Pompei: Le Vie dell’Amicizia di Ravenna Festival in Giordania e in Italia
Prima di arrivare a Pompei, dove si è tenuta la serata conclusiva che abbiamo seguito, Le Vie dell’Amicizia di Ravenna Festival hanno realizzato un concerto a Ravenna e due in Giordania, nel Teatro romano di Jerash e nel campo di Za’atari. Fondato nel 2012 dal governo giordano e dall’UNHCR, Za’atari accoglie circa 80.000 profughi siriani che vivono in condizioni sempre più precarie, nonostante il sostegno dei fondatori e delle tante organizzazioni umanitarie presenti in loco.
Le Vie dell’Amicizia, nate per stabilire un ponte tra i popoli attraverso il potere della musica, che senza bisogno di parole unisce e affratella le persone, hanno anche portato strumenti in regalo ai musicisti presenti tra i profughi: oud, i tipici liuti arabi, e gli strumenti a fiato chiamati migwiz, oltre a violini e a una donazione per acquistare altri strumenti tradizionali.
Durante i concerti diretti da Riccardo Muti, tra le file dell’Orchestra Cherubini sedevano giovani dell’Orchestra del Conservatorio Nazionale di Amman, in un mélange che ha funzionato benissimo, e Muti ha deciso anche di lasciare un ampio spazio centrale nel programma a esperti musicisti giordani e siriani: i cantanti Zain Awad, Ady Naber, Mirna Kassis, Razek-François Bitar e gli strumentisti Saleh Katbeh (oud) ed Elias Aboud (percussioni), tutti avvincenti nelle interpretazioni di musiche arabe tradizionali o composte ai giorni nostri.
La volontà di ribadire che «il cuore ha lo stesso colore per tutti», come una volta Riccardo Muti ci disse, nelle Vie dell’Amicizia è confortata ogni volta dal gran livello delle esecuzioni, in programmi densi di significato: questa volta, il second’atto dell’Orfeo ed Euridice di Gluck, con la vocalità sicura e la sensibilità del controtenore Filippo Mineccia, poi “Casta diva“interpretata dal soprano Monica Conesa, una cantante giovanissima ma di doti già evidenti. Infine, lo Schicksalslied di Brahms, il Canto del destino dall’Iperione di Friedrich Hölderlin, dove si è distinto, come peraltro anche in Gluck, il Coro Cremona Antiqua, ottimamente preparato da Antonio Greco.
Un programma che in vari modi toccava il tema del rapporto dell’essere umano con la divinità e con il fato: la profonda interpretazione di Riccardo Muti, con la sua capacità di scavare nella partitura e illuminarne ogni dettaglio, ha scatenato l’entusiasmo dei 1500 spettatori presenti sulle gradinate del Teatro Grande, anfiteatro di straordinaria bellezza che fu sepolto con tutta Pompei dall’eruzione del Vesuvio nell’anno 79, e fu in seguito recuperato grazie agli scavi archeologici e accuratamente restaurato.
Le antiche pietre sono state testimoni di un avvenimento non solo di altissima qualità musicale, ma denso di spunti di riflessione. Una caratteristica costante delle Vie dell’Amicizia: una tra quelle, e non sono poche, che le rendono uniche.
Patrizia Luppi
(11 luglio 2023)
La locandina
Direttore | Riccardo Muti |
Controtenore | Filippo Mineccia |
Soprano | Monica Conesa |
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini con musicisti dell’Orchestra del Conservatorio Nazionale di Amman | |
Coro Cremona Antiqua | |
Maestro del Coro | Antonio Greco |
Programma: | |
Christoph Willibald Gluck | |
Orfeo ed Euridice, secondo atto | |
Vincenzo Bellini | |
Casta diva | |
Johannes Brahms | |
Schicksalslied |
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