Parma: il Trionfo del Tempo e del Disinganno allo specchio
Un tema di raro fascino. Una fonte di ispirazione per artisti, letterati e filosofi nei secoli. Così come di raro fascino è il luogo che del suo svolgimento in musica si è fatto ospite. Il Trionfo del Tempo e del Disinganno, oratorio di Georg Friedrich Händel su libretto di Benedetto Pamphilj, nella rilettura del violinista e direttore d’orchestra Fabio Biondi con l’ensemble Europa Galante e le voci soliste di Francesca Lombardi Mazzulli, Arianna Rinaldi, Francesco Marsiglia, Vivica Genaux, a impreziosire, tra gli affreschi del Correggio e del Parmigianino, i suggestivi spazi dell’Abbazia di San Giovanni Evangelista di Parma. Così gli scorsi 26 e 28 giugno ha preso vita il progetto speciale firmato Fondazione Teatro Due per Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21. Un allestimento in forma scenica con la direzione teatrale di Walter Le Moli. Uno specchio collocato nell’abside come unico imponente elemento a dominare la scena.
Una lettura piuttosto minimalista che Le Moli dichiara funzionale e strumentale alla sua visione: uno specchio su cui riflettiamo, immaginiamo, ma anche il simbolo di un contrasto senza soluzione. lo specchio. Una scelta essenziale che, lasciando tempo allo spettatore, lo inviti a completare l’azione mentalmente e autonomamente. Così le quattro figure allegoriche protagoniste, Bellezza, Piacere, Tempo e Disinganno si muovono nello spazio, in un luogo di culto, non sconsacrato, in cui sull’abbandono ai diktat della morale vuole aver la meglio l’attenzione al dramma umano senza tempo della continua scelta.
Sul riconoscimento di piena legittimità del «piacere come parte della vita che se escluso, come vorrebbero certi rigori, porterebbe via con sé tutti i colori e il piacere stesso della vita», spiega Le Moli, argomentando sul tema di profonda complessità teologica. Proprio sugli stereotipi morali del periodo barocco, in un’accurata analisi sull’autore, sul contesto, sul ruolo della società del tempo e sulla scrittura stessa dell’Oratorio, intervengono in un interessante approfondimento svoltosi nella Biblioteca dell’Abbazia di San Giovanni Evangelista, il giorno dopo la prima rappresentazione, Walter Le Moli, Lorenzo Montenz, Luca Della Libera e Fabio Biondi. Ma, torniamo alla rappresentazione del 26 giugno: ad ospitarla una Chiesa gremita, in cui, nonostante le difficoltà dell’acustica, anche grazie alla rivista disposizione degli strumentisti rispetto all’ipotesi originaria (tra lo sfondo, lo specchio, e i solisti), la resa si rivela efficace e in linea con la lettura di Biondi. Le scelte agogiche sono parse caratterizzate da tempi non esasperati tali da compensare, in certa misura, i limiti della particolare acustica e consentire maggiore agio alle voci. L’interpretazione di queste celebri pagine händeliane risulta, come nella tradizione dell’ensemble, piuttosto energica e vigorosa, caratterizzata da grande attenzione ai dettagli e alle sfumature espressive. Un meticoloso lavoro di cesello sul piano strumentale impreziosito dal tributo delle voci soliste.
Degne di nota l’eleganza interpretativa, il timbro, la morbidezza e la presenza scenica del mezzosoprano Vivica Genaux, al suo debutto nelle vesti di Disinganno, nel registro di contralto; mentre Bellezza, il soprano Francesca Lombardi Mazzulli, si distingue per espressività e proiezione vocale. Il Piacere, ruolo scritto per soprano, affidato al mezzo Arianna Rinaldi, ha suscitato l’entusiasmo del pubblico per un’intensa interpretazione culminata nella celebre aria “Lascia la spina”. Infine, il tenore Francesco Marsiglia ha vestito il ruolo del Tempo con duttilità estrema e grande padronanza tecnica. Queste le caratteristiche delle singole voci soliste nonostante dall’insieme del quartetto emergesse una certa disomogeneità nell’amalgama timbrico. Travolgente la direzione di Biondi al violino che così descrive Il Trionfo del Tempo e del Disinganno: «Straordinario effetto di luce e talento, questo lavoro del giovane Händel alla sua prima esperienza in Italia, è punto d’incontro tra la vita musicale più eletta e rappresentativa del nostro Paese e la prorompente personalità di colui che sarà definito da tutti come il principe della musica vocale nei primi cinquant’anni del settecento. Saranno Alessandro Scarlatti, Bernardo Pasquini, il grande mecenate Ottoboni, e naturalmente il re del violino Arcangelo Corelli a sostenere e partecipare nella Roma del 1707 a questo evento straordinario, che determinerà per sempre un cambio di visione tra drammaturgia e tessuto musicale tale da influenzare tutto il repertorio successivo». Su un ultimo accordo di mi maggiore in pianissimo termina l’aria con violino obbligato di Bellezza “Tu del ciel ministro eletto”. Poi, per qualche istante a regnare è il silenzio. Con lui l’oscurità a inibire la vista della meravigliosa cupola impreziosita dai tratti del Correggio. È la resa de “La Bellezza ravveduta”, come vorrebbe il titolo originale. Applausi scroscianti consacrano il successo di questo “Trionfo” firmato Teatro Due/Europa Galante.
Luisa Sclocchis
(26 giugno 2021)
La locandina
Direttore | Fabio Biondi |
Regia | Walter Le Moli |
Scene | Tiziano Sati |
Costumi | Gabriele Mayer |
Luci | Claudio Coloretti |
Personaggi e interpreti: | |
Bellezza | Francesca Lombardi Mazzulli |
Piacere | Arianna Rinaldi |
Tempo | Francesco Marsiglia |
Disinganno | Vivica Genaux |
Orchestra Europa Galante |
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