Mozart e Haydn con la Oto a Vicenza: quando l’orchestra fa teatro

I teatri sono riaperti da un paio di settimane ed ecco tornare al cospetto del suo pubblico l’Orchestra del Teatro Olimpico. La formazione giovanile vicentina si è presentata lunedì sul palcoscenico del Comunale di Vicenza, a riprendere un discorso interrotto proprio a maggio dell’anno scorso, quando era attesa sotto la guida di Alexander Lonquich (suo direttore musicale principale) per una serata fra Mozart e Haydn che non c’è mai stata, ma di cui è stata conservata e ripresa una buona e attraente parte del programma.

Si trattava della prima serata di spettacolo al Comunale in presenza di pubblico dopo quella “dimostrativa” del 26 aprile scorso e della prima dedicata alla musica. Ed era anche l’apertura della concentrata (forse troppo, sul calendario) e musicalmente densa stagione che la Società del Quartetto ha meritoriamente “recuperato” dai propri programmi sospesi e in divenire, sia in ambito cameristico che sinfonico, intitolandola “Suoni di primavera”. Vedremo come sarà la risposta alle prossime occasioni, intanto la cronaca della serata inaugurale deve parlare di una presenza ridotta a metà della metà, o poco più. I posti a disposizione erano 450 (metà di quelli a disposizione, appunto), ma solo la parte bassa della platea era occupata per quanto possibile (cioè a sedute alternate e a scacchiera); in alto, solo poche presenze.

Mozart e Haydn, dunque, ma anche una piccola e popolare gemma sinfonica di Schubert, per una prova che ha avuto il merito di mettere in luce da un lato la splendida maturità interpretativa di Lonquich e dall’altro la musicalità della OTO, la cui riconoscibile “cifra” è costituita da un suono lucente e duttile, particolarmente votato al Classicismo viennese e alle sue propaggini in terra tedesca. Lo ha ben chiarito l’iniziale Sinfonia n. 83 di Haydn, intitolata “La poule” (cioè la gallina) per l’ironica onomatopea affidata all’oboe nel primo movimento. La tonalità di questo singolare capolavoro nato nel 1785 su commissione della loggia massonica parigina “Olympique” è il drammatico Sol minore, ma in realtà qui Haydn coltiva da par suo specialmente il gusto della sorpresa e appunto dell’ironia, giocando anche su effetti di rallentamento subitamente contraddetti, su dinamiche che sembrano “spegnere” il suono salvo improvvisamente riaccenderlo. Appropriato, incisivo ed elegante il dialogo fra le sezioni della OTO e l’equilibrio all’interno di ciascuna, efficace l’agilità e la precisione richieste da Lonquich, autore di una lettura per molti aspetti “teatrale”, capace di illuminare con gusto vivace i dettagli di questa singolare “rappresentazione sinfonica”.

Una dimensione in certo modo teatrale è riconosciuta anche ai Concerti per pianoforte di Mozart, quasi il dialogo fra lo strumento solista e l’orchestra fosse l’alternativa in ambito strumentale alla dialettica operistica. E Lonquich ha delineato con raffinata sottigliezza questa dimensione affrontando come direttore-solista il Concerto K. 453, che cronologicamente precede di pochi mesi la Sinfonia haydniana (è della primavera 1784). La misura del tocco del pianista tedesco, riflessa in suono di asciutta eloquenza, è apparsa funzionale al fitto dialogo con l’orchestra e specialmente con gli strumenti a fiato, su tempi stringati nel primo e specialmente nell’ultimo movimento, distesi in eleganza patetica nel suadente Andante centrale. Rilevante l’improvvisazione cadenzale proposta da Lonquich prima della conclusione del Rondò, filologicamente plausibile e a suo modo rivelatrice rispetto alle considerazioni accennate poc’anzi, se è vero che vi è riecheggiato brevemente anche il fremente tema dell’Ouverture delle Nozze di Figaro.

Fra questi due capolavori del Classicismo, la serata ha visto anche l’inserimento della luminosa Quinta Sinfonia di Schubert, che del Classicismo viennese si può considerare frutto ormai tardivo e nello stesso tempo delicato omaggio. Esecuzione nitida, su tempi assai mobili e con dinamiche frante, capaci di dare respiro al fraseggio.

Iniziato con il commosso ricordo di un ragazzo della OTO che non c’è più, il contrabbassista Piero Leone, il concerto è stato salutato alla fine da grandi consensi e si è concluso con un doppio bis mozartiano fino a sfiorare l’ora del coprifuoco ormai imminente: prima l’ultima parte del trascinante Rondò di K. 453, poi il Minuetto per pianoforte K. 355, dai misteriosi cromatismi.

Cesare Galla
(10 maggio 2021)

La locandina

Direttore e pianoforte Alexander Lonquich
Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza
Programma:
Franz Joseph Haydn
Sinfonia n. 83in sol minore “La Poule” Hob:I:83
Franz Schubert
Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore D 485
Wolfgang SAmadeus Mozart
Concerto per pianoforte e orchestra n. 17 in Sol Maggiore K. 453

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