Parigi: Benvenuto Cellini infiamma l’Opéra Bastille

Vissuto fra il 1500 e il 1571, il fiorentino Benvenuto Cellini fu un artista di cui ben si può dire che nella sua avventurosa esistenza seppe coniugare genio e sregolatezza. Considerato uno dei più importanti esponenti del Manierismo, fu scultore, orafo, scrittore, argentiere. Nel 1834 l’altrettanto geniale Héctor Berlioz fu convinto dall’amico Alfred de Vigny, che gli aveva dato da leggere la Vita, a scrivere un’opéra-comique di ambientazione romana e dedicata al celebre artista. Il libretto fu affidato ad Auguste Barbier e Léon de Wailly con la supervisione del de Vigny. Prima ancora di sottoporre il progetto all’Opéra-Comique Berlioz compose il celebre canto dei maestri cesellatori. Bocciato il libretto e tramontata l’idea di fare di Benvenuto Cellini un’opéra-comique, il progetto si fece più ambizioso e, nell’ipotesi di proporlo all’Opéra, i dialoghi parlati furono trasformati in recitativi cantati. La composizione dell’opera in due atti e quattro quadri prese a Berlioz due anni, il 1836 e il 1837, e il 15 marzo 1838 iniziarono le prove. Il testo, che prevedeva l’apparizione piuttosto consistente del Papa Clemente VII, fu modificato per motivi di censura e la figura del Pontefice fu sostituita da quella di un cardinale Salviati. Quanto alla prima costò a Berlioz la celebre “chute éclatante” di cui il compositore stesso riferì nelle sue memorie. Le peripezie dell’opera, di ampiezza sterminata, furono molteplici. Dopo la terza rappresentazione, il protagonista Duprez si ritirò dalla produzione che ebbe una quarta recita nel 1839 con un altro tenore e in una versione che abbinava il primo atto di Benvenuto Cellini a un balletto.

A Parigi il capolavoro di Berlioz, che a Weimar e a Londra aveva avuto delle rivincite, fu ripreso solo nel 1913 quando Felix Weingartner inaugurò proprio con il Benvenuto Cellini il Théâtre des Champs-Elysées. Seguirono delle edizioni in forma di concerto nell’ambito delle stagioni di Radio France, poi una versione in forma scenica all’Opéra Garnier nel 1972 e, finalmente, la celebre ripresa diretta alla Bastille da Myung-Whun Chung con Chris Merritt e Cecilia Gasdia.

Ora Benvenuto Cellini fa il suo ritorno sul palcoscenico maggiore della Ville Lumière, che alla prima l’ha accolto con tutti gli onori, nell’allestimento di Terry Gilliam che debuttò nel 2014 alla English National Opera di Londra e che si è visto anche ad Amsterdam e all’Opera di Roma. Lo spettacolo, firmato oltre che dal geniale cineasta dei Monty Python da Leah Hausman che ne condivide la regia ed è responsabile delle coreografie, Aaron Marsden che con Gilliam collabora alle scene ispirate a Piranesi, Katrina Lindsay, costumi, Paule Constable, disegno luci, e Finn Ross, video, è d’incredibile ricchezza e vivacità. E’ in grado di restituire la Roma cinquecentesca con immagini di grande impatto che prendono lo spettatore e lo trasportano in un universo di contrasti e rivalità in cui ogni elemento è funzionale alle esigenze della musica.

Opera problematica e magniloquente, Benvenuto Cellini fu rielaborata nel 1852 per Weimar da Franz Liszt che ne diresse una versione in tre atti che escludeva numerose pagine musicali del finale. I tagli furono accettati da Berlioz. Nel 1966 al Covent Garden Colin Davis ripresentò e incise per la Philips Benvenuto Cellini nell’originale edizione parigina. La versione scelta da Philippe Jordan per questa ripresa alla Bastille è un assemblaggio della versione di Parigi, di cui comprende anche le modifiche apportate dall’autore durante le prove e le rappresentazioni del 1838, e di quella di Weimar. Il risultato è memorabile.

La compagnia di canto è dominata, naturalmente, dal protagonista, un John Osborn in stato di grazia sia vocalmente sia scenicamente. Difficile immaginare un’esecuzione più riuscita sotto il profilo musicale e una recitazione più accattivante. Osborn non interpreta Cellini, lo è.

Accanto a lui si fa apprezzare la grazia belcantistica di Pretty Yende, che è una Teresa sbarazzina e ribelle nella prima parte, per riservare lirismo e passionalità alle scene finali. Il ritratto del rivale di Cellini, Fieramosca, sorta di Beckmesser in versione francese, è felicemente sbalzato dal baritono norvegese Audun Iversen. Maurizio Muraro è un convincente Balducci, padre padrone della bella Teresa. La canadese Michèle Losier è un mezzosoprano acuto che in Ascanio fa valere l’eleganza della figura oltre a quella nel canto. Marco Spotti è il Papa Clemente: lo spettacolo gli riserva un’apparizione molto divertente e il basso emiliano non se la lascia sfuggire, disegnando un personaggio in bilico fra l’autorità da Deus ex machina che gli compete di diritto e l’evanescenza ironica, alla Monty Python per intenderci, che la regia gli suggerisce.

Completano la locandina Rodolphe Briand, brillante Pompeo, Vincent Delhoume, Luc Bertin-Hugault, Se-Jin Hwang, la coloratissima troupe del Cassandro e il Coro stabile dell’Opéra National di Parigi preparato magnificamente da José Luis Basso.

Lo spettacolo è lungo, un’ora e mezza abbondante la prima parte, un’ora la seconda. Philippe Jordan alla testa dell’Orchestra dell’Opéra di cui è Direttore musicale dal 2009, lo sostiene con grande determinazione. La musica, meravigliosa, di Berlioz è restituita in tutta la sua fragranza e in tutta la sua complessità dinamica, il canto in palcoscenico è magnificamente sostenuto, il racconto musicale è capzioso e non ha cedimenti. Al termine dello spettacolo, che aveva il sostegno di Le Cercle Berlioz, tutti gli artefici, Jordan e Gilliam in testa, sono stati applauditi con ovazioni da stadio.

Rino Alessi
(Parigi, 20 marzo 2018)

La locandina

Direttore Philippe Jordan
Regia Terry Gilliam
Co-regista Leah Hausman
Scene Terry Gilliam, Aaron Marsden
Costumi Katrina Lindsay
Lighting design Paule Constable
Video Finn Ross
Coreografia Leah Hausman
Benvenuto Cellini John Osborn
Giacomo Balducci Maurizio Muraro
Fieramosca Audun Iversen
Le Pape Clément VII Marco Spotti
Francesco Vincent Delhoume
Bernardino Luc Bertin-Hugault
Pompeo Rodolphe Briand
Cabaretier Se-Jin Hwang
Teresa Pretty Yende
Ascanio Michèle Losier
Orchestre et Choeurs de l’Opéra national de Paris
Maetro del Coro José Luis Basso

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