Monte-Carlo: Giulio Cesare in crociera
Giulio Cesare sul Nilo, di Agatha Christie. Provocatoriamente, vogliamo provare a seguire la sfida lanciata da Davide Livermore, nella sua visione del Giulio Cesare in Egitto di Georg Friedrich Händel che si è visto e sentito in scena all’Opéra di Monte-Carlo, nella soleggiata e mareggiante Monaco principesca.
Nel voler mettere in scena l’opera barocca, esempio non tanto di fedele cronistoria di Giulio Cesare, Cleopatra, Tolomeo, ecc., ma invece di intrecci amorosi, affetti, sentimenti e vendette, Davide Livermore trasporta, con intelligenza, le vicende negli anni ’30 del primo Novecento, non tanto in un Egitto storicizzato ma, come dicevamo su Tolomeo, un lussureggiante battello da crociera in movimento sul Nilo.
Ed ecco, come sfondo, la videoproiezione di una navigazione in mezzo alle onde, ora calme e placide, ora tempestose e rumoreggianti, navigando spesso davanti ai principali monumenti e siti archeologici: le scene poi sono un susseguirsi di ponti, scale e collegamenti con le cabine interne. Si alternano le lussuose stanze di Cleopatra o Tolomeo, le stanze operative usate quale luogo di prigionia o di tortura, fino alla strabordante sala da ballo che è teatro delle esibizioni, una dopo l’altra della primadonna, ammaliante e seducente Cleopatra, e del danzante protagonista Giulio Cesare in un duetto di bravura col violino obbligato in scena. Squadra che vince non si cambia e così, ancora una volta, Livermore costruisce il suo team artistico con la realizzazione dei video di D-Wok, le luci di Antonio Castro, le bellissime scene di Giò Forma e i costumi di Mariana Fracasso.
Prende così vita uno spettacolo che ben caratterizza i personaggi, lasciando scorrere l’azione con quella leggerezza e giusta ironia che non fanno dimenticare il dramma delle vicende, in un unicum saggiamente studiato, sapendo ben bilanciare la psicologia dei protagonisti, la ritmicità mai affrettata ma ben definita degli accadimenti e la ricca e sontuosa esecuzione musicale.
Sul podio ritroviamo il direttore d’orchestra Gianluca Capuano, fedelissimo della padrona di casa e protagonista (vedremo dopo) Cecilia Bartoli, che conduce avendo equilibrata attenzione di ciò che avviene sul palcoscenico, riuscendo ad esaltare tutte le varietà d’accenti presenti in partitura, dall’impeto e l’irruenza delle arie più concitate e dei virtuosismi più sfrenati ai momenti di languente delicatezza e sofferente drammaticità, mantenendo la spigliatezza di tempi adatti senza correre il rischio di eccessive accelerazioni, grazie soprattutto alla risposta orchestrale de Les Musiciens du Prince: il suono prezioso, brillante, mai troppo secco ha permesso una resa ottimale, sia nella complessità dell’esecuzione, sia nei momenti solisti. Di eccellente qualità anche la resa vocale e scenica del Coro dell’Opéra di Monte Carlo, sapientemente preparato da Stefano Visconti.
Nel ruolo titolo, troviamo il primo dei tre controtenori presenti in scena, ossia Carlo Vistoli quale giovane ed aitante Giulio Cesare. Vistoli ha saputo esaltare al meglio l’ottima padronanza tecnica, dominando senza difficoltà le numerose agilità della parte ed avendo un perfetto controllo dei fiati; al contempo, viene dato risalto anche ai passaggi meno virtuosistici, restituendo una completa caratterizzazione del ruolo. Tra i momenti più esaltanti, possiamo citare l’eccellente esecuzione del “Va tacito e nascosto” nel I atto e l’aria “Se in fiorito ameno prato”, eseguito in un pirotecnico duetto con il violino obbligato in scena.
