Piacenza: la svolta “paterna” di Muti
La parabola artistica di un musicista riserva grandi sorprese e suggerisce importanti riflessioni.
Se il passare degli anni, per un direttore d’orchestra, comporta un inevitabile venir meno di quelle energie proprie degli impeti giovanili, l’apice della maturità induce a una maggiore essenzialità.
Tecnicamente il gesto si fa più lineare, l’approfondimento delle partiture e la conoscenza dell’orchestra portano a saper toccare le sezioni negli snodi essenziali ottenendo in questo modo un discorso musicale fluido e dinamico.
Nell’osservare Riccardo Muti, oggi, sul podio del Teatro Municipale di Piacenza a capo dell’Orchestra Giovanile Cherubini, sono emersi molti di questi aspetti, primo fra tutti una totale fiducia negli orchestrali che, seppur giovani, dimostrano di saper essere una compagine duttile, generosa nel suo essere vitalistico e mai scomposta. Spesso però di fronte a un’orchestra giovanile si potrebbe avere un atteggiamento opposto, di iper controllo, invece Muti -a fronte di un lavoro capillare di prove sul repertorio – lascia lo spazio ai musicisti guidandoli nella giusta misura senza mai caricarli.
È il Muti della maturità, paterno, teneramente severo, incline alla cantabilità, vivo laddove necessario, mai prevaricatore, essenziale nel gesto, riflessivo e pacato.
A introdurre il concerto una pagina, a lui cara, che ha caratterizzato i suoi anni giovanili: la Sinfonia del Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Storica la sua incisione integrale del 1982 con un cast stellare in cui brillano per bellezza vocale Mirella Freni, Sesto Bruscantini e Leo Nucci.
Una risata introduce la celebre Sinfonia che, come ha detto il maestro a inizio concerto in un breve discorso per salutare e ringraziare dello straordinario lavoro svolto nei drammatici mesi segnati dal COVID-19 i medici e gli infermieri presenti in sala, può sembrare fuori luogo ma in realtà va interpretata come un sorriso per il futuro senza dimenticare la tragedia.
Muti punta l’attenzione sul lirismi della pagina donizettiana facendo emergere un retrogusto di melanconica italianità tipica della gloriosa scuola napoletana.
Il clima cambia totalmente con la Sinfonia n. 9 di Antonin Dvorák «Dal nuovo mondo», pagina celeberrima del compositore ceco composta durante gli anni in cui era direttore del New York National Conservatory of Music.
Di questo straordinario affresco sinfonico, in cui Dvorak magistralmente inserisce motivi e temi afroamericani di incantevole fascino, il maestro Muti mette in luce la matrice classica-europea della sinfonia, ottenendo non solo una certa compattezza fra i quattro movimenti che la compongono, ma anche una coesione e continuità nell’incessante dialogo fra i soli e le sezioni orchestrali.
Il suono denso degli archi, sempre alla corda, dell’Adagio introduttivo diviene tappeto sonoro ideale per l’assolo del corno inglese del secondo movimento -Largo- la cui vibrante cantabilità si diffonde come una necessaria richiesta di tregua e di pace.
La vivacità dello Scherzo risulta più nelle intenzioni che nei tempi conferendone in tal modo un andamento decisamente più nobile. Anche nel finale Muti gioca sulle tinte senza mai caricare gli ottoni, illuminando di calore l’apoteosi finale.
Prolungati applausi hanno richiamato più volte il maestro Muti alla ribalta il quale ha voluto ricordare che in questi giorni ha registrato, nella magnifica cornice del Municipale assieme al coro del teatro e all’Orchestra giovanile Cherubini, il Canto degli Italiani in un video che verrà distribuito in tutte le ambasciate e gli istituti italiani di cultura nel mondo in occasione della ricorrenza del 2 giugno.
Gian Francesco Amoroso
(29 maggio 2021)
La locandina
Direttore | Riccardo Muti |
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini | |
Programma: | |
Gaetano Donizetti | |
Don Pasquale – Sinfonia | |
Antonin Dvorák | |
Sinfonia n. 9 in mi minore «Dal Nuovo Mondo» |
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