Parigi: struggente Cabaret
Dopo il successo del suo Edipo Re messo in scena per l’INDA al Teatro Greco di Siracusa, Robert Carsen ha voluto allestire a Parigi un altro classico, ma della contemporaneità, e ha scelto Cabaret, il famoso musical creato a Broadway nel 1966, universalmente noto per il film di Bob Fosse del 1972 con Liza Minelli. Per festeggiare il rilancio del Lido2, ormai diventato una filiale del gruppo Accor e affidato alla direzione di Jean-Luc Choplin, il grande regista canadese, maestro nelle regie dell’opera lirica, ha assicurato la messa in scena e la scenografia con Luis F. Carvalho di uno spettacolo ormai diventato un classico. Lo spettacolo riproduce le vicende del Kit Kat Klub nella Berlino degli anni Trenta, e attraverso gli avventori di una pensione il passaggio dalla spensieratezza della declinante repubblica di Weimar alla plumbea tetraggine dell’incipiente nazismo, e cioè dalla libertà dei costumi della capitale tedesca, patria dell’avanguardia culturale d’Europa, centro universale della débauche e meta privilegiata dei grandi irregolari d’Europa, all’avvento di Hitler al potere, che segna la fine di ogni speranza.
Prima di mettere in scena la musica di John Kander e le parole di Fred Ebb, il duo di Broadway al quale si deve la brillante trilogia di Cabaret, Chicago e New York New York, Carsen, che oltre ad essere un grande regista ha un passato di attore, e aveva assistito alla prima dello spettacolo di Jérôme Savary al Mogador di Parigi con Ute Lemper nel ruolo di Sally Bowles, ha riletto attentamente i Goodbye to Berlin, la raccolta di racconti dell’inglese Christopher Isherwood pubblicati nel 1939 e dedicati ai quattro anni vissuti a Berlino tra il 1929 e il 1933. Lo stesso libro infatti ha ispirato nel 1951 I am a Camera, la pièce di teatro del drammaturgo inglese Jonh Willim Van Druten, poi l’omonimo film di Henry Cornelius sceneggiato da John Collier nel 1955, e gli autori del musical di Broadway intitolato Cabaret prodotto da Harold Prince nel 1966 su libretto di Joe Maesteroff. Carsen dunque ha attinto a piene mani all’atmosfera frenetica e nervosa della Berlino degli anni Trenta, dove il libertinaggio e la psicopatologia della vita quotidiana s’intrecciano con convulsa allegria sulle note della débauche, prima dell’avvento del nazismo e dunque della catastrofe.
Sin dalle prime scene, delle diciannove in tutto che formano lo spettacolo, si è subito catturati dalla precisione filologica di dettagli, costumi, scenografie, personaggi. La scena si apre sui camerini del Kit Kat Klub, con i cantanti in déshabillée che provano lo spettacolo e i musicisti che prendono posto sugli spalti ai lati del palcoscenico. Teatro nel teatro, cabaret nel cabaret. Poi entra in scena l’americano Clifford Bradshaw (un credibilissimo Oliver Dench) aspirante romanziere, che bardato del suo cappottone a doppio petto si imbatte su un treno sul contrabbandiere e futuro nazista Ernst Ludwig (un fosco e pettinatissimo Ciarán Owens), il quale lo instrada verso la pensione di Fräulein Schneinder (un’ottima Sally Ann Triplett) l’affittacamere cinquantenne coi calzini corti e senza speranze che conta fra i suoi ospiti una puttana svalvolata attivissima coi marinai, Fräulein Kolt (intrpretata da una perversissima Charlie Martin), e un commerciante di frutta ebreo assimilato, Herr Schultz (ruolo disarmante affidato all’assai verosimile Gary Milner con occhialetti e barbetta brizzolata), che le chiede di sposarlo, del tutto ignaro della sorte che l’attende. Irrompe fra loro Sally Bowles, (prorompente la prestazione di Lizzy Connolly) la cabarettista inglese di buona famiglia, artista promiscua e senza vergogna, che seduce su due piedi l’americano e gli si accolla come un’ostrica occupandone la stanza, fino al triste epilogo di un amore senza futuro.
La cosa bella è che, per uno spettacolo di cabaret, nel Cabaret di Carsen la narrazione corre come un fiume in piena, senza un momento di stasi. I vari numeri si susseguono a ritmo sfrenato, grazie alle luci sapienti di Giuseppe di Iorio e dello stesso Carsen, alle curatissime coreografie di Fabian Aloise, che fa piroettare i diciassette danzatori acrobatici, alternando la ribalta del Kit Kat Klub, con gli interni della pensione di Fräulein Schneider, che salgono e scendono dalla fossa del palcoscenico a vista grazie a una pedana invisibile.
A introdurre il tutto The MC, Emcee, il maestro di cerimonie del Kit Kat Klub, che recita un ruolo essenziale. Per la parte, Carsen dopo attenta riflessione, per questa parte chiave non ha voluto scegliere né un uomo né una donna, ma Sam Buttery, attore inglese gender fluid, e cioè un uomo che si sente una donna, e dunque pretende in inglese il pronome plurale “they”, anziché il singolare maschile o femminile “he” or “she”, in francese il pronome “iels”. E in italiano un modo ancora non pervenuto. Ambiguo quanto basta, con le sue unghie smaltate di nero e la pinguedine compatta e ambivalente, Emcee conquista la scena a passi felpati, muovendosi in sottoveste nera con pailletes e Dr. Martens.
Il momento più struggente dello spettacolo è quando il coro intona “Tomorrow Belongs to me”, e sullo sfondo grazie al video di Will Duke corrono le immagini di repertorio delle lunghe code dei berlinesi della Repubblica di Weimar davanti ai negozi presi d’assalto per l’inflazione, e quelle delle folle naziste in estasi davanti ai discorsi di Adolf Hitler. Mentre la storia incalza, il musical va avanti con le sue scene e i suoi colpi di scena… Alla fine gli applausi del Lido2 scendono giù generosi per questa produzione di gran classe che racconta in modo lieve le tragedie del XX secolo, riuscendo a strappare al pubblico il sorriso amaro della liberazione e forse persino la catarsi.
Marina Valensise
(8 dicembre 2022)
La locandina
Direttore | Bob Broad |
Regia, co-scenografia, co-creazione delle luci | Robert Carsen |
Costumi e co-scenografia | Luis F.Carvalho |
Coreografia Fabian Aloise | |
Co-creazione delle luci | Giuseppe di Iorio |
Sound design | Unisson Design |
Video design | Will Duke |
Casting | Will Burton per Grindrod and Burton |
Personaggi e interpreti: | |
Sally Bowles | Lizzy Connolly, |
The MC | Sam Buttery |
Clifford Bradshaw | Oliver Dench |
Fräulein Schneinder | Sally Ann Triplett |
Herr Schultz | Gary Milner |
Ernst Ludwig | Ciarán Owens |
Fräulein Kolt | Charlie Martin |
Danzatori | Carl Au, Rhys Batten, Hannah Yun Chamberlain, Anya Ferdinand, Elizabeth Fullalove, Frser Fraser, Luke Johnson, Dominic Lamb, Darnell Mathewe-James, Natasha May –Thoas, Nic Myers, Rishard Kyro Nelson, Oliver Ramsdale, Clancy Ryan, Charlie Shae-Waddell, Kraig Thornber, Poppy Tierney |
Condividi questo articolo