Palazzetto Bru Zane: A quattro mani

C’è un senso d’intimità, di familiarità complice, di intesa sottintesa nella musica per pianoforte a quattro mani. Forse perché, soprattutto in Francia costituisce il veicolo di conoscenza del grande repertorio strumentale ed operistico, tedesco in particolar modo, è attraverso trascrizione a quattro mani che esso giunge nei salotti colti e non solo. Da qui ad una produzione totalmente nuova ed autonoma il passo è breve: da Boëly sino a Ravel il repertorio diverrà se non sterminato almeno estremamente consistente.George Onslow sembra nato per la scrittura pianistica, la quale occupa la parte iniziale del suo cammino compositivo.La Sonata n°1 in mi minore op.7 e la n°2 in fa minore op. 22, entrambe per pianoforte a quattro mani, ne sono perfetto esempio e sintesi.L’invenzione melodica non è mai fine a se stessa, l’arditezza delle soluzioni ritmiche e delle armonie sono a tratti stupefacenti.Si prenda, ad esempio l’Allegro espressivo col quale si apre l’op.7, nel quale due temi contrapposti nel sentimento si inseguono e si legano, o l’introspettivo Largo dell’op.22, ove la varietà armonica appare quasi sperimentale e si sposa con la struggenza della melodia.

Le sorelle belgradesi Lidija e Sanja Bizjak, protagoniste del concerto conclusivo del Festival “George Onslow, un altro Beethoven?”, incarnano due modi intendere il pianismo a tratti assai diversi, eppure meravigliosamente complementari: all’irruenza di Lidija si contrappone la cerebralità di Sanja. Impeto e passione di fronte a rigore e metodo. Il suono delle Bizjak non è mai banale, il tocco di entrambe trova sempre misura, il fraseggio, nella diversità, è ricco ed articolato ma mai stucchevole.

Di bel rilievo anche le prove solistiche delle due pianiste, con Lidija impegnata nei Six pièces pour piano, composte da Onslow sullo stile dei Lieder ohne Worte della tradizione tedesca, piccole pennelate sonore di grande fascino.Sanja risponde con la complessa Toccata pour piano, nella quale il “Beethoven Francese” rende omaggio al clavicembalismo di Frescobaldi, con purezza di suono ed un’analicità mai banale.Valore aggiunto alla serata il pianoforte Erard di proprietà del Palazzetto Bru Zane, dal suono meravigliosamente sombre.

Successo pieno e meritatissimo, bis raveliano.

Alessandro Cammarano
Venezia, 21 maggio 2015

La locandina

Pianoforte Lidija Bizjak
Sanja Bizjak

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