Montepulciano: doppia inaugurazione per il 48º Cantiere internazionale d’arte

Il 14 luglio è stato inaugurato a Montepulciano il 48° Cantiere internazionale d’arte di Montepulciano, immerso nel paesaggio mozzafiato delle valli toscane. Il festival, che porta avanti da quasi 50 anni la visione del suo fondatore Henze, propone anche quest’anno un cartellone affollato, con due produzioni operistiche, la creazione della propria compagnia di danza e un gran numero di progetti dai programmi originali e compositi, in cui al repertorio tradizionale si affianca spesso la musica del Novecento e di oggi.  Questo approccio ha dato forma anche alla giornata introduttiva, aperta da un momento cerimoniale in Piazza Grande alle 18 con la un po’ arruffata Banda Poliziana diretta da Giacomo Valentini, che dopo una serie di medley da Verdi ai Queen ha trovato maggiore equilibrio con il sassofonista Cristiano Arcelli nel brano a lui commissionato dal Cantiere, Medusa per sassofono contralto e banda, dato in prima assoluta in questa occasione.

Prima del concerto di apertura, alle 21.30, c’era abbastanza tempo per poter visitare un po’ la meravigliosa Montepulciano, in cui ogni angolo riserva una piccola meraviglia, per poi dirigersi verso la mensa del festival, in una piccola sala con lunghe tavolate oltre i confini della città storica. Su un muro, prima di prendere vassoi, posate e piatti, una citazione di Henze: “il Cantiere si fa alla mensa”. Nel senso che quel momento di insieme è essenziale nel costruire non solo l’atmosfera generale, ma proprio le basi dell’esperienza di condivisione del Cantiere per gli artisti, lo staff e i giornalisti che vi prendono parte.

Ritornati dunque in Piazza Grande, siamo stati accolti dall’Orchestra della Toscana che sotto la direzione di Roland Böer, già direttore artistico e musicale del Cantiere d’Arte, ha dato una prova esemplare dei curiosi impaginati del festival: dopo l’Ouverture Coriolano di Beethoven l’ORT ha dato la prima esecuzione italiana di Tryst di James MacMillan (brano del 1989), per poi concludere con il Doppio Concerto di Brahms, solisti la violinista Hellen Weiss e il violoncellista Gabriel Schwabe. Parlare del concerto non è però semplice: lo spazio all’aperto, sotto l’austera Cattedrale di Santa Maria Assunta, ha reso necessaria l’amplificazione dell’orchestra, impedendo però la creazione di un impasto orchestrale omogeneo, senza considerare problemi tecnici come i ronzii insistenti e quello che credo fosse il vento preso microfoni, per cui per tutta la durata del concerto sembrava dovesse esplodere un temporale, preannunciato dai boati dei tuoni. Anche al netto delle condizioni, l’ORT ha dato in generale una buona prova, soprattutto considerando quanto l’amplificazione metta in evidenza ogni più piccola sbavatura, beneficiando della direzione tesa e convincente di Böer, impegnato nel tentativo di tenere motivata e vigile l’orchestra.

Motivata e vigile doveva esserlo per davvero per affrontare Tryst, una sorta di rapsodia orchestrale dai dichiarati richiami stravinskiani della durata di circa 27 minuti costruita sul tema scritto da MacMillam per mettere in musica una poesia d’amore (The Tryst, appunto) del poeta William Soutar. Suddiviso in sezioni nitidamente separate ma abilmente cucite, Tryst è senz’altro un pezzo efficace, ma soffre un po’ di questa omogeneità di materiale su cui indulge con un certo autocompiacimento. D’altronde, anche in questo caso, è difficile comprendere se il brano presentato in un contesto più consono, non potesse mostrare con più efficacia l’acuta gestione degli impasti di MacMillan, i giochi di incastri e di scambi, il contrappunto serrato tra sezioni che, non avendo monitor sul palco, erano messa a dura prova nella tenuta dell’insieme. Qui la direzione di Böer è riuscita a tenere insieme le fila del tutto, anche se a volte una maggiore chiarezza e precisione (specie degli impervi attacchi) avrebbe reso la vita più semplice all’Orchestra della Toscana.

A chiudere il concerto, senza intervallo, il Doppio di Brahms con il duo Weiss-Schwabe. Ritornati in territorio noto, l’ORT tornata pienamente in sella per dialogare con i solisti. In questo dialogo però si è inserito il solo Gabriel Schwabe, che evidentemente in controllo della situazione è riuscito a conversare mirabilmente con l’orchestra diretta da Böer, costruendo un gioco di domande e risposte ancora più apprezzabili considerando le difficoltà tecniche della situazione. Non all’altezza del suo partner Hellen Weiss. Gli occhi incollati alla parte, i molti passaggi abbozzati (di nuovo, ogni nota mancante viene evidenziata impietosamente dal microfono), i problemi di intonazione e una certa rigidità d’arco e di vibrato, solo nel terzo tempo parzialmente superata, ne sottolineavano le incertezze, forse dettate da una serata non fortunata. Questa disparità tra Weiss e Schwabe veniva messa ancora più in rilievo quando, com’è tipico di questo Concerto, le stesse frasi venivano passate rapidamente tra un solista e l’altro, spezzando le agili volate tra i registri di violino e violoncello.

In ogni caso, il pubblico presente ha applaudito con entusiasmo e a lungo solisti, direttore e orchestra, obbligandoli a numerose chiamate sul palco.

Alessandro Tommasi
(14 luglio 2023)

La locandina

Banda di Montepulciano
Direttore Giacomo Valentini
Sassofono Cristiano Arcelli
Programma:
musiche di
Queen, Jonathan Strauss, Walter Deodati, Cristiano Arcelli
__________________________________
Direttore Roland Böer
Violino Hellen Weiss
Violoncello Gabriel Schwabe
Orchestra della Toscana
Programma:
Ludwig van Beethoven
Ouverture Coriolano
James MacMillan
Tryst
Johannes Brahms
Doppio Concerto per violino e violoncello in la minore, op. 102

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