Parigi: un Boris Godunov privato delle scene all’Opéra Bastille

Scritta su libretto proprio e basata sul dramma omonimo di Puškin e sulla Storia dello Stato Russo di Karamzin, Boris Godunov è la sola opera lirica che Modest Musorgskij ha completato.
Puškin basò il suo dramma sul personaggio storico di Boris Godunov, membro della guardia personale di Ivan il Terribile.
Nell’opera lirica, ambientata tra il 1598 e il 1605, Boris Godunov diventa Zar di tutte le Russie dopo l’uccisione, avvenuta in circostanze misteriose, dell’erede legittimo al trono del figlio di Ivan il Terribile, lo Zarevic Dmitrij Ivanovič, e aver di fatto esercitato il potere durante il regno di Fëdor I, altro figlio di Ivan, considerato mentalmente incapace di governare.
Nonostante i suoi sforzi per mantenere una condotta di regno più umana rispetto al predecessore, la Russia sotto il regno di Boris precipita ben presto nel caos e nella povertà.
Un giovane monaco, Grigorij, dopo una fuga rocambolesca dal monastero, si fa passare per lo Zarevic Dmitrij; dopo aver convinto il re di Polonia della legittimità del suo matrimonio con l’intrigante Marina, il falso Dmitrij organizza l’invasione della Russia da parte delle truppe polacche. Boris Godunov, assillato da sensi di colpa e in preda ad allucinazioni, precipita nella follia e muore, designando il proprio figlio Fëdor come successore.
Il capolavoro di Musorgskij ha due versioni: l’Ur Boris del 1869, in sette scene, che non fu accettato per essere rappresentato, e fu eseguito per la prima volta quasi cinquant’anni dopo la morte del compositore, il 16 febbraio 1928 al Teatro Mariinskij di Leningrado.
La seconda versione, del 1871, in un prologo e quattro atti, profondamente revisionata dall’autore, fu invece tenuta a battesimo con successo l’8 febbraio del 1874 sempre al Teatro Mariinskij: include elementi nuovi che non si ritrovano in Puškin e dà una rappresentazione in qualche modo differente e più sfaccettata dello zar Boris Godunov.
In Occidente Boris Godunov è quasi sempre stato eseguito non nelle due orchestrazioni originali di Musorgskij, ma in quelle successive di Rimskij Korsakov e di Šostakovič: scoperte ed apprezzate da critica e pubblico soltanto in tempi recenti, le orchestrazioni originarie rivelano, con le loro tonalità musicali più approssimative e scure, maggiore aderenza ai fatti tenebrosi della storia raccontata.
Decidendo di rappresentare all’Opéra Bastille la versione originaria di Boris Godunov, Vladimir Jurowski, che rientrava sul podio dell’Opéra dopo parecchi anni d’assenza, e il regista olandese Ivo van Hoven avevano preferito la concisione di un testo, poco più di due ore di spettacolo senza intervallo, che si concentra sulle problematiche connesse al potere escludendo balletti, folklore e storie d’amore, vero o falso esso sia.
L’Ur Boris si chiude nel silenzio che segue la morte, spettacolare, del protagonista ed è un excursus più personale, più drammatico, più politico e, se vogliamo, più shakespeariano dell’ascesa e caduta di un sovrano molto controverso.
Accolto senza troppo entusiasmo da pubblico e critica, lo spettacolo aveva come idea forza l’apparizione in video del giovane Dmitrij che nel corso della rappresentazione si moltiplicava in una dozzina di adolescenti.
Non alla recita cui abbiamo assistito in cui, a causa di uno sciopero che ha visto cancellate numerose rappresentazioni dell’Opéra National alla Bastille, Boris Godunov è stato eseguito in forma di concerto.
All’alzarsi del sipario il pubblico, meno folto del previsto ma comunque molto attento e partecipe, ha trovato il magnifico coro stabile dell’Opéra National preparato in modo egregio da José Luis Basso, schierato sul proscenio del grande palcoscenico di Bastille e gli interventi dei solisti, in abiti borghesi con l’esclusione dell’Ufficiale di polizia di Maxim Mikhailov, si sono svolti – in presenza o in assenza del coro – con l’accompagnamento di pochi movimenti scenici a suggerire lo svolgersi della trama.
L’esperimento sarebbe potuto risultare fallimentare, così non è stato e il pubblico è rimasto incantato e catturato, senza bisogno di troppi video, di troppi personaggi che inopinatamente si moltiplicano, in una parola di troppi orpelli scenici, dalla suggestione e dalla potenza della musica di Mussorgski.
C’era, questo è vero, un fuoriclasse sul podio, Vladimir Jurovski che in questo repertorio, ma non solo in questo, è oggi fra le bacchette più ricercate. La tinta cupa, misteriosa dell’opera è stata restituita in modo magnifico, come pure la forza espressiva delle grandi scene di popolo e l’Orchestra stabile dell’Opéra National, sotto la sua direzione, ha suonato meravigliosamente bene. Il contatto con il palcoscenico è stato amplificato dalla versione in forma di concerto, come pure l’affiatamento fra maestro e protagonista, un Ildar Abdrazakov, concentrato, intenso, espressivo, abile nel canto e in grado di restituire minuziosamente ogni momento dell’ascesa e caduta di Zar Boris.
Accanto a tanto regale protagonista si mettevano in bella evidenza le voci, altrettanto scure di Ain Anger che era uno ieratico monaco Pimen e di Evgeny Nikitin, molto applaudito nei panni di Varlaam.
Se Dmitrij Golovniv è sembrato un po’ opaco come Falso Dmitrij, molto a posto sono risultati gli interventi – fondanti nell’opera – di Vasily Efimov nel ruolo dell’Innocente, della radiosa Ruzan Mantashian e dell’intensa Evdokia Maleskaya, cui spettavano i personaggi dei figli di Boris, Xenia e Fëdor, mentre gli interventi baritonali di Scelkalov sono stati ben svolti, con morbidezza di suono, da Boris Pinkhasovich.
Fra gli altri, ricordiamo almeno, per l’impressionate aderenza al suo torbido personaggio, il Principe Sciuiskij di Maxim Paster ma sono stati bravi tutti. Al termine dello spettacolo successo al calor bianco, con autentiche ovazioni per Maestro e protagonista.

Rino Alessi
(29 giugno 2018)

La locandina

Direttore Vladimir Jurowski
Regia Ivo van Hove
Personaggi e interpreti:
Boris Godounov Ildar Abdrazakov
Fiodor Evdokia Malevskaya
Xenia Ruzan Mantashyan
La nourrice Alexandra Durseneva
Le prince Chouiski Maxim Paster
Andrei Chtchelkalov     Boris Pinkhasovich
Pimène Ain Anger
Grigori Otrepiev Dmitry Golovnin
Varlaam Evgeny Nikitin
Missaïl Peter Bronder
L’aubergiste Elena Manistina
L’innocent Vasily Efimov
Mitioukha Mikhail Timoshenko
Un officier de police Maxim Mikhailov
Un boyard, voix dans la foule Luca Sannai
Orchestre et Choeurs de l’Opéra national de Paris
Maîtrise des Hauts-de-Seine / Chœur d’enfants de l’Opéra national de Paris

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