Parigi: la “Resurrezione” spiazzante di Franck
Alla Maison de la Radio di Parigi Mikko Franck e l’ di cui è Direttore Musicale propongono l’imponente Sinfonia n.2 “Resurrezione” di Gustav Mahler insieme al Coro di Radio France, al soprano Golda Schultz ed al contralto Gerhild Romberger.
L’occasione è delle più ghiotte dopo aver assistito in passato ad altri due interessanti concerti di Franck con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e non avendo mai avuto l’occasione di ascoltare questa prestigiosa formazione sinfonica parigina.
L’impatto con l’Auditorium è notevole, la sala si sviluppa molto in altezza ed è estremamente raccolta intorno al palcoscenico, l’acustica si rivelerà, durante il concerto, buona ma con la tendenza a saturare un po’ con le grosse masse di questa pagina mahleriana.
Fin dalle note d’esordio del monolitico movimento iniziale l’approccio di Franck è spiazzante soprattutto rispetto ad altre pagine ascoltate in passato. Se spesso aveva indugiato in sonorità imponenti qui la forbice dinamica è contenuta e gestita tra il pianissimo ed il mezzo forte riuscendo però ad ottenere sempre piani sonori distinti e anche scarti dinamici improvvisi e ben definiti. Il mistero dato da questo incipit e la sensazione di essere messi davanti ad un fato ineluttabile prova ad essere inutilmente stemperato da vari episodi a volte campestri altre meditativi che però non impediscono all’episodio iniziale in do minore di riproporsi ogni volta in un modo diverso ma sempre carico di angoscia e pessimismo. Si passa così grazie a Franck dallo shock alla rassegnazione, alla consapevolezza, alla preghiera, al vuoto che ci rimane in mano alla fine del movimento. Tutta cambia con il secondo movimento, un Ländler, che insieme agli altri due tempi centrali della sinfonia ha la funzione di intermezzo.
La pausa di circa cinque minuti prevista in partitura da Mahler stesso non viene rispettata, forse per motivi radiofonici, e questo consente di stemperare rapidamente la cupezza che il primo movimento lascia con il suo ultimo singulto accordale. Questo movimento mette in luce il bellissimo impasto degli archi dell’Orchestre Philharmonique de Radio France e la plasticità della direzione del musicista finlandese che troviamo nell’ondivago tema del movimento centrale dove si apprezza anche l’abilità di Mikko Franck a gestire il fraseggio in lunghissime campate. Il Lied “Urlicht” (luce prigenia) che segue senza soluzione di continuità è il momento più intimo di tutta la sinfonia, un momento cameristico dove la tornita voce di contralto di Gerhild Romberger dialoga mirabilmente con direttore e orchestra in quello che è il punto di passaggio verso il grande quadro che è il movimento finale. Mahler, e gli interpreti non vengono meno, chiede un gesto di fiducia all’ascoltatore, potremmo dire quasi di fede visto il testo degli ultimi tre versi: “Io sono di Dio e a Dio voglio tornare!/Il buon Dio mi darà un lumicino/che mi farà luce fino all’eterna vita beata!”.
Delle qualità vocali ed interpretative di Gerhild Romberger abbiamo già discusso in occasione di due concerti con la Sinfonia n.3 di Gustav Mahler ed ogni volta nonostante le altissime aspettative non rimaniamo mai delusi dalla contralto sassone. La voce è potente, perfettamente intonata, un velluto caldo ed avvolgente ed emotivamente coinvolgente e con notevole omogeneità tra i due registri. Il mastodontico finale, dopo l’atto di fede del movimento precedente, ha un impatto deflagrante per poi far ricadere gli ascoltatori nel vuoto. Bene viene resa questa staticità che tenta di svilupparsi in qualche modo per poi sfociare mestamente nella tesa e cupa ambientazione del primo movimento. Molto bene qui gli ottoni della “Philharmonique” nella loro compattezza con emissione morbida quando serve e con un bel impasto timbrico tra i vari strumenti. Complesso questo movimento, caratterizzato da continue tensioni e distensioni, marce al supplizio e trasfigurazioni incompiute, trova con la bacchetta di Franck una convincente organicità. Le dinamiche si fanno più estreme con masse sonore importanti a piena orchestra ed è qui che rileviamo che la sala ha qualche limite di saturazione nei forti, almeno in platea dove siamo seduti, che comunque non sono particolarmente fastidiosi per l’ascolto. Dopo un percorso ad ostacoli musicalmente imprevedibile, disarmante è l’apertura di un nuovo spazio dove prende la scena il coro che a cappella canta i versi di Klopstock tratti dall’ode “La Resurrezione” da cui Mahler toglierà gli ultimi quattro versi per proseguire con un proprio testo scritto per l’occasione.
Questo è il momento dal quale Mahler comincia a costruire la conclusione accennando ed evitando quel momento di trasfigurazione già sentito ad inizio movimento. Partecipa finalmente anche la soprano sudafricana Golda Schultz, voce ricca e pastosa, che si amalgama molto bene con la Romberger, capace di emergere quando serve dalla poderosa massa di coro ed orchestra. La tensione si accumula ed il direttore finlandese non si tira indietro profondendo tutte le energie possibili, sue, dell’orchestra e del buon e nutrito Coro di Radio France. Il finale è solo una grandiosa apoteosi che corona un arduo percorso di ascolto di quasi 100 minuti con una carica emotiva che alcuni ascoltatori hanno provato a gestire con grande difficoltà tra dolore, esaltazione e lacrime di commozione in una commistione a cui Mahler ci abituerà anche con le sinfonie successive.
Luca Di Giulio
(29 ottobre 2022)
La locandina
Direttore | Mikko Franck |
Soprano | Golda Schultz |
Contralto | Gerhild Romberger |
Orchestre Philarmonique de Radio France | |
Chœur de Radio France | |
Programma: | |
Gustav Mahler | |
Sinfonia n.2 “Resurrezione |
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