Padova: Pierino e il lupo 2.0 e altre meraviglie

Trionfa l’ironia, quella sagace e intelligente che lascia spiazzati e costringe a riflettere, nel secondo concerto della stagione 2017-2018 dell’Orchestra di Padova e del Veneto, che da quando è sotto la guida di Marco Angius vive un periodo di autentico splendore.

Mattatore della serata è Paolo Rossi, l’ultimo dei giullari, attore coltissimo e avvezzo a lavorare nella musica e con la musica, che non solo reinventa Pierino e il lupo, del quale parleremo più avanti, ma introduce con straordinaria sagacia le altre pagine del programma.

L’ironia che domina e vince, si diceva, in un geniale accostamento che porta Stravinsky a burlarsi di Chopin e Shostakovich a prendersi gioco di Prokofiev, il quale si prende comunque una gran bella rivincita.

Il ventisettenne Stravinski elabora per i Ballets Russes di Diaghilev il Notturno in la bemolle magg. 32 n.2 di Chopin da inserire nel balletto Les Sylphides (1909) e di fatto compie un fantastico stravolgimento della natura stessa del pezzo pur rimanendo in apparenza del tutto fedele al dettato chopiniano. Stravinski sembra trattare il Notturno e le sue eco belliniane come si trattasse di una fanciullina inesperta che, denudata, venisse cosparsa di zucchero a velo, a mo’di pasticcino, per renderla ancor più appetibile all’occhio e al gusto; l’impianto fondamentale resta, ma si piega al volere dell’elaboratore che di fatto ne cambia la natura.

Marco Angius coglie con acribía il nucleo fondamentale dell’impaginato e lo offre all’ascolto attraverso scelte ritmiche improntate ad un languore volutamente marcato che si accompagna ad una leggerezza quasi fanciullesca.

La suite dalle musiche per il film “Hamlet” op. 116° rientra nella categoria dei capolavori assoluti. Qui, oltre alla tensione drammatica perfettamente funzionale alla regia visionaria di Kozintsev, che si estrinseca in una meccanicità che ricorda quella degli automi a molla o dei clown, è immediatamente percepibile anche e soprattutto la citazione sarcastica della musica “allineata” dei compositori cari al regime sovietico.

Angius sceglie slanci dinamici spigolosi ed incalzanti, il tutto a restituire le atmosfere cupe (ma non troppo) e le contraddizioni interiori dei protagonisti della tragedia shakespeariana senza comunque mai perdere di vista l’aspetto ironico. Gloria alle percussioni.

Paolo Rossi è protagonista di un Pierino e il lupo 2.0. L’attore milanese rivisita il testo che lo stesso Prokoviev scrisse per la sua opera e incentra tutto sulla “paura” nelle sue mille sfaccettature. Qui ancor meglio che in altre versioni risulta evidente che Pierino e il lupo non è cosa per bambini. Rossi, affabulatore straordinario non narra di una casetta in un bosco ma di una villa ipersorvegliata ai margini della periferia di una metropoli inquinata le cui case sono scure e fitte come una foresta. Gli animali soffrono dei mali e dei vizi contemporanei: l’uccellino abusa di psicofarmaci, l’anatra è bipolare e il gatto vegano, Pierino è un piccolo despota e il lupo si rivelerà essere un attore impegnato a recitare “Cappuccetto rosso” in un teatro cittadino. Rossi avrebbe voluto tra i personaggi anche un “maiale biologico steineriano” (pubblico impazzito e plaudente). Geniale trasposizione che mette il pubblico a confronto con la vita vera, altro che favola.
Direttore e Orchestra si divertono quanto il pubblico dando vita ad un’esecuzione di lucida essenzialità e priva di qualsiasi zucchero fiabesco.

Pubblico partecipe e felice (come non esserlo), applausi à la russe, chiamate infinite.

Alessandro Cammarano

(Padova, 9 novembre 2017)

La locandina

Paolo Rossi Voce recitante
Marco Angius Direttore
Orchestra di Padova e del Veneto
Chopin/Stravinsky
Notturno n. 2 in la bemolle magg. 32 n.2
Dmitrij Shostakovich
Hamlet Suite op. 116a
Sergej Prokofiev
Pierino e il lupo

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