New York: Lucie a confronto
Tre voci per la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti al Metropolitan Opera House di New York in questo scorcio di primavera ( Marzo- maggio 2018), nella produzione ormai collaudatissima del Metropolitan stesso di Mary Zimmermann che risale al 2007, messa in DVD con Natalie Dessay e più volte ripresa. La regia di questa versione della Lucia di Lammermoor della Mary Zimmermann con suo campionario di allucinazioni e di fantasmi, ha riscosso sempre vasti consensi. Spettacolo elegante con qualche elemento di effetto come l’abile scoperta del salone delle feste reso da un abilissimo gioco di luci in trasparenza all’atto del discoprire dei mobili. Lo spettacolo segue lo sviluppo psicologico del dramma della follia di una mente che ha subito una forte violenza psicologica ma che viene esplicitato però con una narrazione sostanzialmente romantica e ricca di passione, per un verso accostabile alla follia celata nel romanzo della Emily Bronte “Cime Tempestose” o alle ricostruzioni ambientali del Dickens in “Grandi Speranze”.
I panni di questa Lucia sono stati indossati da tutte le artiste che si sono cimentate in questo ruolo, produzione passata anche in Italia al Teatro alla Scala di Milano per due stagioni consecutive 2014 e 2015. Sul podio del teatro statunitense il direttore Roberto Abbado, in palcoscenico, nel ruolo dell’eroina donizettiana il cartellone annunciava Olga Peretyatko-Mariotti, Jessica Pratt e Pretty Yende; nella suddivisione delle rappresentazioni la Pratt risultava, con solo due recite, schiacciata tra la Peretyatko e la Yende che potevano contrare di 5 serate in cartellone. Tutte in qualche modo debuttanti nel ruolo al Met, anche se sia la Peretyatko che la Yende possono iscrivere presenze importanti in questo teatro; per la Pratt si trattava, invece, del debutto sul palcoscenico newyorkese in un ruolo da protagonista assoluta, nonostante la parte di Regina della Notte nel Flauto Magico di Mozart, ridotto per famiglie, nel dicembre 2016, ma con una produzione che portava la firma prestigiosa della regista cinematografica e teatrale Julie Taymor, una presenza passata quasi in sordina considerando che le cronache musicali newyorkesi che la riguardavano quasi nessuna ha citato questa sua presenza.
Sarebbe stato interessante poter confrontare tutte e tre le protagoniste, con i loro diversi stili di canto che sottintendono anche diversi modi di intendere il personaggio della sfortunata fanciulla di Walter Scott immortalata dalla musica di Donizetti. In merito alla Yende, che può contare una notevole presenza al Met in rapporto alla sua giovane età (tra l’atro formatasi all’Accademia della Scala) esistono diverse registrazioni “live” condivise della sua Lucia di Lammermoor: nel suo ultimo CD di arie Dreams, pubblicato dalla Sony con l’Orchestra sinfonica “Giuseppe Verdi di Milano diretta da Giacomo Sagripanti, ci fa assaporare una sua personalissima variazione della “scena della pazzia”. Attendiamo commenti da parte di chi assisterà alle sue imminenti recite di fine aprile e inizio maggio. La cronaca riguarda l’ultima recita della Peretyatko (sabato 7 aprile ore 12,30) e la prima della Pratt (mercoledì 11 aprile ore 19.30). Comunque si è assistito a due modi distinti di dare corpo al personaggio di Lucia, diversi per linea di canto e per il modo di concepire lo spazio scenico. Olga Peretyatko ha delineato una Lucia nervosa ma nel contempo frivola tratteggiata nel primo atto nella scena della fonte, non fanciulla ma donna risoluta nel confronto con il fratello Enrico, distratta e astratta nella scena della pazzia. Mezzi tecnici non le mancano ma ha cercato di usarli con attenzione e cautela, attenta a prendere le note acute. Del resto la cadenza della “scena della pazzia” se l’è costruita abilmente, giusto per non incorrere in fastidiosi problemi con le note più acute, a costo di togliere fascino al dialogo con la glassharmonica, utilizzata in questa produzione. Il pubblico del Metropolitan le ha saputo rendere un doveroso e caloroso omaggio e ovazioni alla fine della fatidica cadenza. Altra Lucia, quella della delineata da Jessica Pratt, veterana quasi una ventina di produzioni alle spalle ma sempre capace di stupire e di renderla diversa ad ogni apparire.
