Zurigo: Per Idomeneo la famiglia è universale
La famiglia, intesa nel senso più estensivo del termine, è il centro da cui tutto si sviluppa e intorno al quale tutto gira nell’Idomeneo che Jetske Mijssen, insieme alla drammaturga Kathrin Brunner mette in scena alla Opernhaus Zürich, dando prova di aver compreso a fondo il senso dell’opera che segna l’ingresso di Mozart nella maturità.
Idomeneo è dramma familiare prima che racconto epico; sono gli affetti, in tutta la loro gamma, a dominare, insieme ai contrasti etici legati al conflitto tra la necessità di proteggere la prole e il dovere di adempiere al voto al dio “salvatore”.
L’azione si muove in un spazio chiuso, domestico, ideato da Gideon Dovey è illuminato dai tagli glaciali di Franck Evin, che riporta ad atmosfere ibseniane e nel quale il grigio è declinato in una gamma infinita di sfumature presenti anche nei costumi moderni disegnati da Dieuweke van Reij. Tutto rimanda alla dimensione domestica: i ritratti in cornice sui numerosi tavoli rotondi presenti sulla scena, gli abiti da sposa, i vecchi e i bambini.
La famiglia, allargata fino a comprendere l’intero popolo cretese e le principesse straniere, determina azioni e interazioni, espresse ora con azioni esplicite ora in forma allegorica ove non completamente sublimata. Solo sul finale le pareti si solleveranno, lasciando il posto ad un vuoto riempito di persone che vanno unite verso il futuro.
Elettra, nella sua aria di ingresso “Tutte vi sento in petto”, rivive attraverso i mimi che le fanno da controscena il dramma della catena di omicidi della casa di Atreo, con Agamennone che sacrifica Ifigenia ed è a sua volta assassinato da Clitemnestra, uccisa da Oreste; Idomeneo invece nell’iniziale “Vedrommi intorno l’ombra dolente” assiste al passaggio di un gruppo di profughi emaciati e stanchi ma uniti nel reciproco aiuto.
Il re cretese è padre di tutti, a costo di tradire, soffrendo, il suo voto e lo dimostra fino in fondo; sarà lui che, oltre a tutto, impedirà a Elettra di togliersi la vita strappandole il pugnale di mano e abbracciandola con la tenerezza di cui solo un genitore è capace. Il popolo partecipa sempre, coinvolto in tutti gli accadimenti, non potrebbe essere diversamente.
La Mijssen cesella il gesto scenico rendendolo denso di significato; non un movimento risulta eccessivo o inutile. Efficacissimo il Leitmotiv della pistola che nello sviluppo delle vicende passa di mano in mano senza mai essere usata se non contro il mostro marino, ovvero sull’unico elemento estraneo alla comunità e fonte di perturbazione.
Una visione positiva dunque, contemporanea, attenta al presente senza tradire il senso primo dell’opera.
Alla testa dell’Orchestra La Scintilla, impeccabile, Giovanni Antonini, perfetto, plasma la narrazione musicale su straordinari slanci dinamici e agogiche rigogliose, a richiamare atmosfere marine nelle quali venti impetuosi lasciano passo a brezze leggere per tornare improvvisi e più violenti. Il mare, specchio dell’animo dei protagonisti, selvaggio e dolce, irato e benigno è anche nella ricchezza dei pieni orchestrali e nella puntualità delle diverse sezioni.
Il continuo di Claudius Herrmann, Dariusz Mizera, Michael Richter si distingue per fantasia e levità.
Ad eccezione di Guanqun Yu, Elettra ferina e fragile, sicura in acuto e incisiva nel fraseggio, tutti gli altri interpreti erano al debutto nei rispettivi ruoli.
Joseph Kaiser Disegna un Idomeneo ideale per presenza scenica ed autorevolezza di mezzi vocali, tenero e combattuto, uscendo vincitore da quel campo minato che è “Fuor del mar”.
Perfetto l’Idamante di Anna Stéphany, che canta e recita benissimo, forte di una voce fascinosa nel colore e ricca di sfumature.
Hanna-Elisabeth Müller tratteggia una Ilia dolente e combattiva ad un tempo, il tutto con mezzi vocali nei quali è la rotondità a farsi notare.
Ildo Song figura bene nel breve ma essenziale intervento della Voce.
Perfetto l’Arbace di Airam Hernandez, dalle agilità facili e freschissimo nel timbro.
Completano il cast i precisi Taye-Jin Park e Mamuka Tepnaze nelle vesti di Due Troiani e le Due Cretesi di Anna Soranno e Marta Víllegas.
Partecipe il Coro, ben preparato da Ernst Raffelsberger.
Pubblico stregato e quasi otto minuti di applausi scroscianti, per tutti.
Alessandro Cammarano
(Zurigo, 4 febbraio 2018)
La locandina
Direttore | Giovanni Antonini |
Regia | Jetske Mijnssen |
Scene | Gideon Davey |
Costumi | Dieuweke van Reij |
Lighting designer | Franck Evin |
Drammaturgia | Kathrin Brunner |
Idomeneo | Joseph Kaiser |
Idamante | Anna Stéphany |
Ilia | Hanna-Elisabeth Müller |
Elettra | Guanqun Yu |
Arbace | Airam Hernández |
La Voce | Ildo Song |
Due Cretesi | Anna Soranno, Martha Villegas |
Due Troiani | Tae-Jin Park, Mamuka Tepnadze |
Orchestra La Scintilla | |
Chor der Oper Zürich | |
Statistenverein am Opernhaus Zürich | |
Maestro del Coro | Ernst Raffelsberger |
Continuo | Claudius Herrmann, Dariusz Mizera, Michael Richter |
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