Ravenna: gli Eroi erranti della Trilogia d’autunno

“Eroi erranti in cerca di pace” era il titolo della Trilogia d’autunno di Ravenna Festival, la concentrata rassegna che ogni anno viene proposta con formule e repertori diversi. Questa volta si trattava di due opere e un recital vocale, tutti dedicati alla musica di epoca barocca. Gli eroi Ulisse ed Enea, entrambi reduci dalla guerra di Troia e condannati a errare dal volere degli dei, erano al centro della scena rispettivamente ne Il ritorno di Ulisse in patria, “tragedia di lieto fine” di Claudio Monteverdi su libretto di Giacomo Badoaro, tratta dall’Odissea e portata in scena per la prima volta durante il Carnevale di Venezia nel 1640 (qui nella versione critica di Bernardo Ticci), e in Dido and Aeneas di Henry  Purcell su libretto di Nahum Tate, ispirata all’Eneide e scritta per le allieve di una scuola femminile che la interpretarono nel 1689.

Unico capolavoro nella storia dell’opera inglese fino alla produzione novecentesca di Benjamin Britten, Dido and Aeneas è stata incastonata in un’altra composizione di Purcell, Hail, bright Cecilia: l’ode del 1692 alla santa patrona della musica, di cui numerosi brani hanno fatto da cornice alla tragica storia della regina cartaginese abbandonata dal suo eroe, nello spettacolo dal titolo riassuntivo “Didone e Enea nel giorno di Santa Cecilia”.

L’abbinamento vincente tra Pier Luigi Pizzi e Ottavio Dantone si era già concretizzato in passato in diverse occasioni: proprio a Ravenna, per fare solo un esempio, era stato grande il successo nel 2021 per un’altra opera monteverdiana, L’Orfeo. E calorosissimo è stato il riscontro del folto pubblico anche per le serate di questa Trilogia.

Pizzi, sbalorditivo con i suoi 94 anni in grande forma e in piena attività, ha firmato regia, scene e costumi, ideando per i due spettacoli un unico dispositivo scenico dominato dal bianco e dal nero, acceso dai colori di abiti e luci; di grande rilievo il contributo di Oscar Frosio, che di queste ultime si è occupato. Pochi oggetti nello spazio, alcuni di valore simbolico come il telaio di Penelope, il letto di Didone, l’organo di Santa Cecilia; gestualità curata, mai sopra le righe (se si eccettua l’Iro di Robert Burt, personaggio sì comico, ma in questo caso troppo caricato): tra elementi dei miti e contemporaneità, tutto era in uno spirito di raffinata eleganza, com’è caratteristico di questo grande uomo di teatro. Un momento di stupore ha suscitato nell’Ulisse l’apparizione di un’aquila viva e benissimo addestrata, mitologica messaggera di Giove.

La serata purcelliana, ideata dallo stesso Pier Luigi Pizzi, era ambientata in una scuola; i giovani in scena che intonavano l’Ode alla Santa, comportandosi da normali ragazzi e anche scatenandosi in movenze di danza sulla musica, erano oltre ai cantanti i bravissimi componenti del Coro della Cattedrale di Siena, intitolato al glorioso fondatore dell’Accademia Chigiana, Guido Chigi Saracini, e diretto da Lorenzo Donati. All’interno dell’Ode si apriva poi, teatro nel teatro, la rappresentazione di Dido and Aeneas, integrale a eccezione delle danze, alla quale i giovani assistevano con vibrante partecipazione.

Profondo studioso della musica di quest’epoca, Ottavio Dantone ha diretto magistralmente i due spettacoli, con fantasia, sensibilità e incontestabile pertinenza stilistica, ponendo al livello della platea e non in buca l’orchestra, la smagliante Accademia Bizantina. Pregevole il livello generale degli interpreti, di cui parecchi partecipavano a entrambi gli allestimenti, con in primo piano per doti vocali e interpretative Mauro Borgioni, Ulisse ed Enea, accuratissimo nel porgere le parole e rivelarne il senso, in un vero “recitar cantando”; Arianna Vendittelli, dalla voce ricca e sicura, capace di trasformarsi con agio dalla risoluta dea Minerva alla dolente regina Didone; Delphine Galou, molto efficace nel palesare il complesso percorso psicologico di Penelope, tra il soffrire per l’assenza di Ulisse e l’immergersi nella gioia per il suo ritorno. Ma sono da citare tra gli altri almeno, per l’Ulisse, l’Eurimaco di Žiga Čopi, i tre Proci, Federico Domenico Eraldo Sacchi, Danilo Pastore e Jorge Navarro Colorado, e il nerboruto Giove di Gianluca Margheri; per Dido and Aeneas, la Belinda di Charlotte Bowden.

Completava la Trilogia il concerto, al quale non abbiamo assistito, del talentoso controtenore polacco Jakub Józef Orliński. Con l’ottimo ensemble Il Pomo d’Oro, Orliński ha interpretato una serie di brani secenteschi di autori come Monteverdi, Frescobaldi, Caccini, Cavalli e altri ancora. Il recital ha avuto anch’esso una fervida risposta da parte del pubblico, che non si è voluto allontanare dal Teatro prima di ottenere numerosi bis.

 

Patrizia Luppi

(18-19 novembre 2024)

La locandina

Direttore Ottavio Dantone
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Luci Oscar Frosio
Personaggi e interpreti:
Il ritorno di Ulisse in patria
L’Humana fragilità Danilo Pastore
Tempo Gianluca Margheri
Fortuna Chiara Nicastro
Amore Paola Valentina Molinari
Giove Gianluca Margheri
Nettuno Federico Domenico Eraldo Sacchi
Minerva Arianna Vendittelli
Giunone Candida Guida
Ulisse Mauro Borgioni
Penelope Delphine Galou
Telemaco Valerio Contaldo
Antinoo Federico Domenico Eraldo Sacchi
Pisandro Danilo Pastore
Anfinomo Jorge Navarro Colorado
Eurimaco  Žiga Čopi
Melanto Charlotte Bowden
Eumete Luca Cervoni
Iro Robert Burt
Ericlea Margherita Maria Sala
Didone e Enea nel giorno di Santa Cecilia
Soprano Charlotte Bowden
Contralti  Delphine Galou, Candida Guida
Tenore  Žiga Čopi
Baritono Mauro Borgioni
Bassi Gianluca Margheri, Federico Domenico Eraldo Sacchi
Didone Arianna Vendittelli
Belinda Charlotte Bowden
Enea Mauro Borgioni
Una maga Delphine Galou
I strega Chiara Nicastro
II strega Paola Valentina Molinari
Un’ancella (seconda donna) Candida Guida
Uno spirito (Mercurio) Žiga Čopi
Un marinaio Jorge Navarro Colorado
Accademia Bizantina
Coro della Cattedrale di Siena Guido Chigi Saracini
Maestro del Coro Lorenzo Donati

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