Milano: un collettivo “mirabilis” per la Renana secondo Mahler
«Giunse alfin il momento» di guardare a Gustav Mahler in una veste diversa: non più quella di semplice compositore, ma nei panni del direttore d’orchestra che nell’affrontare una partitura incontra delle criticità e pensa, con la dominata arte compositiva, di poter fare una revisione della partitura di un altro autore. Il musicista in questione è Robert Schumann che subì, ignaro ed incolpevole, la revisione di tutte e quattro le sue sinfonie per mano di Mahler.
Oggi la Spira mirabilis ci propone la Terza sinfonia in mi bemolle maggiore op.97 detta “Renana”. Due parole meritano di essere spese per illustrare brevemente cosa sia la “Spira mirabilis”. Quella che d’ora in poi chiameremo amichevolmente “Spira” è un gruppo di musicisti professionisti che lavora con passione e dedizione, animato dal desiderio di studiare musica insieme: un laboratorio musicale. Musicisti da ogni parte d’Europa e del mondo si incontrano varie volte all’anno a Formigine, in provincia di Modena, dove per una settimana si dedicano allo studio di una partitura. Lo studio, confrontandosi e cercando un’interpretazione comune a tutti i componenti di un’orchestra, richiede molto più tempo rispetto a provare con un direttore che propone o impone la sua lettura di una pagina sinfonica: per questo motivo in concerto presentato sempre un solo brano.
Il lavoro operato da Mahler sulla “Renana” di Schumann non è molto invasivo: le revisioni si occupano principalmente di modificare gli interventi dei legni e degli ottoni (i corni in questa terza suonano molto meno rispetto alla versione originale) o di aggiungere indicazioni sugli effetti come tappare la campana dei corni o suonare oboi e clarinetti alzando la campana verso il pubblico ottenendo timbri ed equilibri diversi.
L’esecuzione della Spira è fresca e soprattutto dinamica: dall’impetuoso fluire del primo movimento, passando dal campestre Scherzo e l’affettuoso movimento centrale per giungere al solenne e austero quarto movimento che funge da introduzione per il gioioso e luminoso finale.
L’energia in sala e sul palco è palpabile e visibile negli sguardi di intesa tra i musicisti, nei loro sorrisi nei momenti più gioiosi o dopo un difficile attacco perfettamente riuscito, nel sincronico movimento delle singole sezioni che trasformano in gesto la musica per garantire un insieme perfetto. Il suono, che è un argomento che associato ad un’orchestra spesso lascia il tempo che trova essendo sicuramente più legato ad un direttore ed al rapporto che l’orchestra ha con esso, qui trova ragion d’essere essendo emanazione e risultato dell’identità stessa dei musicisti. Il colore degli archi e la loro amalgama lasciano davvero impressionati ponendo la Spira a livello delle più blasonate formazioni sinfoniche mondiali mentre i legni e gli ottoni sono un po’ meno extraterrestri presentando qualche esitazione nell’intonazione e nella pulizia degli attacchi. L’esecuzione però non ne risente affatto avendo la forza e la determinazione di una volontà musicale collettiva, espressa in tutta la sua potenza grazie anche ad una partitura molto adatta a questa formazione portando in Auditorium una delle interpretazioni della Spira più riuscite in assoluto.
Dopo l’esecuzione, come sempre accade con la Spira mirabilis, i musicisti tornano sul palco per discutere con il pubblico, raccontare la propria esperienza, l’idea del progetto, la scelta del repertorio e per rispondere alle domande e alle curiosità del pubblico che in quest’occasione è stato molto interattivo e interessato.
Luca Di Giulio
(28 ottobre 2023)
La locandina
Spira mirabilis | |
Programma: | |
Robert Schumann | |
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op.97 “Renana”(rev. Gustav Mahler) |
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