Parma: Le Willis, il Festival Toscanini riscopre il primo Puccini

La nascita di un nuovo festival musicale, in un periodo storico alquanto tribolato, è segno non solo di speranza per il futuro ma anche di una coraggiosa volontà di andare oltre le abitudini radicalizzate.

Il Festival Toscanini, voluto dal sovrintendente Alberto Triola, affiancato dalla direzione musicale del maestro Omer Meier Wellber, propone un programma piuttosto sfaccettato che unisce la tradizione ad alcune riscoperte, pagine inedite e contemporanee. Una realtà culturale stimolante e necessaria a rinnovare il panorama verdiano parmense. 

Protagonisti del concerto inaugurale, nella suggestiva cornice dell’Auditorium Paganini, due esponenti di un’epoca di cambiamenti: Maurice Ravel e Giacomo Puccini.

Del primo abbiamo ascoltato il noto Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra, la cui mirabile orchestrazione, a distanza di novanta’anni dalla prima esecuzione avvenuta a Parigi il 14 gennaio1932, desta ancora stupore e meraviglia.

Ad eseguirlo il pianista rumeno Daniel Ciobanu il quale, in totale simbiosi con la direzione di Omer Meier Wellber, restituisce una visione interpretativa di incantevole leggerezza. 

Un vero e proprio acquerello sonoro, in cui i passi virtuosistici vengono trattati in una concezione più coloristica, estremamente in linea con la raffinatissima orchestrazione di Ravel che, all’interno dell’impianto concertistico, crea degli episodi di puro stampo e gusto cameristico. Sublime come Ciobanu ha realizzato il secondo movimento, Adagio assai, quasi in stile improvvisativo, come un pensiero inafferrabile che scorre costantemente nei nostri pensieri.

Ovazioni e un bis virtuosistico: Tom&Jerry di Hiromi Uehara.

A conferma degli intenti del Festival Toscanini, la seconda parte ha riportato alla luce la prima stesura del primo capolavoro di Giacomo Puccini: Le Willis. 

Composto nel 1883 per partecipare al concorso indetto dalla casa editrice Sanzogno, Le Willis non ottennero nessuna vittoria. La vicenda è avvolta in misteriose perplessità.

In commissione, infatti, erano presenti tre insegnanti di Puccini: Amilcare Ponchielli, Amintore Galli e Cesare Dominiceti. Pare, come ha illustrato Michele Girardi nell’interessante incontro  pomeridiano che ha preceduto il concerto inaugurale, che Giulio Ricordi -il cui fiuto per i talenti era assai arguto- avesse intuito le doti del giovane compositore e per sottrarlo, in caso di vincita, a una futura collaborazione con Sonzogno, fece in modo di assicurarne la perdita. 

Dopodiché, nell’ottobre dell’anno successivo, il primo lavoro teatrale di Puccini -ribattezzato Le Villi e rimaneggiato con l’aggiunta di un paio di arie- andò in scena al Teatro Dal Verme di Milano riscuotendo un clamoroso successo. 

Nello scorrere la partitura dell’edizione critica pubblicata da Ricordi a cura di Martin Deasy e ascoltando la prima esecuzione italiana in tempi moderni de Le Willis emerge, come tratto inequivocabile e unanimemente condiviso, la statura di un compositore in erba che già aveva in sé il germoglio di tutto il pensiero creativo ed estetico che di li a poco avrebbe manifestato.

Le Willis, nonostante la brevità e la mancanza di due arie affidate ai protagonisti, è un’opera prodiga di arcate melodiche generose ma mai sfacciate, di un’orchestrazione già matura e di una vivida  inclinazione malinconica.

Se alcuni impianti ricordano Mascagni e Ponchielli, è sorprendentemente interessante cogliere già dei bagliori che ritroveremo sviluppati adeguatamente nei successivi capolavori del genio di Lucca. 

Protagonisti di questo giovanile esordio un cast di tutto rispetto. 

Il soprano Selene Zanetti è un’Anna dalla vocalità flessibile, attenta alla dizione e al colore della parola, sfoggia una linea di canto limpida, corposa, ben amministrata nella non facile scrittura, ma soprattutto canta con vibrante intensità.

Al suo fianco il tenore australiano-cinese Kang Wang, una vera rivelazione. Dizione scolpita, timbro svettante, suono ben proiettato, Kang Wang affronta la parte di Roberto con grande ricerca espressiva cesellando con gusto appropriato la vena creativa e teatrale di Puccini. 

Si conferma interprete pregevole il baritono Vladimir Stoyanov la cui corda baritonale ammalia non solo per la bellezza del colore ma anche per l’intelligenza nel saper fraseggiare con nobili intenti. 

Estremamente vigorosa la concertazione di Omer Meier Wellber sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini che ritrae l’irrequieto piglio del giovane compositore anche laddove certi passi richiederebbero maggior tenerezza e dosaggio nei crescendo passionali. 

Ottima la resa corale della Camerata Musicale di Parma diretta dal maestro Martino Faggiani. 

Apprezzabile la realizzazione semi scenica affidata a Filippo Ferraresi, che ha curato il progetto drammaturgico e la regia, affiancato da Guido Buganza per gli elementi scenici. Lo spazio -limitato- è stato valorizzato con alcuni dettagli: un derviscio rotante, l’uso dei palindromi, gigli, icone sacre, la grande vetrata dell’Auditorium, tutti elementi che hanno contribuito a rendere ancor più limpida l’essenza del dramma.

Le Willis, un ottimo punto di partenza per Puccini ma anche per un festival che merita di essere seguito e amato.

Gian Francesco Amoroso

Parma, 5 giugno 2022

La locandina

Direttore Omer Meir Wellber
Progetto drammaturgico e regia Filippo Ferraresi
Elementi scenici Guido Buganza
Programma:
Maurice Ravel
Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra
Pianoforte  Daniel Ciobanu
Giacomo Puccini
Le Willis
Edizione critica della prima versione a cura di Martin Deasy [Ed. Ricordi]
Prima esecuzione italiana in tempi moderni
Personaggi e interpreti:
Anna Selene Zanetti
Roberto Kang Wang
Guglielmo Gulf Vladimir Stoyanov
Filarmonica Arturo Toscanini
Camerata Musicale di Parma
Maestro del Coro Martino Faggiani

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