Al suo fianco, la primadonna, nonché direttrice artistica dell’Opéra e padrona di casa, è la Cleopatra del mezzosoprano Cecilia Bartoli, riconosciuta artista di eccellente qualità che sembra non sentire lo scorrere del tempo e degli anni di carriera. La sua totale aderenza al personaggio, la caratura scenica ed interpretativa vanno di pari passo all’esecuzione musicale, ricca di virtuosistiche agilità che si contrappongono ai languenti momenti di drammaticità, dove la voce non perde mai corpo ma si spande nella dorata sala monegasca. Se nella sua aria nel II atto V’adoro pupille si è tutti disturbati dai fuochi d’artificio in esterna (in occasione della Santa Devota), la Bartoli non perde nemmeno per un secondo il contatto con la musica, in un gioco di sguardi col direttore, riuscendo trionfante e trovando in Vistoli un’ottima spalla nel gestire il momento (ilare il momento in cui il controtenore nel dire …non ha in cielo il Tonante si rivolge all’esterno rumoroso). Iconica, complice il gioco di videoproiezioni, nell’aria Piangerò la sorte mia: una drammaticità che ti arriva in vena.
Nella parte di Tolomeo troviamo Max Emanuel Cencic che, nonostante i tanti anni di carriera inizino a farsi sentire, sa avere controllo della scena con un’eccellente caratterizzazione del personaggio, senza mai passare in secondo piano rispetto agli altri interpreti. Vocalmente, la voce risente un po’ nella corposità nel registro centrale, ma è salendo in acuto che ritroviamo ampiezza e voluminosità che si confanno all’artista croato.
Elegante, calda, sontuosa ed intensa è la Cornelia di Sara Mingardo, che con la sua brunita voce di contralto non ha bisogno di virtuosismi o colorature per sapersi affermare in una raffinatezza d’altri tempi. Cornelia è moglie in lutto, è madre amabile, è donna che tenta di difendersi dai soprusi maschili ponendo sempre un’ala protettiva sul figlio Pompeo. L’interpretazione drammatica e la resa scenica sono provocatrici di applausi entusiasti nei confronti della Mingardo.
E citanto Pompeo arriviamo quindi al terzo controtenore in scena, il giovane e biondo Kangmin Justin Kim, che ha dalla sua la giovanile sfrontatezza nell’esecuzione delle sua arie, senza però perdere la giusta drammaticità interpretativa. La voce è ben proiettata ma non troppo voluminosa, risultando squillante e ben curata, tralasciando alcuni rari passaggi in cui l’acutezza risulta aspreggiante, sporcando senza inficiare le resa complessiva.
A completamento del ricco cast vocale, troviamo l’Achilla di Peter Kálmán che mette in mostra la voluminosità della sua voce di basso (a tratti pesante e con un po’ di fibra), e gli adeguati e ben inseriti Nireno del soprano Federica Spatola ed il Curio del basso-baritono Luca Vianello.
Ed è dopo la ripresa del coro finale Ritorni omai nel nostro cuore, cantato col pubblico festante e battimani, che si disvela il mistero che sin dall’inizio ha avvolto la sala: chi ha ucciso Pompeo? Domanda alla Poirot, che viene risolto con una videoclip in stile cinema muto anni ’30, in continuità con la trasposizione temporale voluta da Livermore: ecco dunque tutti avere il loro motivo nel volere morto il militare romano Pompeo, complici dello stesso misfatto e quindi creatori del loro conseguente destino. E con il pubblico in visibilio, standing ovation fu!
Leonardo Crosetti
(26 gennaio 2024)
La locandina
Direttore | Gianluca Capuano |
Regia | Davide Livermore |
Scene | GioForma |
Costumi | Mariana Fracasso |
Luci | Antonio Castro |
Video | D-Wok |
Personaggi e interpreti: | |
Giulio Cesare | Carlo Vistoli |
Cleopatra | Cecilia Bartoli |
Tolomeo | Max Emanuel Cencic |
Cornelia | Sara Mingardo |
Sesto | Kangmin Justin Kim |
Achilla | Peter Kalman |
Nireno | Federica Spatola |
Curio | Luca Vianello |
Les Musiciens Du Prince – Monaco | |
Coro dell’Opéra de Monte Carlo | |
Maestro del coro | Stefano Visconti |
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