Modena: Un dittico sull’incomunicabilità
Pierre Boulez, lo stesso che definì Shostakovich “un succedaneo di Mahler” e Poulenc “musicista da confetteria”, di Gian Carlo Menotti aveva un’idea ancora più sbrigativa: “un Puccini dei poveri”. Certi stigmi, duri a morire, andrebbero lavati a candeggina, non foss’altro che per il loro implicito potere dissuasivo nei confronti dei teatri che potrebbero scommettere su repertori poco frequentati, ma che temono al contempo pesanti diserzioni. Non è quello che è successo a Modena, dove il dittico “The telephone/The Medium”, un progetto che vedeva coinvolti gli allievi dei corsi di Raina Kabaivanska per “Modena città del Belcanto”, ha ottenuto discreto successo di pubblico negli unici due giorni di recita, il 16 e 18 marzo. L’impressione è che una terza data e un po’ più di fiducia nell’immediatezza del linguaggio menottiano, da non scambiarsi per povertà di contenuto musicale, avrebbero potuto aver luogo senza voragini in platea.
Lo spettacolo nato dalla regia di Stefano Monti – di casa nella Spoleto del Festival fondato da Menotti – e dalla direzione di Flavio Emilio Scogna ha riacceso tutta l’attualità di un teatro che con più di settant’anni di vita si mostra molto più giovane di tanti titoli concettosi della scena odierna. The telephone è un’opera da camera che nel Settecento avrebbe assolto il compito di intermezzo buffo, mezz’ora di scambi agili tra Lucy (l’ottima Elizabeth Hertzberg) e il suo fidanzato Ben (Lorenzo Grante) con una drammaturgia di seta: trovando Lucy sempre impegnata col suo inseparabile telefono, Ben non trova di meglio che telefonare a sua volta per dichiararle amore. The medium, invece, è titolo assai più impervio, scomodando due voci femminili principali (Madame Flora ovvero Julija Samsonova-Khayet e la figlia Monica, Marily Santoro), un mimo e tre personaggi di contorno. Storia psicologica noir, con atmosfere torbide da The Turn of the screw, finisce tutto in tragedia, con la sensitiva Flora che nel delirio allucinatorio spara al figlioccio muto, sospettato di aver trescato con la figlia e di aver celiato ai suoi danni durante le (finte) sedute spiritiche. Apparentemente così distanti nei registri e nei toni, i due titoli sono uniti da un profondo dato drammaturgico comune: l’incapacità di instaurare rapporti umani sostenibili. Se Lucy vive il mondo solo attraverso il filo del telefono, Madame Flora è invece a metà strada tra il reale e il paranormale, senza essere padrona né del primo né dell’altro emisfero.
La musica, affidata a un ensemble di quattordici elementi dell’Orchestra Filarmonica Italiana, non è mai solo un commento sonoro all’azione. Uomo di teatro tout court, capace di sintetizzare i linguaggi che provenivano dalle commedie musicali di Broadway e dalla tradizione del melodramma, Menotti dipinge atmosfere rapidamente mutevoli ma icastiche nella loro forza evocativa e drammatica, padrone della tecnica del parlar cantando che altro non è se non il recupero del recitar cantando di monteverdiana memoria. Inevitabile che The medium monopolizzi il nostro interesse con le sue novecentesche inquietudini, a cominciare dai primi cinque accordi ripetuti due volte, che sembrano debitori di Tosca e che ci portano in un dramma dal quale nessuno esce innocente, se non il servitorello muto, vittima sacrificale della follia di Flora e dell’acquiescenza di Monica, incapace di sovvertire l’epilogo. Ma guai pure a sottovalutare The telephone solo per i tratti lievi della sua non-storia (che ne fanno comunque l’alter ideale per la telefonica Voix Humaine di Poulenc). Menotti, che è anche l’autore del testo, ci comunica con settant’anni di anticipo quello che siamo ormai diventati da un decennio, sudditi inermi della tecnologia. Ai compositori di oggi, se vorranno, il compito di estendere l’indagine, a patto di attualizzarla con la stessa sagacia.
La locandina
Direttore | Flavio Emilio Scogna |
Regia e costumi | Stefano Monti |
Scene | Nathalie Deana, Stefano Monti |
Luci | Eva Bruno |
The Telephone or L’Amour à trois |
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Lucy | Elizabeth Hertzberg* |
Ben | Lorenzo Grante* |
The Medium |
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Monica | Marily Santoro* |
Toby | Marco Frezza |
Madame Flora (Baba) | Julija Samsonova-Khayet* |
Mrs. Gobineau | Chiara Isotton* |
Mr. Gobineau | Lorenzo Grante |
Mrs. Nolan | Roxana Herrera Diaz* |
Una voce, fuori scena | Arianna Manganello |
Orchestra Filarmonica Italiana | |
*Allievi Masterclass in “Tecnica vocale e Interpretazione del repertorio” | |
Istituto Superiore di Studi Musicali “O.Vecchi – A.Tonelli” | |
Docente | Raina Kabaivanska |
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