Parma: Pelléas et Melisande “sotterraneo”
La Verità, cercata, taciuta, sospesa eppure sempre a portata di vista: questo il fondamento del Pelléas et Melisande; la chiede Golaud, ripetutamente, ma la domanda anche Pelléas, ottenendo entrambi risposte vaghe eppure chiarissime. E insieme alla verità c’è l’acqua in tutte le sue declinazioni, elemento vitale e creatore e allo stesso tempo complice di segreti e nasconditrice: nell’acqua Melisande cerca alternativamente morte e conforto, trovando la prima; l’acqua della fontana è tanto cristallina quanto quella della grotta è torbida e fetida, il tutto in un costante gioco di simbolismo ermetico con cui si coniuga un mai celato esoterismo.
Tutto ritorna nell’allestimento dell’unica opera composta da Debussy – registrata lo scorso 28 marzo al Teatro Regio di Parma sarà trasmessa su Rai5 il prossimo 22 aprile – della coppia franco-canadese Barbe&Doucet, che realizzano regia scene e costumi, con l’apporto essenziale delle luci di Guy Simard. Orchestra distanziata in platea e azione in palcoscenico, niente pubblico se non un ristretto numero di spettatori, uno per palco.
Il regno di Allemonde è sotterraneo, una sorta di Aldilà terreno, in cui si muovono personaggi diafani e dove impera il non-colore. Funziona tutto: dalla piscina-fontana con al centro un’isola che rimanda al ciclo pittorico “L’isola dei morti”, di Arnold Böcklin, all’insistere sui numeri “tre” – le isolette sospese da cui pendono radici e su cui cresce un albero-nuvola – e “sei”, che è il numero dell’armonia assoluta, come le serve custodi dello spirito dei protagonisti che qui prende forma di globi.
Tutto sembra già compiuto nella visione dei registi, ogni cosa è scritta e definita, eppure l’indefinitezza, lo sfuggevole restano in agguato nell’ombra per rivelarsi a tratti.
Marco Angius – assecondato da una magnifica Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini – rende la narrazione musicale come un lungo piano sequenza ininterrotto, mantenendo sempre la tensione drammatica e la sensazione di “sospeso” ricorrendo a soluzioni dinamiche morbidamente stringenti e ad agogiche maliose.
Ottimo il cast, a cominciare dalla coppia protagonista. Il Pelléas di Phillip Addis, che canta assai bene, è giustamente trasognato così come la Melisande disegnata dalla sempre incantevole Monica Bacelli è caratterizzata da una forza fragile che si incarna in un fraseggio rarefatto ed efficace.
Michael Bachtadze è Golaud tormentato e dalla voce autorevole, mente l’Arkël, vestito di foglie e corteccia, di Vincent Le Texier si distingue per accenti e colori.
Convincono pienamente Enkelejda Shkoza – Geneviéve protettiva – e Silvia Frigato che dà voce e corpo ad un Yniold ben tratteggiato.
Bravo Adriano Gramigni nel doppio ruolo di Medico e Pastore e bene il coro preparato da Martino Faggiani.
Alessandro Cammarano
(28 marzo 2021)
La locandina
Direttore | Marco Angius |
Regia, scene e costumi | Barbe & Doucet |
Luci | Guy Simard |
Personaggi e interpreti. | |
Mélisande | Monica Bacelli |
Pelléas | Phillip Addis |
Golaud | Michael Bachtadze |
Arkël | Vincent Le Texier |
Geneviève | Enkelejda Shkoza |
Yniold | Silvia Frigato |
Un medico/Un pastore | Adriano Gramigni |
Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini | |
Coro del Teatro Regio di Parma | |
Maestro del coro | Martino Faggiani |
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