Ravenna: strumentisti e danzatori in scena per l’omaggio a Stravinskij
Il 18 luglio 2020, la danza ritornava per la prima volta sul palcoscenico del Ravenna Festival dopo i mesi di chiusura per il Covid. Per schivare il divieto di toccarsi sul palcoscenico, lo spettacolo di quella sera faceva duettare étoiles della danza in coppia anche nella vita, e si avvaleva inoltre, invece che di musica registrata o eseguita da un’orchestra, delle esecuzioni dal vivo di solisti di gran rango; la formula era firmata da Daniele Cipriani con la consulenza musicale di Gastón Fournier Facio.
Quasi esattamente a un anno di distanza, il 10 luglio scorso, è andata in scena alla Rocca Brancaleone la nuova proposta di Cipriani, sempre con la consulenza di Fournier Facio: lo spettacolo Stravinsky’s love, un omaggio al compositore russo nel cinquantesimo anniversario della morte. Ancora una volta, per gran parte della serata ad accompagnare la danza c’erano musicisti che suonavano dal vivo, in primo luogo la pianista Beatrice Rana che l’anno scorso si era prodotta con il violoncellista Mario Brunello e quest’anno era affiancata dal violinista Francesco D’Orazio e dal pianista Massimo Spada. Assente giustificata solo la violinista Simone Lamsma, la cui esecuzione in coppia con Beatrice Rana di brani da Le Baiser de la fée era registrata. Di altre registrazioni si avvaleva lo spettacolo, ma storiche, di esecuzioni dirette dallo stesso Igor’ Stravinskij: numeri dell’Apollon Musagète registrato nel 1957 con la Los Angeles Philharmonic e dell’Oiseau de Feu con la Columbia Symphony Orchestra (1967).
Entrambi gli spettacoli, quello dell’anno scorso e quello di pochi giorni fa, erano inoltre prodotti in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova per il Festival di Nervi, ma tra i due spiccava una vistosa differenza: quest’anno in scena i ballerini si sono potuti avvicinare, toccare, abbracciare, stringere anche senza legami pregressi, grazie a una normativa meno severa per le persone vaccinate (o fresche di tampone negativo) contro il Covid.
Se n’è avvalsa in particolare la nuova creazione di John Neumeier, una delle perle della serata: Peter and Igor, su numeri del Baiser de la fée, che il coreografo statunitense ha costruito su due giovani ed eccellenti componenti del “suo” Hamburg Ballet, Jacopo Bellussi e Alessandro Frola. Peter e Igor, cioè Čajkovskij e Stravinskij (che alla memoria del collega dedicò il suo «balletto allegorico»), visti come due fratelli immersi nelle dinamiche di affetto, contrasti, allontanamenti e riunioni tipiche del rapporto famigliare.
Lo spettacolo allineava le creazioni coreografiche di Sasha Riva e Simone Repele del Ballet du Grand Théâtre de Genève, anche in scena nella loro «Suite italienne» da Pulcinella, di Sergio Bernal, già al Ballet Nacional de España, impegnato con Ashley Bouder nelle sue Tre danze da L’Histoire du Soldat, oltre che in numeri dell’Apollon Musagète con la coreografia di George Balanchine, e altre ancora, per finire con la toccante versione per danzatore solo che Uwe Scholz realizzò poco prima di morire, e che viene vista come una sorta di autoritratto, del Sacre du printemps nella versione per pianoforte a quattro mani firmata dallo stesso Stravinskij. In scena, l’intenso, valentissimo Davide Dato del Balletto della Wiener Staatsoper, con Beatrice Rana e Massimo Spada per l’ardua parte musicale.
La pianista si era poco prima cimentata nella «Danza russa» da Petruška, con i bravi Susanna Elviretti, Mattia Tortora e Tommaso Beneventi nei costumi ricostruiti da Anna Biagiotti su bozzetti originali di Alexandre Benois (altri costumi, nel corso della serata, erano basati su originali di Pablo Picasso e di Léon Bakst); in entrambi i casi Beatrice Rana ha messo in gioco le qualità strepitose del suo pianismo che allea perfetto controllo della tastiera anche nei passaggi più impervi, chiarezza e fluidità del fraseggio e raffinata calibratura delle sonorità, senza mai rinunciare all’espressività. Grande maestria e padronanza dei rispettivi strumenti hanno mostrato anche l’assente Simone Lamsma, Massimo Spada e Francesco D’Orazio: quest’ultimo, in particolare, brillantissimo nelle danze da L’Histoire du Soldat.
A introdurre e legare le varie parti della lunga serata c’era nientemeno che Igor’ Fëdorovič Stravinskij, reincarnatosi per l’occasione nell’elegante figura di Vladimir Derevianko. Fu tra i miti della sua generazione di danzatori, Derevianko, e oggi dirige corpi di ballo e crea coreografie, ma non ha rinunciato a lievi e discrete partecipazioni ad alcuni dei brani in programma. Con talento d’attore, portando il fascino della pronuncia russa natia nel suo immedesimarsi nel compositore suo conterraneo, ha creato una cornice di pregio per le esibizioni, guadagnandosi così meritati e calorosi applausi da parte del pubblico, che ha mostrato comunque di apprezzare vivamente tutto lo spettacolo.
Patrizia Luppi
(10 luglio 2021)
La locandina
Voce narrante | Vladimir Derevianko |
Pianoforte | Beatrice Rana, Massimo Spada |
Violino | Simone Lamsma, Francesco D’Orazio |
Danzatori | Sergio Bernal, Ashley Bouder, Jacopo Bellussi, Davide Dato, Alessandro Frola, Simone Repele, Sasha Riva, Tommaso Beneventi, Susanna Elviretti, Maria Vittoria Frascarelli, Mattia Tortora |
Consulenza musicale | Gastón Fournier-Facio |
Testi a cura di | Vittorio Sabadin |
Costumi a cura di | Anna Biagiotti |
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