Non tocchiamo questo tasto. La classica queer di Luca Ciammarughi

La pervasività della azione di Luca Ciammarughi (pianista, critico, radiofonico, divulgatore, organizzatore) è esempio di una generazione che sempre più rifugge una rigida divisione in categorie iper-specializzate e che trova anzi interesse nel creare ponti e lasciare che le diverse esperienze si compenetrino. Una generazione, mi si permetta la chiosa, che ormai è tanto radicata e di riferimento nel nostro mondo, che solo colpevolmente possiamo descriverla come “nuova”. Questa premessa mi è necessaria per capire come proprio Ciammarughi fosse la figura giusta per affrontare un volume di cui si sentiva l’esigenza e che proprio da questa trasversalità trae la sua linfa: Non tocchiamo questo tasto. Musica classica e mondo queer, con una prefazione di Franco Buffoni.

Il volume, che è forse il migliore che l’affaccendato Ciammarughi abbia finora prodotto, ha un obiettivo molto semplice: fare chiarezza e tracciare una storia del rapporto tra musicisti classici, la propria sessualità e la società che li circondava. Il taglio è divulgativo, come la collana Correnti diretta da Boccadoro richiede, e in 200 pagine cerca di trattare una questione a di poco spinosa. Il volume non può dunque sostituirsi a studi di genere e ricerche musicologiche più approfonditi, ma l’obiettivo è raggiunto ed egregiamente. Non tocchiamo questo tasto si legge con rapidità, merito anche dello stile limpido e ordinato del suo autore, e permette ad un ampio pubblico di appassionati e curiosi di diradare le nebbie su molti autori e scoprire un gran numero di fatti biografici su altri. Ciammarughi guida bene il lettore nelle sue riflessioni, senza sensazionalismi ma senza tirarsi indietro quando l’argomento si fa complesso. Proprio questo razionale distacco, cui contribuisce qualche pennellata di ironia, permette a capitoli potenzialmente esplosivi di riuscire a presentare senza giudizi morali la complessità delle pulsioni emotive ed erotiche dei compositori trattati.

Quali sono dunque questi compositori? La panoramica è assai ampia: nella prima sezione si parte dalla tematica omoerotica affrontata da autori tra Sei e Settecento, tra cui Bach (di cui non viene messa in discussione l’eterosessualità, ma contestata la visione bigotta ed edulcorata), ma anche la più sfuggente figura di Händel e molte altre trame che da Barbara Strozzi conducono fino al primo Ottocento. Qui un grande spazio viene riservato a Schubert, non a caso tra gli autori prediletti da Ciammarughi, e l’autore si concede un approfondimento più marcato sui riflessi nell’opera musicale della travagliata vita emotiva del compositore. Emerge poi quell’aspetto chiarificatore di cui accennavo. Che Schubert fosse omosessuale è cosa che tra i muri dei conservatori tutti sanno. Pochi però riuscirebbero far risalire a fonti certe, a lettere, diari, dichiarazioni, quest’aspetto così noto. Lo stesso per il capitolo su Chopin e su Čajkovskij. Se nel primo però avrei gradito una maggiore completezza di documentazione (e magari una riflessione più ampia sul contesto, senza contare un maggior uso di epistolari e diari di figure a Chopin vicine anche intimamente, quali George Sand), il capitolo su Čajkovskij è tra i migliori dell’intero volume. Qui l’autore riesce a dipingere con efficacia comunicativa il tormento del compositore russo, l’amore per i giovani e persino, tangenzialmente, la misteriosa morte. Ottimi anche i capitoli su Siegfried Wagner e Szymanowski, nel primo caso dando spazio ad una figura assai importante nel tardo Ottocento e troppo spesso rimossa dalla coscienza collettiva anche dei musicisti. Segue una sezione dedicata alla Parigi otto- novecentesca, forse la più riuscita di tutto il volume. Qui non ci sono capitoli emotivamente forti come quello su Čajkovskij, ma la conoscenza del contesto di riferimento è evidente e Ciammarughi segue bene le trame di Reynaldo Hahn, Camille Saint-Saëns, Francis Poulenc, Maurice Ravel ed Erik Satie nel loro ambiente culturale. Molto bella la sezione dedicata all’Inghilterra, con il giusto spazio dedicato alla pioniera Ethel Smyth (e prima figura femminile a comparire nel volume) e soprattutto lo splendido capitolo su Benjamin Britten. Questo è, a mio avviso, il capitolo più riuscito nell’intento di intrecciare universo emotivo ed erotico con l’opera musicale dell’autore, compito certamente facilitato dagli espliciti riferimenti nell’opera di Britten, ma condotto con sostanza ed eleganza da Ciammarughi. Molto interessante la chiusura Novecentesca con l’America di Copland, Bernstein, Porter, Barber, Menotti, Cage, Eastman, Cowell, Harrison, Vivier, ma anche figure europee estremamente rilevanti quali Pierre Boulez, Peter Maxwell Davies, Hans Werner Henze.

Il libro è ben documentato e, consapevole di muoversi su un ghiaccio assai sottile, Ciammarughi non fa mai passi più lunghi della gamba. Ogni tanto, in realtà, sarebbero stati interessanti ulteriori approfondimenti che sull’impronta dei primi capitoli parlassero anche del tema omoerotico in compositori eterosessuali, fornendo ulteriore contesto per poter comprendere l’evoluzione del rapporto di uomini e donne con la propria sessualità. Sarebbe stato anche importante dedicare più spazio a compositrici, pur nella evidente difficoltà di trovare materiale prima del Novecento. Per farlo sarebbero però servite più pagine e questo mi porta ad una delle possibili critiche al volume: si poteva pensare ad un libro di 250-300 pagine, con più spazio per approfondire le figure principali, ma senza dover sacrificare troppo del contesto. Chiaramente questo avrebbe fatto in parte perdere il carattere di volume agile, presto letto e dunque facilmente divulgabile, ma resta il desiderio di saperne di più, dopo averlo terminato. Per fortuna, l’ampia bibliografia supplisce in parte a questo limite. Ottima l’impaginazione, ma meno riuscita la veste grafica della copertina, soprattutto per il contrasto tra colori e font in prima pagina.

Un libro di cui si sentiva l’esigenza, dicevo. Non solo per la necessaria opera di demistificazione e l’interesse aneddotico, ma anche perché è quanto mai necessario che, nel suo sguardo retrospettivo, la storia della musica occidentale lo faccia senza distorcere la propria percezione in un impulso alla normalizzazione eterosessuale, che reca ancora uno stigma (più o meno inconsapevole in base ai casi) per i gusti di alcuni dei suoi principali protagonisti. Protagonisti che erano in primo luogo esseri umani, non entità assolute, e che spesso riflettevano nella loro arte il loro dramma personale, le loro passioni, i loro dolori, la loro vita. Non possiamo che salutare con piacere Non tocchiamo questo tasto, con la speranza che venga presto seguito da ulteriori libri, studi e articoli, per un approfondimento sempre più scevro da distorsioni e giudizi morali.

Alessandro Tommasi

La locandina

Luca Ciammarughi
Non tocchiamo questo tasto. Musica classica e mondo queer
Edizioni Curci
Codice: EC12278
ISBN: 9788863953763

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