncello.
A causa di un’indisposizione il soprano Hanna-Elisabeth Müller viene sostituita di fretta e furia da Julie Martin du Theil. Vocalmente un po’ trattenuta, per ovvi motivi, ha sostenuto la parte con adeguata sensibilità.
Kresimir Spicer scenicamente è un ottimo Podestà, tuttavia il suo canto è un po’ troppo declamato per una scrittura che richiederebbe maggiori inflessioni.
Il ruolo del cavalier Ramiro, concepita per un castrato, è affrontato dal mezzosoprano Lucia Cirillo. Naturalmente la scrittura non è particolarmente comoda, viste le origini vocali della parte, tuttavia Lucia Cirillo la risolve con disinvoltura.
Eccellente il Nardo di Mattia Olivieri, spigliato in scena, la sua voce duttile gode di ottima dizione.
Bernard Richter tratteggia in modo completo la parte – per nulla semplice – del contino Belfiore sfoderando una voce tecnicamente conforme alla scrittura mozartiana.
Annett Fritsch, avvolta in abiti squisitamente appariscenti, caratterizza bene il personaggio di Arminda, vocalmente non sempre a suo agio negli acuti sopperisce il tutto con carattere e musicalità.
Perfetta vocalmente e scenicamente Giulia Semenzato nelle vesti di Serpetta, soubrette di lusso, esilarante a dir poco.
A completare la buona riuscita di questa produzione le luci di Lucy Carter, che con raffinata discrezione ha saputo dare profondità a una scena formalmente statica.
Applausi unanimi per un’opera dimenticata ma che merita di essere riconosciuta.
Gian Francesco Amoroso
(ottobre 2018)
La locandina
Direttore | Diego Fasolis |
Regia | Frederic Wake-Walker |
Scene e costumi | Antony McDonald |
Luci | Lucy Carter |
Personaggi e interpreti: | |
Podestà | Kresimir Spicer |
Sandrina | Julie Martin du Theil |
Belfiore | Bernard Richter |
Arminda | Anett Fritsch |
Ramiro | Lucia Cirillo |
Serpetta | Giulia Semenzato |
Nardo | Mattia Olivieri |
Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici |
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