Pisa: il divertimento amaro di Così fan tutte

Così fan tutte è opera camaleontica, di coppie scoppiate, di doppi sdoppiati, di contrasti insanabili,  di erotiche ambiguità, di disordini e riordini apparenti, di sentimenti alti e dei loro opposti, bassi e perfino triviali. Insomma, è opera che oggi, come non mai, appare sfuggente ed intangibile quale nebbia mattutina. E se ci si sforza di afferrarla, aggrappandosi ad uno dei suoi tanti appigli tematici o simbolici, la si scopre ancora più profondamente insondabile.

Stefano Vizioli, che ha ben presenti queste contraddizioni, non schiaccia l’acceleratore in direzione di un tragico cinismo o, di contro, verso frivolezze e amenità troppo esteriori, ma si muove piuttosto tra i concetti di divertimento amaro, di amore sfrontato, di silenzi incomunicabili, costruendo le vicende amorose su un gioco ossimorico, divertente e divertito, che tuttavia conduce inevitabilmente ad un’amarezza di fondo insanabile. Intendiamoci: non mancano idee che scatenano risa, ammiccamenti pungenti e piccanti, sguardi furtivi, ma è altrettanto vero che su tutto aleggia la tensione di qualcosa di inesprimibile, e proprio per questo di allarmante.

Le scene di Milo Manara, poi, sono semplicemente meravigliose: nella loro licenziosità pudica, nel loro gioco seducente, nella loro rappresentazione dissoluta delle divinità classiche, rallegrate dalla sventure umane, Manara coglie dritto nel segno (e come poteva altrimenti uno dei maestri italiani dell’eros?), entrando in sintonia con la regia di Vizioli, il quale, a tratti, pare rappresentare in palcoscenico una delle opere a fumetti del Maestro.

Il cast vocale, del resto, risulta ben assortito ed equilibrato. La coppia delle sorelle, interpretate da due giovani cantanti naturalmente sensuali e degne di figurare nei cieli istoriati di Manara, mette in campo la bella vocalità – specie nell’aria del secondo atto – del soprano Maria Mudryak, una Fiordiligi in cui convivono fragilità umana e spigliatezza scenica (nonché vocale); accanto a lei figura l’apprezzabile Dorabella del mezzosoprano Lilly Jørstad, dal timbro avvolgente e sfumato, disinvolta in scena e tecnicamente sicura. I due amanti “traditi” trovano nel tenore Antonio Mandrillo un Ferrando giustamente ombroso, dal timbro piacevolmente chiaro e saldo in acuto; nel baritono Jirí Rainiš, invece, un Guglielmo scattante e stuzzicante, vocalmente preparato e dal timbro caldo. Sorprendente la Despina del soprano Francesca Cucuzza, che tratteggia una donna energica, furba e vitale, in forza di un penetrante timbro luminoso, di una voce ben proiettata e di un fraseggio variegato; molto bene anche il Don Alfonso del basso Emanuele Cordaro, attento ad esprimere l’ironia e il disincanto dell’uomo cinico, senza mai forzare voce o espressività.

La direzione di Aldo Sisillo risulta molto equilibrata, precisa, tutta giocata sulle calibrature di dinamiche e agogiche, entrambe costantemente sotto controllo. Anche l’ ORT – Orchestra della Toscana risponde benissimo, producendo sonorità nitide e rifinite, in cui si faticano a trovare imprecisioni. Ugualmente ottima la prova del Coro Archè, puntualissimo. Ciò che manca, però, alla resa complessiva, è proprio quel tocco di imprevedibilità, quel guizzo d’originalità, anche nell’errore, che già dall’ouverture pare emergere a fatica. Maggior sensualità e vivacità nella concertazione, insomma, avrebbero sicuramente alleggerito una certa compostezza fin troppo evidente.

Il Teatro Verdi di Pisa conclude così la sua stagione operistica, portando a casa l’ennesimo grande successo, con un pubblico foltissimo che ha dimostrato, a suon di applausi e ovazioni, di aver compreso e apprezzato il pregevole allestimento.

Mattia Marino Merlo
(15 marzo 2024)

La locandina

Direttore Aldo Sisillo
Regia Stefano Vizioli
Scene Milo Manara
realizzate da Benito Leonori
Costumi Milo Manara
realizzati da Roberta Fratini
Luci Nevio Cavina
Personaggi e interpreti:
Fiordiligi Maria Mudryak
Dorabella  Lilly Jørstad
Guglielmo Jirí Rainiš
Ferrando Antonio Mandrillo
Despina Francesca Cucuzza
Don Alfonso Emanuele Cordaro
Maestro al cembalo Riccardo Mascia
ORT – Orchestra della Toscana
Coro Arché 
Maestro del coro Marco Bargagna

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