Pisa: la classicità licenziosa di Poppea
“Pur ti miro, pur ti godo” non è solo un celebre, musicalissimo verso, ma è anche la reazione verbale, quasi naturale, di chi ha assistito alla recita pisana de L’incoronazione di Poppea: il solenne Tacito, l’erudito Svetonio, perfino lo stoico Seneca, che appare nell’opera e ci muore, avrebbero apprezzato il risultato complessivo, di emozioni e passioni violente ma calibrate, voluttuose, perfino lascive, ma classiche nella loro organizzazione visiva ed esecutiva. Perché va detto: quest’opera grida “sesso” da ogni parte, ed il difficile sta proprio nell’ascoltare e ricomporre i suoi stimoli sensoriali e sensuali, senza che vadano persi o esasperati.
Pier Luigi Pizzi, nella sua idea registica visivamente pulita ed essenziale, metafisica ed ideale, coglie gli snodi centrali del dramma: la spiccata sensualità e libertà di costumi dei personaggi, dalla nutrice all’imperatore, l’ambiguità dei rapporti amorosi e della loro realizzazione, la riflessione su un’ideale di classicità che è anche licenziosità benevola (del tipo S’ei piace, ei lice). I protagonisti si muovono con grazia e garbo, ma senza mai nascondere cosa li spinge ad agire, il più delle volte un desiderio o una voglia che viene da sotto le loro vesti. Compostezza, insomma, ma anche insinuante carnalità.
La stessa eleganza dei sensi, pure dei più torbidi, si ritrova nella direzione di Antonio Greco, alla guida dell’eccellente Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua: partendo dalla prima versione veneziana, ed interpolando ritornelli strumentali di quella napoletana, la lettura è giustamente varia nei ritmi e nei colori, eppure limpida e chiara, senza forzature espressive o esagerati contrasti. Il direttore trova per ogni momento la giusta chiave interpretativa, ora fatta di languido abbandono, ora di brama risolutrice, puntando sugli equilibri e mettendo in evidenza i bei chiaroscuri di libretto e musica.
Roberta Mameli, splendida Poppea, trasuda fascino e sensualità impareggiabili: la voce, limpida e bella, ammalia sin dall’esordio, seducendo ancor prima della bellezza esteriore, senza necessità di esibire alcuna forzatura stilistica, ma giocando con le note e piegandole in favore di un’espressività che si muove per sottrazione. La sua Poppea è sì carnale, ambiziosa, provocante, ma soprattutto persuasiva e fascinosa perché animata da quel “vedo-non vedo”, alla base del vero erotismo: stilisticamente inappuntabile.
Il sopranista Federico Fiorio è un ottimo Nerone, la cui voce cristallina, forte di un timbro pulito e gradevolissimo, ben si sposa con l’ambiguità di un imperatore dalla doppia anima maschile e femminile, dallo spirito cangiante, rigoroso e amante insieme. Il duetto con Lucano, vorticoso nelle agilità affrontate con precisione, e l’ultimo con Poppea, languido e struggente, dimostrano le sue abilità di interprete, fraseggiatore e fine tecnico vocale.
Molto bene Josè Maria Lo Monaco: con la sua Ottavia risulta cantante elegante, in virtù dello smaltato timbro mezzosopranile, e interprete attenta al senso della parola, incisiva nell’invettiva di sovrana scalzata, eppure commovente nel suo addio a Roma, delicato e affranto.
Enrico Torre, Ottone, convince più nelle nobili intenzioni che nella resa, con una linea di canto affetta da vibrato in basso e una certa fissità in alto.
Federico Domenico Eraldo Sacchi dà la sua voce di basso a un Seneca austero, giustamente profondo e imperturbabile. Candida Guida, Arnalta, convince soprattutto quando intona la ninna nanna per Poppea, Danilo Pastore, invece, nei panni dell’altra più estrosa nutrice, brilla per le sue vivaci doti attoriali. Bene Chiara Nicastro, una Drusilla forse non ancora vocalmente matura, ma graziosa nello stile.
Davvero molto bene, invece, Luigi Morassi, Lucano (ma anche I soldato e II famigliare) e Mauro Borgioni (Mercurio, tribuno, littore, III famigliare). Più che valido, infine, l’apporto di Francesca Boncompagni (Fortuna), Paola Valentina Molinari (Amore e Valletto), Giorgia Sorichetti (Virtù, Pallade, Damigella) e Luca Cervoni (Liberto, II soldato, console).
Pubblico partecipe, nonostante la rarità dell’opera, e festoso, con picchi di approvazione per Roberta Mameli e Federico Fiorio, coppia veramente seducente.
Mattia Marino Merlo
(12 gennaio 2024)
La locandina
Direttore | Antonio Greco |
Regia, scene, costumi e luci | Pier Luigi Pizzi |
Personaggi e interpreti: | |
Poppea | Roberta Mameli |
Nerone | Federico Fiorio |
Ottavia | Josè Maria Lo Monaco |
Ottone | Enrico Torre |
Seneca | Federico Domenico Eraldo Sacchi |
Arnalta | Candida Guida |
Drusilla | Chiara Nicastro |
Lucano/soldato/famigliare | Luigi Morassi |
Liberto soldato/console | Luca Cervoni |
Mercurio famigliare/tribuno/littore | Mauro Borgioni |
Nutrice/famigliare | Danilo Pastore |
Fortuna | Francesca Boncompagni |
Amore/Valletto | Paola Valentina Molinari |
Virtù/Pallade/Damigella | Giorgia Sorichetti |
Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!