Parma: un Requiem in filigrana
Sopite le contestazioni della serata d’apertura del Festival Verdi 2022 è giunta serenatrice una delle più sublimi meditazioni sull’ Aldilà mai composte; una visione della Vita oltre la Morte che prescinde da qualsivoglia dogma religioso, un esame lucido sulle aspettative e sulle speranze dell’uomo dopo la morte: questa la Messa da Requiem.
Molto si è scritto sulla religiosità di Verdi, fino ad arrivare a definire il Grande Bussetano ateo: niente di meno esatto. Verdi fu religioso, non avrebbe potuto non esserlo, ma al contrario di Manzoni, ossequiente alla Chiesa, fu un cattolico critico e sicuramente non clericale.
La Messa da Requiem è, al di là dell’omaggio all’amico Manzoni, una ricerca in musica intorno al grande, imperscrutabile, tema della Morte e della Salvezza, sulla paura e sulla speranza, sulla dannazione e sul riscatto.
Ci si consola nell’ “Ingemisco” che, carico di speranza, segue il “Dies irae” – il cui tema incalzante ritorna a più riprese a richiamare un perdono che deve essere comunque guadagnato – ci si commuove al “Lacrymosa” fino a sentirsi dilaniati dal “Libera me Domine”, che suona quasi come un grido d’aiuto disperato al quale la risposta sembra restare in sospeso.
Michele Mariotti, col gesto essenziale e denso che lo contraddistingue, esplora i meandri più reconditi dell’impaginato verdiano rendendoli attraverso un gioco di trasparenze che lasciano intuire senza imporre.
Non ci sono impeti e urgenze, che invece lasciano spazio ad una narrazione in filigrana fatta di sottili pennellate dinamiche capaci di attingere a una tavolozza di colori vividissimi e al contempo leggeri, il tutto con esemplare attenzione alla parola.
L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai risponde con totale aderenza alla visione del direttore rendendosi protagonista di una prova maiuscola, così come maiuscola è la prestazione del Coro del Teatro Regio di Parma preparato in maniera impeccabile da Martino Faggiani.
Sontuoso il quartetto dei solisti.
Marina Rebeka, che esibisce un meraviglioso canto “all’italiana”, rende con profondità il senso ultimo di ogni frase e lo fa su un fraseggio sempre meditato oltre che con palpabile commozione. Che meraviglia il suo “Libera me Domine”.
Varduhi Abrahamyan è dionisiaca nel suo accentare, sensuale nel timbro, perfetto contraltare del soprano.
Stefan Pop ha il sole nella voce, è capace di emozionarsi, possiede una linea di canto adamantina, è tutto nella musica e allo stesso momento è totalmente per l’ascoltatore. L’attacco in pianissimo dell’”Ingemisco” è un gioiello.
Magnifico anche Riccardo Zanellato, che con la sua voce di basso cantabile riesce duttilmente a mettere in luce tutte le morbidezze che Verdi riserva alla sua parte.
Allo spegnersi della musica Mariotti resta con il braccio alzato, quasi a sospendere il tempo ancora per qualche secondo. Poi gli applausi scroscianti, per tutti.
Alessandro Cammarano
(23 settembre 2022)
La locandina
Direttore | Michele Mariotti |
Soprano | Marina Rebeka |
Mezzosoprano | Varduhi Abrahamyan |
Tenore | Stefan Pop |
Basso | Riccardo Zanellato |
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai | |
Coro del Teatro Regio di Parma | |
Maestro del coro | Martino Faggiani |
Programma: | |
Giuseppe Verdi | |
Messa da Requiem |
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