Parigi: “La Nonne sanglante” del giovane Gounod all’Opéra Comique
Prima ancora che un’opera dimenticata di Charles Gounod (1818-1893), il musicista francese di cui ricorre quest’anno il bicentenario della nascita, La Nonne sanglante è una figura letteraria ben conosciuta del romanticismo d’oltralpe, suscettibile quindi d’ispirare – come, in effetti, fu – la fantasia di un’artista ancora giovane cui l’Opéra commissionò un lavoro di argomento gotico.
Tema caro al pubblico parigino dell’epoca, siamo nella piena metà dell’Ottocento, La Nonne sanglante (ossia La Suora insanguinata) mette in musica un testo di Eugène Scribe e Germain Delavigne che racconta una vicenda di conflitti sociali e di lotte fra clan rivali in un’immaginaria Boemia medioevale.
Come in Romeo e Giulietta c’è una coppia che si ama ma che è ostacolata nei suoi propositi matrimoniali dai genitori di entrambi e da un Eremita che, per amor di pace, tende a intromettersi nei fatti degli altri. L’eroico Rodolphe, tenore, propone alla candida Agnès, soprano che il padre, basso e Barone di Moldavia, destina al fratello di lui, Théobald, di fuggire assieme. Agnès è però terrorizzata all’idea d’incontrare, alle prime luci dell’alba, il fantasma della suora insanguinata. Ed è proprio con lei, la Nonne sanglante del titolo, mezzosoprano, che Rodolphe fugge nel castello in rovina degli avi. Fra apparizioni e banchetti, la suora reclama dal giovane un matrimonio riparatore pena una maledizione che solo l’uccisione di chi le fece violenza potrà evitare. Il violentatore, però, altri non è se non il padre di Rodolphe, il Conte di Luddorf, baritono, e per arrivare al matrimonio fra i due giovani, ci vorrà altro sangue e, naturalmente, molta altra musica.
Opera fantastica in cinque atti, tratta in parte dal romanzo gotico The Monk (1796) di Lewis, molto di moda nella Parigi dell’ottocento, La Nonne sanglante è il secondo dei dodici titoli teatrali di Gounod. L’argomento del romanzo inglese, fortemente antireligioso, fu reso meno ostile alla Chiesa e addolcito nella sua feroce critica anticlericale nel libretto di Scribe e Delavigne cui pure Gounod mise mano. La suora del titolo non è più una criminale lubrica assassinata dall’amante, ma una donna innamorata che, credendo morto il fidanzato violento, ha pronunciato i voti.
Nonostante lo sfarzo dello spettacolo con cui l’Opéra di Parigi la presentò al pubblico il 18 ottobre del 1854, La Nonne sanglante non ebbe che undici rappresentazioni. Morto il Direttore che la commissionò, fu ben presto dimenticata anche perché il successore, la definì senza mezzi termini spazzatura.
Riascoltata oggi nell’allestimento che l’Opéra Comique ha coprodotto con Insula Orchestra e con il Palazzetto Bru Zane, Centre de musique romantique française, di Venezia, La Nonne sanglante ha destato curiosità e interesse fra il pubblico, alla prima il teatro era esaurito in ogni ordine di posti, ma non crediamo avrà molte altre riprese.
La musica è quella del migliore Gounod, certo, ma la vicenda è assai intricata e fin troppo densa di avvenimenti e personaggi.
La messa in scena di David Bobée che ne firma drammaturgia e regia con la collaborazione di Aurélie Lemaignen per le scene, di Alain Blanchot per i costumi, di Stéphane Babi Aubert per le luci e José Gherrack per i video, è apprezzabile. Dinamica al punto giusto, gotica quanto basta, ma certo non è in grado di dipanare la matassa degli avvenimenti straordinari che nella vicenda si consumano, coinvolgendo, oltre a tutto, un gran numero di personaggi secondari, figuranti e un grande coro.
La musica è però di qualità: ispirata quando è di scena Pierre l’Eremita, le figure religiose del resto ispirarono sempre Gounod in modo particolare, coinvolgente nelle pagine affidate alla coppia innamorata, vigorosa nei corali, meno interessante nel delineare l’elemento fantastico e le apparizioni della suora fantasma, che finisce per essere l’elemento prevaricante dell’opera. Come dire, è un lavoro che nella sua evoluzione drammatica perde d’interesse, questa Nonne sanglante la cui partitura edita e messa a disposizione dell’esecuzione da Bru Zane, rivela comunque nel Gounod trentaseienne che la compose l’abile orchestratore che ammiriamo.
L’esecuzione della Insula Orchestra diretta dalla sua fondatrice Laurence Equilbey dà modo di apprezzarla e si mette a servizio di un palcoscenico in cui a dominare è il Rodolphe intenso, romantico al punto giusto e felice nell’ascesa a un registro acuto privilegiato di Michael Spyres. L’Agnès di Vannina Santoni è altrettanto intensa e felice nella definizione di un personaggio che però è meno risolto, e anche Marion Lebègue è valida come imperversante Nonne.
Nonostante ne fosse stata annunciata un’indisposizione, Jean Teitgen è un ottimo Eremita, abile nella restituzione del testo e di buoni mezzi vocali, e lo stesso si può dire della giovane Jodie Devos che è Arthur, scudiero “en travesti” del protagonista. Bene anche André Heyboer che è un autorevole Conte di Luddorf, Luc Bertin-Hugault, il Barone di Moldavia, Vincent Eveno, Théobald, e tutti gli altri ossia Enguerrand de Hys, Olivia Doray, Pierre-Antoine Chaumien, Julyen Neyer e il magnifico Coro Accentus preparato da Christophe Grapperon. Sono stati tutti molto applauditi dopo le tre intense ore di spettacolo.
Rino Alessi
(2 giugno 2018)
La locandina
Direttore | Laurence Equilbey |
Regia | David Bobée |
Scene | David Bobée, Aurélie Lemaignen |
Costumi | Alain Blanchot |
Luci | Stéphane Babi Aubert |
Video | José Gherrak |
Personaggi e interpreti: | |
Chef de chant | Nicolaï Maslenko |
Rodolphe | Michael Spyres |
Agnès | Vannina Santoni |
La Nonne | Marion Lebègue |
Luddorf | André Heyboer |
Arthur | Jodie Devos |
Pierre l’Ermite | Jean Teitgen |
Le baron de Moldaw | Luc Bertin-Hugault |
Fritz, Le Veilleur de nuit | Enguerrand De Hys |
Anna | Olivia Doray |
Arnold | Pierre-Antoine Chaumien* |
Norberg | Julien Neyer* |
Theobald | Vincent Eveno* |
Figuranti | Stanislas Briche, Arnaud Chéron, Simon Frenay, Florent Mahoukou, Papythio Matoudidi, Marius Moguiba |
Coro | accentus |
Insula Orchestra | |
*membri del Coro accentus |
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