La Pratt aveva partecipato alla produzione scaligera del 2014 e questo fatto le è stato di grande aiuto potendo fare affidamento sull’esperienza fatta su quel palcoscenico, considerando che nella sua situazione di illustre “cover” non le hanno concesso prove d’assieme e per nulla prove con orchestra e colleghi in palco. E questo aggiunge altro merito, cioè questa sua capacità di adattarsi alle situazioni imprevedibili, oltre che ai propri mezzi vocali, al clamoroso successo conquistato al Met. La titubanza iniziale al momento della sortita “Regnava nel silenzio”, dovuta anche dalla necessità di misurasi con l’acustica della sala teatrale, sì è dissolta e ha preso via via la consistenza della voce piena, cercando di non farsi sormontare dall’eccesso di voce dell’Edgardo del tenore Vittorio Grigolo, espandendosi in tutto lo spazio scenico e raggiungendo la giusta dimensione vocale, conservando sempre la sua specifica qualità di suono, emissione morbida e musicale degli acuti come la durata dell’emissione del fiato.
Con il tempo la sua Lucia si è fatta donna rispetto ad altre sua interpretazione precedentemente viste, accentuando il fascino della fragilità mentale che progressivamente si trasforma in disperazione, resa magistralmente nel concertato finale del secondo atto. Il pubblico del Metropolitan ha dovuto prendere atto della sua interpretazione della “pazzia” affidata alla cadenza storica portata in auge dalla cantante di fine ‘800 Luisa Tetrazzini, riconoscibile nella sua linearità, portata tutta sulle zone più acute della voce e conclusa con i MIb di dovere prescritti. La sala è esplosa in ovazioni. Per i ruoli maschili Edgardo era Vittorio Grigolo a cui manca lo stile del bel canto, eccede nella veemenze del portamento della voce: nella recita assieme alla Peretyatko allungava la frase musicale quasi a voler cercare un eccesso di filato che non gli appartiene, più contenuto invece la sua linea di canto con accanto la Pratt delineando dal punto di vista sia vocale che interpretativo un Edgardo più rassegnato e più compresso. Per la parte di Enrico il confronto tra Massimo Cavalletti e Luca Salsi si è risolto a vantaggio di Luca Salsi anche se non è un suo ruolo, tutti e due hanno delineato un fratello volgare e truce trascurando quei momenti di “belcanto” che Donizetti ha delineato anche per questa voce baritonale. Inconsistente il resto della compagnia con il Raimondo di Vitalij Kowaljow e Alexander Vinogradov, il Normanno di Gregory Schmidt, la debuttante Alisa di Deborah Nansteel e l’Arturo di Mario Chang. Ci si sarebbe aspettato qualcosa in più di qualità di più in questi ruoli dall’organizzazione cast del Met. Come bisogna prendere atto di una direzione di Roberto Abbado al di sotto delle aspettative, sostituito nella recita del 7 aprile dal preparatore Gareth Morrell, capace almeno lui di far tenere il ritmo alla compagine orchestrale. Abbado è risultato all’inizio confuso con qualche sfasamento tra palcoscenico e buca, non capace di esprimere una qualche idea musicale che andasse oltre la routine dei tempi e delle battute. Certamente gran parte dell’attenzione era rivolta all’uso della Glassharmonica utilizzata per la “scena della “pazzia”: strumento, fragile e penetrante, gestito da Friedrich Heinrich Kern.
Comunque il pubblico ha dispensato ampi consensi e applausi cordiale alla Pretyatko, alla Pratt vere e proprie ovazioni che hanno sancito il senso della scoperta e della meraviglia di una voce straordinaria.
Nota di osservazione. Sopravvive al Met l’uso del suggeritore in buca sul proscenio.
Federica Fanizza
(New York, 7 e 11 aprile 2018)
La locandina
Direttore | Roberto Abbado/ Gareth Morrell |
Regia | Mary Zimmerman |
Scene | Daniel Ostling |
Costumi | Mara Blumenfeld |
Luci | T.J. Gerckens |
Coreografia | Daniel Pelzig |
Enrico | Massimo Cavalletti/Luca Salsi |
Lucia | Olga Peretyatko/ Jessica Pratt |
Edgardo | Vittorio Grigolo |
Raimondo | Vitalij Kowaljow/Alexander Vinogradov |
Normanno | Gregory Schmidt |
Alisa | Deborah Nansteel |
Arturo | Mario Chang |
Arpa | Emmanuel Ceysson/Mariko Anraku |
Glassharmonica | Friedrich Heinrich Kern |
Metropolitan Orchestra and Chorus |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!