Padova: Ian Bostridge “illumina” il Pollini
La definizione di “cantante” è troppo stretta quando si parla di Ian Bostridge, protagonista assoluto di uno dei concerti più attesi nell’ambito della stagione 2018-2019 dell’Orchestra di Padova e del Veneto e che senza la sua presenza sarebbe risultato nulla più che un appuntamento di corretta routine.
Sul podio il giovane direttore bielorusso Vladimir Odovok, dal gesto coreografico ma complessivamente legnoso nella resa degli impaginati in programma; certo, se non ci fosse stato il tenore inglese, la direzione sarebbe potuta sembrare più interessante.
Tutta dedicata a Mozart la prima parte del programma; della Mauerische Trauermusik K 477 Ovodok non sembra cogliere il senso più intimo, ovvero la cristallina purezza e le trasparenze che caratterizzano la pagina, optando per una lettura ombrosa e non scevra da pesantezze dinamiche, non tenendo conto dell’elemento iniziatico che la caratterizza e che la rende viatico verso il trascendente.
Non miglior sorte tocca alla Sinfonia K 297 “Parisier” nella quale viene a mancare tutta l’ironia che Mozart vi profonde; l’Allegro assai iniziale scorre, non senza inciampi di metronomo, per lasciare il passo all’Andante centrale reso con cinerea gravità e caratterizzato da una certa qual piattezza di contrasti. Meglio risolto l’Allegro finale, in cui fa capolino qualche guizzo che riporta in parte la “Parisier” al suo giusto spirito.
Dopo l’intervallo il palco del Pollini si riempie di Ian Bostridge, artista a tutto tondo e uomo di cultura che presta la sua conoscenza al canto.
Les illuminations, che Britten compose nel 1939 su testi – o più esattamente su frammenti poetici – di Arthur Rimbaud sono uno dei cavalli di battaglia di Bostridge, che ne conosce ogni più recondita sfumatura.
Il tenore inglese non fa nulla per sciogliere l’ermetismo dei versi nel loro inquietante ripetersi, anzi li ammanta di ulteriore mistero lasciando all’ascoltatore il compito di sciogliere l’enigma e di trovarne la soluzione; irridente in alcuni momenti, sereno in altri, malinconico sempre.
La voce è costantemente a servizio della parola, alla quale si modella duttile, prima ancora che della musica, isegnando arcate sonore ammaliatrici.
Gli archi dell’Orchestra di Padova e del Veneto rispondono con bella precisione, anche se il direttore li impegna in sonorità a tratti debordanti che contrastano sia con la scrittura britteniana che con la vocalità di Bostridge.
Chiude il programma Suite n. 4 per orchestra in sol maggiore op. 64 “Mozartiana” di Čajkovskij, in cui Ovodok sembra finalmente trovarsi più a suo agio offrendone una lettura luminosa e fluida, articolata nelle scelte dinamiche e ben calibrata per quanto attiene all’agogica, grazie anche alla risposta puntuale dell’orchestra; particolarmente centrato l’Andante ma non tanto, parafrasi dell’Ave verum K 618.
Trionfo per Bostridge, applausi cordiali al direttore, ovazioni per l’orchestra.
Alessandro Cammarano
(4 aprile 2019)
La locandina
Tenore | Ian Bostridge |
Direttore | Vladimir Ovodok |
Orchestra di Padova e del Veneto | |
Programma | |
Wolfgang Amadeus Mozart | Mauerische Trauermusik K 477 |
Sinfonia n. 31in re maggiore K 297 “Parisier” | |
Benjamin Britten | Les illuminations op. 18 per tenore e archi |
Piotr Il’ich Čajkovskij | Suite n. 4 per orchestra in sol maggiore op. 64 “Mozartiana” |
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