Milano: Viotti-Gabetta tra suggestioni tardoromantiche e impressionistiche
Un programma dal carattere tardoromantico ed impressionista ha segnato l’acclamato rientro di Lorenzo Viotti sul podio del Piermarini. Dopo il successo del suo debutto alla guida della compagine orchestrale scaligera avvenuto lo scorso ottobre, il giovane direttore di origine svizzera ha sostituito, in occasione del concerto dello scorso 25 marzo, la direttrice lituana Mirga Gražinytė-Tyla.
Ospite della Filarmonica anche la violoncellista argentina Sol Gabetta. La serata si apre sulle note dell’Alborada del gracioso di Maurice Ravel, dapprima parte della raccolta pianistica Miroirs, trascritto poi dallo stesso autore per grande orchestra. Una ricca tavolozza di colori rende appieno l’efficacia di una scrittura che, con tratti morbidi ma decisi, descrive quel paesaggio immaginifico. Effetti e delicate nuances esaltate dall’orchestrazione di Ravel uniti all’amalgama timbrico e al nobile fraseggio dell’orchestra fanno il resto. Si prosegue con il Concerto in Re minore per violoncello e orchestra di Édouard Lalo, scritto nel 1876 e considerato, insieme al concerto di Schumann, Dvořák e Saint-Saëns, uno dei capisaldi della letteratura violoncellistica del XIX secolo. Fin dalla sorta di recitativo del solista contrapposto agli energici accordi dell’orchestra con cui si apre il primo movimento, Prélude, l’esecuzione della Gabetta si rivela particolarmente espressiva, il suono sempre centrato, dal timbro morbido e rotondo, anche se dalla cavata non particolarmente potente. Ottima l’intesa con l’orchestra che segue la sua idea e i suoi raffinati disegni senza mai sovrastarla. La guida di Viotti convince, l’eleganza del gesto, l’autorevolezza e la maturità interpretativa confermano la fondatezza delle aspettative, il suo destino di nuovo grande della bacchetta.
Il programma prevede dopo un breve intervallo, di Richard Wagner dal Tristan und Isolde, Vorspiel und Liebestod. Il celebre dramma wagneriano di amore e morte aperto dall’intervallo di sesta minore, scintilla da cui si genera il tema del desiderio, è sapientemente gestito nella sua complessa delicatezza. Le sezioni appaiono compatte fin dall’incipit dei violoncelli (che propone l’inconfondibile accordo del Tristano – un intervallo di quarta eccedente ed uno di quarta giusta sovrapposti a distanza di terza maggiore), così come il dialogo curato rende scorrevole e fluido il denso linguaggio musicale. Tra struggenti e solenni frasi degli archi, dopo un vorticoso ed incessante librarsi avvolti dal sinuoso materiale sonoro, in un appassionato crescendo si giunge all’epiteto, al culmine del pathos, al Liebestod. Dal canto di amore e morte di Isotta si passa poi all’atmosfera più aerea e impalpabile de La mer, tre schizzi sinfonici per orchestra L 111 di Claude Debussy, la cui composizione risale al periodo 1903/1905. Il mare diviene musica. Quell’amore così descritto dall’autore in una sua lettera: «Forse non sapete che avrei dovuto intraprendere la bella carriera del marinaio e che solo per caso ho cambiato strada. Ciononostante, ho mantenuto una passione sincera per il mare». Il timbro armonico, fatto di raffinati accordi sparsi in partitura come macchie di colore, è fedelmente reso dalla lettura di Viotti. Così come i luminosi effetti di cui queste pagine sono ricche. I contrasti, le sfumature, insieme alle idee tematiche incalzanti, resi da una persuasiva gestione delle dinamiche tracciano l’atmosfera, trascinano all’ascolto dell’immagine, alla percezione sinestetica.
Il Concerto si conclude con accorati applausi. Un successo.
Luisa Sclocchis
(25 marzo 2019 )
La locandina
Direttore | Lorenzo Viotti |
Violoncello | Sol Gabetta |
Programma: | |
Maurice Ravel | |
Alborada del gracioso | |
Édouard Lalo | |
Concerto per violoncello e Orchestra in re min. | |
Richard Wagner | |
Tristan und Isolde, Vorspiel und Liebestod | |
Claude Debussy | |
La mer, Tre schizzi sinfonici L 111 |
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