Parigi: la Fille de Madame Angot dal Direttorio al ’68
Dal suo arrivo da Bruxelles, dove era stata creata nel dicembre del 1872, a Parigi al Théâtre des Folies-Dramatiques il 21 febbraio dell’anno successivo la Fille de Madame Angot raggiunse quattrocentoundici repliche segnando uno dei più grandi successi teatrali di sempre.
Charles Lecocq porta in scena il mondo esagerato e variopinto – nonché discretamente corrotto – del Direttorio, in cui impazzano gli eccessi di Incroyables e Merveilleuses, ovvero di quella classe di arricchiti che smania per affermarsi dopo la fine della Rivoluzione; Madame Angot è lo stereotipo della pescivendola delle Halles che sgomita per emergere e guadagnarsi un posto in società.
Il compositore belga rappresenta un mondo in cambiamento che rifiuta platealmente il passato e guarda ad un futuro libero e spregiudicato attraverso gli occhi di Clairette, la figlia appunto di Madame Angot, ma soprattutto adottata da tutti i commercianti del mercato parigino – con qualche parallelo con la Donizettiana Marie figlia del Reggimento – che le organizzano un matrimonio col parrucchiere Pomponnet da lei sistematicamente rifiutato in nome della libertà delle sue scelte.
Intorno a lei turbina un mondo di personaggi storici come Mademoselle Lange, amante del potentissimo Paul Barras, Ange Pitou, poeta royaliste e il danzatore Pierre Trénitz; accanto a loro l’immaginario ma assai verosimile affarista Larivaudière con il suo scagnozzo Louchard e tutto un mondo di commercianti e cospiratori.
La musica è frissonnante ma allo stesso tempo incline ad abbandoni meditativi, così come il libretto di Clairville è congegnato tra equivoci, doppi e tripli giochi, agnizioni, scontri e riconciliazioni.
Nel nuovo allestimento dell’Opéra-Comique – in coproduzione con il Palazzetto Bru Zane (che nel 2021 ne ha presentato una magnifica registrazione), l’Opéra Nationale del Lyon, l’Opéra Nice-Côte d’Azur e l’Opéra Grand Avignon – il regista Richard Brunel, insieme alla drammaturga Catherine Ailloud-Nicolas, colloca l’azione, con un balzo temporale di quasi due secoli , nel pieno del Maggio ‘68, quando studenti, operai e intellettuali si resero protagonisti di quell’esplosione sociale che sovvertì alle radici il mondo precedente e che presenta più di un’affinità con quello che era seguito al 9 Termidoro 1794.
Con la complicità della funzionale scena girevole realizzata da Bruno de Lavenère, autore anche dei costumi, Les Halles diventano prima la catena di montaggio della Renault 4, con gli operai che entrano in sciopero, e poi il mitico Teatro dell’Odéon – regno di Mademoiselle Lange – che qui si muta in luogo di congiura e di festa.
Su tutto uno sventolare di lenzuola bianche sulle quali campeggiano gli slogan del Sessantotto, nessuno escluso.
Lo spettacolo funziona benissimo in un tourbillon travolgente al quale danno ulteriore lustro le coreografie di Maxime Thomas e le luci di Laurent Castaingt.
Hervé Niquet – e con lui l’animatissima Orchestre de chambre de Paris – dirige con piglio brillante staccando tempi serrati giocando su slanci dinamici frizzanti capaci di mettere in risalto tutte le preziosità melodiche e contrappuntistiche della partitura di Lecocq.
Hélène Guilmette è Clairette Angot dalla vocalità travolgente e di presenza scenica vorticosa così come Véronique Gens, che da tragedienne di rango si trasforma in vedette effervescente, disegna una Mademoiselle Lange perfetta.
Impeccabile il Pomponnet goffo e tutto sommato tenero di Pierre Derhet e assai convincente pure Julien Behr nei panni di Ange Pitou.
Matthieu Lécroart si disimpegna con classe come Larivaudière, Floriane Derthe nel doppio ruolo di Amaranthe ed Ersilie canta benissimo la Légende de la mère Angot.
Ottimo anche il Louchard di Antoine Foulon irresistibile nel suo anglo-francese, a richiamare i vezzi linguistici degli Incroyables, Geoffrey Carey come Trénitz.
Bene anche negli altri personaggi di contorno Matthieu Walendzik e François Pardailhe.
I coristi del Concert spirituel cantano e recitano benissimo.
Salle Favart piena all’inverosimile, successo meritatissimo per gli interpreti e qualche sparuto dissenso a regista e collaboratori.
Alessandro Cammarano
(27 settembre 2023)
La locandina
Direttore | Hervé Niquet |
Regia | Richard Brunel |
Drammaturgia | Catherine Ailloud-Nicolas |
Scene e costumi | Bruno de Lavenère |
Luci | Laurent Castaingt |
Coreografia | Maxime Thomas |
Personaggi e interpreti: | |
Clairette Angot | Hélène Guilmette |
Mademoiselle Lange | Véronique Gens |
Pomponnet | Pierre Derhet |
Ange Pitou | Julien Behr |
Larivaudière | Matthieu Lécroart |
Amarante/Hersilie | Floriane Derthe |
Louchard | Antoine Foulon |
Trénitz / Un incroyable | Geoffrey Carey |
Cadet / Un Officier / Buteux / Guillaume (Phrases parlées) | Matthieu Walendzik |
Buteux (Phrases chantées) | François Pardailhe |
Orchestre de chambre de Paris | |
Le Concert spirituel |
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