Padova: giocando a scacchi con la Fortuna
«O Fortuna, velut Luna statu variabilis, semper crescis aut decrescis» (O Fortuna, come la Luna cambi forma, sempre cresci o cali). È iniziata con i versi epici dell’apertura dei Carmina Burana di Carl Orff la Stagione Lirica 2023 del Comune di Padova, spettacolo inserito all’interno della rassegna di eventi estivi “Castello Festival” della città. È una piacevole serata di fine luglio e l’atmosfera è avvolgente: il palcoscenico è all’aperto nella centralissima Piazza degli Eremitani, uno dei gioelli di Padova a pochi passi dalla Cappella degli Scrovegni e all’ombra della suggestiva Chiesa degli Eremitani, altro scrigno di meraviglie.
In questo incantevole scenario cittadino musica e storia, passato e presente, si fondono. L’emozione collettiva della piazza gremita di pubblico si manifesta in un silenzio assoluto di attento e ininterrotto ascolto. Una sera d’estate in cui il presente svanisce in uno spazio senza tempo creato dall’esperienza condivisa di un’opera che parla all’anima di ognuno di noi.
La riflessione sulla Fortuna che governa il mondo risulta oggi più che mai calzante e profonda. Viviamo in tempi complessi, incerti, con eventi imprevisti e sconvolgenti che possono cambiare radicalmente il corso delle nostre vite. Le poesie medievali dei Carmina Burana affrontano temi fondamentali dell’esistenza umana, mettendo in luce la nostra vulnerabilità, i desideri, le speranze e le paure. Sentimenti e situazioni che si ripetono costantemente nella storia. Tutti gli uomini sono rappresentati, in una dimensione senza tempo né spazio, nella quale anche Re e Papa si trovano immersi in un turbinio insieme alla gente comune. Come ha spiegato nelle note stampa il direttore d’orchestra Marco Angius: i testi medievali 𝖽𝖾𝗅 XII/𝖷𝖨𝖨𝖨 𝗌𝖾𝖼𝗈𝗅𝗈 uniti ad «una scrittura musicale calibrata e impeccabile di Carl Orff hanno reso quest’opera a buon diritto un’espressione artistica elevata e al tempo stesso popolare».
L’esecuzione dei Carmina Burana rappresenta una sfida entusiasmante ed impegnativa sia per i solisti che per il coro, richiedendo una combinazione di talento vocale, tecnica, emozione e resistenza fisica. Un lavoro importante anche per il direttore nel gestire masse corali, solisti e momenti orchestrali di grande virtuosismo e impegno. Un palco difficile, una prova superata per il maestro concertatore e direttore d’orchestra Marco Angius insieme all’Orchestra di Padova e del Veneto e il Coro Lirico Veneto diretto da Giuliano Fracasso. Buona la prova del Coro Voci Bianche Cesare Pollini ben istruito da Marina Malavasi.
Protagonisti tre solisti di prestigio che non deludono le alte aspettative di un pubblico attento, nonostante la lunghezza dell’opera. Sono riusciti a rendere sul palco la complessa correlazione tra testo musica e ritmo, sfiorando quelle “immagini magiche” che vanno a completare il titolo dell’opera scritta da Orff. Il baritono Nikolai Zemlianskikh si destreggia con disinvoltura dalle parti gravi a quelle più acute, dalle atmosfere della prima sezione dedicata alla natura, all’amore e alla gioventù con Omnia sol temperat, ai piaceri del buon bere, del ben mangiare e alla vita dissoluta con Estuans interius che introduce la seconda sezione “In taverna” dove l’elegante canto di Federico Fiorio, sopranista dal timbro dolce e angelico, dà voce ai tormenti del malinconico cigno, protagonista dell’aria Olim Lacus Colueram. L’ultima sezione dedicata all’amore romantico, alla bellezza e all’ironia della vita mette in luce la duttilità vocale del soprano Marina Monzò che riesce a passare con sicurezza da brani più cantabili come Amor volat undique ai più virtuosistici e con una notevole estensione vocale come Stetit puella e lo splendido finale Dulcissime.
Come tutto è iniziato, così tutto ha una fine. Con un brivido di emozione i suoni delle percussioni irrompono nell’aria: il tamburo e i timpani introducono nuovamente le voci potenti e drammatiche del Coro Lirico Veneto nell’esecuzione di O Fortuna con cui si conclude l’opera. Dopo un’ora di attento silenzio il pubblico si scioglie in un lunghissimo applauso richiamando più volte sul palco solisti e direttore d’orchestra che ha concesso il bis di O Fortuna.
Per quanto i Carmina Burana siano una pagina di musica molto conosciuta dal grande pubblico, e il successo della serata padovana lo conferma, l’immaginario collettivo si limita spesso all’apertura trionfale di O Fortuna. I ventiquattro testi goliardici messi in musica da Carl Orff scritti in latino, tedesco antico e provenzale non sono di immediata comprensione per il pubblico contemporaneo, e la messa in scena di quest’opera è un importante atto culturale e artistico. In un’epoca in cui il mondo è affrontato da sfide globali come crisi economiche, pandemie, cambiamenti climatici e instabilità politica, l’opera di Orff ci invita a riflettere sulla nostra relazione con il destino e la casualità. Ci sfida a confrontarci con la realtà imprevedibile della vita, quasi una partita a scacchi con la Fortuna richiamando il celebre film di Ingmar Bergman. «Quisquis amat taliter / Volvitur in rota» (Chiunque ama in questo modo / Viene trascinato nella ruota della vita).
Angela Forin
(27 luglio 2023)
La locandina
Direttore | Marco Angius |
Soprano | Marina Monzò |
Baritono | Nikolai Zemlianskikh |
Sopranista | Federico Fiorio |
Orchestra di Padova e del Veneto | |
Coro Lirico Veneto | |
Coro Voci Bianche “Cesare Pollini” | |
Maestri del coro | Giuliano Fracasso, Marina Malavasi |
Programma: | |
Carl Orff | |
Carmina Burana |
Condividi questo articolo