Palazzetto Bru Zane: “Scene italiane e non solo…”. Il pianoforte sereno di Godard
Venezia, 26 aprile 2016
Quella di Benjamin Godard, della sua figura e soprattutto della sua musica, si conferma, di ascolto in ascolto, come una delle più felici tra le riscoperte del Palazzetto Bru Zane. Godard o “della serenità”, della gioia leggera ma mai vacua che traspare dalle sue composizioni, del suo anelito ad una freschezza che non viene mai meno, neppure nei passaggi di maggior drammaticità. Non fa eccezione, anzi rafforza il concetto, la sua produzione pianistica, che spazia da pagine di facile esecuzione, da studenti si potrebbe dire, ad altre di grande spessore tecnico e virtuosistico. Godard eccelle nel “pezzo di genere”, caro a Mendelsohnn ed a Schumann, e che in terra francese trova il suo apogeo in Chopin: dunque, Barcarole, Romanze, Notturni, Danze. Ciò che colpisce in Godard, si diceva, è una trasognata levità che trova espressione in cromatismi a volte quasi azzardati ed in soluzioni armoniche che lasciano intravvedere i futuri sviluppi che troveranno piena realizzazione nella produzione di Ravel e di Satie. Alessandro Deljavan si fa interprete ideale di questa leggerezza presente nelle pagine godardiane, delle quali mostra di cogliere ogni singola sfumatura, rendendole all’ascolto vive e coinvolgenti; il suo pianismo incarna un’ideale miscela di tecnica e sensibilità. Il tocco è morbidamente deciso, la presa di suono corposa, il fraseggio rispettoso della partitura ed al contempo ricco di voli fantasiosi. Il programma del concerto ricalca sostanzialmente quello che Deljavan propone nel suo bel CD recentemente uscito per la “Piano Classic”, omaggio ai “pezzi di genere”. Le due Barcarolles, la n°2 op 80 e l’op.105, parlano di atmosfere notturne e complici, di colori sombre e di ritmi languidi, resi dal solista con trasognata partecipazione e grande attenzione a mantenere viva nell’esecuzione quella liquida morbidezza che delle due pagine è caratteristica principale. Nelle Scènes italiennes op.126 Godard rende omaggio alla melodia popolare, reinterpretata con ironica grazia. Delle tre Scènes è soprattutto la Sicilienne, ricca di richiami d’Oriente, a sedurre con sorniona galanteria, e che Deljavan risolve con costante ricerca di colori. I Vingt Pièces pour le piano op.58 costituiscono una sorta di Summa della produzione pianistica di Godard, articolate come sono in pezzi di incredibile semplicità che si alternano ad altri di assoluto vituosismo. Ancora una volta Deljavan coglie il senso intimo dell’impaginato e lo restituisce calibrando la sua lettura a seconda della difficoltà, usando la medesima attenzione sia verso il “semplice” che nei confronti del “complesso”. Certo, la malinconica Près de la Mer, o la straniante Romance sans Paroles, o À la Chopin o ancora la Courante splendono di una luce diversa rispetto alla Valse Villageoise, ma tutti e venti i piccoli pezzi presentano una grazia senza pari. Il tocco di Deljavan varia e si plasma al dettato della musica, i colori sono vividi, il respiro della frase sempre ben calibrato e capace di aprirsi a slanci narrativi di grande suggestione. Successo pieno e meritatissimo, e due bis
Alessandro Cammarano
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