Parigi: il ritorno de I Puritani all’Opéra national

I Puritani, il melodramma serio in tre parti su libretto del conte Carlo Pepoli ispirato al dramma storico “Têtes rondes et Cavaliers” di Jacques-Arsène-François Polycarpe d’Ancelot e Boniface-Xavier Santine, a sua volta ispirato al Walter Scott di “Old Mortality” mancavano dall’Opéra Bastille da ben sei anni. Passano gli anni, mutano le consuetudini e il repertorio del teatro d’opera e I Puritani, un tempo cavallo di battaglia dei grandi tenori e delle grandi primedonne dell’Ottocento e del Novecento, oggi sono una rarità. Certo è che, ogni volta che viene riproposta un’opera meno consueta del grande catanese, è tutto un disquisire se preferirla o meno alle due sue più note, La Sonnambula (Milano, Teatro Carcano, 1831) e Norma (Milano, Scala, 1831), entrambe su testo di Felice Romani. Che dire? La Sonnambula e Norma, sono a nostro modo di vedere le due facce, l’una semiseria e “larmoyante”, l’altra tragica, di una stessa medaglia: l’opera che privilegia il canto, e in particolar modo quella melodia, lunga, che tanto impressionò Wagner e i suoi contemporanei, all’orchestra e che ancor oggi rende le due opere sopracitate immortali.

I Puritani, scritta per Parigi, e rappresentata per la prima volta al Théâtre des Italiens nel gennaio del 1835 , Bellini sarebbe morto di lì a poco, vorrebbe segnare un passo in avanti nell’evoluzione creativa del catanese. L’orchestrazione è più curata, il nodo drammatico della vicenda d’ispirazione alta. Ma, nella sostanza dei fatti, vuoi per l’inconsistenza del libretto, vuoi perché a forza di voler dare rilievo all’accompagnamento orchestrale, Bellini perde in spontaneità e freschezza, I Puritani, rappresentano un passo indietro rispetto alle due sorelle maggiori.

A Parigi, subito dopo a Londra e alla Scala, il successo dell’opera fu legato a compagnie di canto leggendarie: alla prima parigina, tanto per fare un esempio, la Grisi, vale a dire la prima Adalgisa nella Norma, Rubini, Tamburini e Lablache. Impossibile non avere successo con dei mostri sacri di quel calibro. Oggi, però, i mostri sacri sono una categoria in via di estinzione. C’è, come nella fattispecie, qualche buona Elvira in circolazione, mancano i tenori per il ruolo di Arturo e nel mettere in scena I Puritani bisogna sapersi accontentare. Alla debuttante Elsa Dreisig, qui alla sua prima Elvira, dobbiamo il rispetto che si deve a chi non si accontenta di fare del Belcanto – se vogliamo la vocalità non è di quelle privilegiate – ma è in grado di rappresentare le lacerazioni di una creatura sempre sospesa fra delirio – un delirio di comodo, pare di capire, a differenza di quello ben più sofferto della Lucia donizettiana – e realtà. Una prova maiuscola, insomma. Quanto a Javier Camarena, di Arturo ha le note acute. Possono bastare a fare un personaggio? Gli altri vanno dal buono – il commosso Sir Giorgio del sempre ammirevole Nicolas Testé, l’Enrichetta davvero regale di Gemma Ni Bhrlain, – al meno buono – il Sir Riccardo Forth din Igor Golovatenko, che, nonostante la bella voce, si accontenta di un solo colore e non ha il mordente per incarnare questo ruolo, complesso, di baritono antagonista, il Sir Bruno di Jean-François Marras, il Lord Gualtiero di Luc Bertin-Hugault , che si lascia sfuggire quella frase bellissima “Com’io v’unisca / il cielo, o coppia amata”  che chiude l’esposizione del dramma e ne annuncia, in qualche modo, la peripezia, prima del lieto fine, vale a dire la parte meno interessante dell’opera.

Poco da dire sullo spettacolo di Laurent Pelly (regia e costumi), Chantal Thomas (scene) e Joël Adam (luci): ci restituisce il fascino dell’opera senza prevaricare, ma anzi dandole un bel ritmo teatrale e valorizzando la presenza del Coro stabile dell’Opéra National, preparato e diretto da José Luis Basso, qui davvero in grande forma. Quanto all’Orchestra, sotto la guida di un Riccardo Frizza fortemente motivato, si è confermata l’eccellente complesso che conosciamo. Il maestro Frizza, poi, conosce e ama questo repertorio e sa restituirlo nel migliore dei modi, curando coloriti e dinamiche e sorvegliando l’equilibrio fonico tra orchestra e palcoscenico. Sala piena sia per Bellini. E successo pieno per la serata cui abbiamo assistito.

Rino Alessi
(29 settembre 2019)

La locandina

Direttore Riccardo Frizza
Regia Laurent Pelly
Scene Chantal Thomas
Costumi Laurent Pelly
Luci Joël Adam
Personaggi e interpreti:
Elvira Elsa Dreisig
Lord Gualtiero Valton Luc Bertin-Hugault
Sir Giorgio Nicolas Testé
Lord Arturo Talbot Javier Camarena
Sir Riccardo Forth Igor Golovatenko
Sir Bruno Roberton Jean-François Marras
Enrichetta di Francia Gemma Ní Bhriain
Orchestre et Choeurs de l’Opéra national de Paris
Maestro del Coro José Luis Basso

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