Padova: Pagano, Angius e il passato in filigrana

Giochi d’eco che si rincorrono: questo sembra essere il filo conduttore del concerto – penultimo della stagione – che insieme all’Orchestra di Padova e del Veneto e a Marco Angius ha avuto come protagonista il giovanissimo violoncellista, classe 2003, Ettore Pagano.

Gli impaginati in programma sembrano rimandare alla nostalgia, al ricordo di atmosfere sfumate e di elegie lontane nelle quali comunque il “passato” è visto in filigrana.

In apertura l’Adagio e variazioni per violoncello e orchestra P 133 che Ottorino Respighi compose nel 1921 traendo ispirazione da un canto popolare romagnolo e sviluppando una narrazione di stampo rapsodico attraverso variazioni più improntate ad una franca cordialità che non al virtuosismo.

Il compositore bolognese rifugge qui dagli stilemi ottocenteschi ma finisce per ottenere un risultato che si potrebbe definire “Debussy al caramello”, il che non è necessariamente un male tanto che l’ascolto è assai gradevole.

Angius deglassa, asciuga fino a mettere in luce la struttura essenziale della pagina attraverso un lavoro certosino sulle dinamiche, trovando al contempo un dialogo con lo strumento solista improntato ad una cristallina franchezza.

Pagano coglie perfettamente il dettato respighiano restituendolo attraverso un fraseggio di esemplare nitore capace di trovare screziature quasi sensuali nell’ampiezza delle arcate.

A seguire le Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33 di Ciajkovskij, nella versione “tradita” ma incredibilmente virtuosistica realizzata dal loro primo esecutore e dedicatario Wilhelm Fitzenhagen.

Ettore Pagano si rende qui protagonista di una prova maiuscola per totale adesione all’estetica della pagina che viene risolta con totale padronanza della frase cui si unisce una costante ricerca del senso ultimo del colore.

Ancora una volta Angius trova il giusto equilibrio – assecondato dall’Orchestra in grande spolvero per tutto il concerto – restituendo una lettura morbidamente sinuosa e al contempo improntata ad un rigore formale che si pone come ulteriore valore aggiunto.

Giustamente festeggiatissimo il violoncellista romano si congeda dal pubblico con due bis: la Lamentatio di Giovanni Sollima e il Preludio dalla suite n. 3 per violoncello di Johann Sebastian Bach.

Nella seconda parte il Concerto per orchestra di Béla Bartók, con i suoi cinque movimenti a mettere in evidenza singoli strumenti o gruppi di strumenti che assumono valenze solistiche.

Dell’opera della piena maturità di Bartók Angius offre un’introspezione di grana finissima che si esplicita in soluzioni rimiche incalzanti.

Successo caloroso e meritatissimo.

Alessandro Cammarano
(11 maggio 2023)

La locandina

Direttore Marco Angius
Violoncello Ettore Pagano
Orchestra di Padova e del Veneto
Programma:
Ottorino Respighi
Adagio e variazioni per violoncello e orchestra P 133
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33
Béla Bartók
Concerto per orchestra BB 123 (SZ 116)(versione di Roland Freisitzer, prima esecuzione italiana)

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