Pisa: Giulio Cesare fra amore e tradimenti
Non è frequente trovarsi di fronte ad allestimenti dedicati a Georg Friedrich Händel in Italia. Specialmente di opere, come il Giulio Cesare, che hanno durate importanti perché al loro interno presentano un gran numero di arie e recitativi accompagnati. In Inghilterra il sassone Händel (per loro Handel) è una gloria nazionale e quindi le sue opere sono programmate con maggiore frequenza.
Ma anche in Italia dovrebbe essere più considerato, anche perché il compositore fece fortuna Oltremanica con l’opera italiana, allora di gran moda. Abbiamo quindi salutato con piacere il coraggio del Teatro di Pisa nel proporre l’opera (già Giulio Cesare in Egitto, rappresentato per la prima volta a Londra nel 1724) affidandolo a una delle bacchette più importanti per la musica dei secoli XVII e XVIII in Italia. E Carlo Ipata che con i suoi Auser Musici affronta nuovamente il compositore, dopo l’incisione del Catone del 2017, in un allestimento con la regia di Matteo Mazzoni.
L’azione, che si svolge in Egitto riprendendo l’ispirazione storica della battaglia di Farsalo, è presentata in una scena fissa con scalinata e sulla quale vengono proiettate varie ambientazioni, oltre che un’iconografia artistica che descrive l’epoca romana. Una lettura legata al periodo in cui si sono svolti i fatti, con costumi che vedono Cesare in uniforme e il resto dei personaggi vestiti di tuniche ampie di vari colori.
Le vicende di amore, gelosia, tradimento, violenza sono inglobate in una funzione che deve tenere conto necessariamente dei tempi in partitura, e quindi in parte ingabbia i personaggi alla loro funzione prevalentemente musicale. Ipata conosce molto bene questa prassi e quindi sa dare alla musica il ruolo che le compete affidandosi agli strumenti d’epoca per supportare i cantanti. Uno degli esempi migliori è stata l’aria Va tacito e nascosto di Giulio Cesare che duetta con il corno senza pistoni.
Il cast ha risposto complessivamente bene all’impegno che l’opera richiede: ci fa piacere sottolineare in modo particolare Federico Fiorio, sopranista nel ruolo di Sesto Pompeo, sicuro e convincente anche nelle note più alte, la Cleopatra di Silvia Dalla Benetta, protagonista di una splendida interpretazione dell’aria Piangerò la sorte mia, Marco Bussi autorevole baritono nel ruolo di Giulio Cesare. Il pubblico, fortunatamente numeroso e attento verso uno spettacolo inconsueto in un teatro italiano e sicuramente non facile, ha festeggiato tutti gli interpreti anche se non è mancato qualche dissenso. Il risultato finale ha comunque convinto sottolineato da vari applausi scattati dopo molte delle arie durante lo svolgimento dell’opera.
Michele Manzotti
(27 febbraio 2022)
La locandina
Direttore | Carlo Ipata |
Regia | Matteo Mazzoni |
Coreografie | Daniela Maccari |
Scene | Giacomo Callari |
Costumi | Arianna Sartoria |
Light Designer | Michele della Mea |
Video Artist | Luca Attilii |
Assistente alla regia | Luca Orsini |
Personaggi e interpreti: | |
Giulio Cesare | Marco Bussi |
Cleopatra | Silvia Dalla Benetta |
Tolomeo | Sonia Prina |
Cornelia | Magdalena Urbanowicz |
Sesto Pompeo | Federico Fiorio |
Achilla | Rocco Lia |
Curio | Patrizio La Placa |
Nireno | Antonello Dorigo |
Orchestra Auser Musici |
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