Rinaldo: The Show must go on!
D. IV KAL. SEXT., MMXVIII. Trecento anni or sono, nell’autunno del 1718, veniva dato a Napoli il “Rinaldo” di G. F. Haendel così da onorare il genetliaco del sovrano Carlo VI e, pertanto, diversamente organizzato e redatto nel rispetto delle normali prassi e nell’interesse delle esigenze di Corte. Qui a Martina Franca, questa ricorrenza è stata celebrata in maniera fattiva con una necessaria Prima esecuzione in tempi moderni. Nell’Anno Domini 2018, infatti, quello che viene ad essere omaggiato è il naturale spirito propulsivo che il Festival della Valle d’Itria porta in sé stesso che, a dirla tutta, non è certo Sovrano di minor conto. Fino a pochissimi anni fa, infatti, non sarebbe stato pensabile poter riascoltare questa versione ma, dopo l’annuncio del 2012 relativo al rinvenimento del materiale musicale dato sino ad allora per perso (“Arie nell’Opera | di Rinaldo |fatta a Napoli nell’Autunno | dell’Anno 1718…”), è tutto vanto di questa produzione essersi animata di forza e volontà all’insegna di un sempre più necessario ecferamus. Avviene così che, grazie al prezioso e fruttuoso lavoro dell’ottimo Giovanni Andrea Sechi, possiamo oggi averne una ricostruzione attentamente ragionata ed una edizione critica che possono essere annoverate tra le conquiste della Ricerca contemporanea. La scelta per questa Prima in tempi moderni cade su un’ambientazione anni ’80 del Novecento e vede la contrapposizione di varie Star del Pop/Rock (Cristiani) e del genere Dark Metal (Turchi); in questo contesto i costumi di Sbicca e le luci di Rodighiero sono di certo supporto per lo spettatore. La Regia di Sangati è funzionale acché a trionfare, come nella migliore tradizione di Corte, siano le Voci. Le punte della conduzione registica si hanno negli intermezzi comici (parti di cui non è restato il testo musicale e che in questa rappresentazione vengono recitati dagli ottimi Lesbina, Valentina Cardinali, e Nesso, Simone Tangolo), questi giocano la “parte del leone” grazie alla proposta di diverse azioni sceniche tipiche delle storiche produzioni del Piccolo Teatro di Milano (vedasi alcuni chiari riferimenti ad “Arlecchino servitore di due padroni”). Questa dinamica, supportata alle Scene di Nonnato, si propone di permettere una fruizione distinta dei vari livelli dell’Opera e di servire ad un consumo musicale quanto più efficace possibile. Se di Musica si parla, Fabio Luisi porta a compimento quello che, ascoltato con l’orecchio di uno strumentista, diviene la consacrazione di un meticoloso lavoro di studio e preparazione. Un gusto del suono come sempre eccellente, un rigore estetico delle vibrazioni che percorre la partitura senza forzarla e, con personale senso interpretativo, ne rivela gli equilibri di forma, lasciando alla bellezza delle Voci il compito di coronarli e caratterizzarli nella fattispecie. In questo risulta capitale l’altissima cifra esecutiva dell’Orchestra La Scintilla e la presenza di un notevole Maestro al Cembalo, Ettore Papadia. Questo stile offre la Musica come viatico: un percorso di equilibrio compiuto da consegnare nella sua eteromogeneità; qui la bellezza del Suono e l’intenzione analitica dell’orchestrazione ne sono la chiave estetica di fruizione. Il Prologo della Vittoria (presente solo nella versione di Napoli per chiare ragioni politiche) viene affidato ad una simpatica criatura con tanto di maxi torta di compleanno e poi… è subito party. Partendo dalle nuove leve, si segnala positivamente la prova dei tre giovani dell’Accademia “Rodolfo Celletti”: Dielli Hoxha (Araldo di Argante), Kim-Lillian Strebel (Uno spirito in forma di donna), Ana Victória Pitts (Mago Cristiano). L’Almirena di Loriana Castellano scorre con piacevolezza e buone intenzioni, rispondendo al ruolo e alla scena; trova il suo apice in “Amami pur, se vuoi” che conduce con interpretazione sincera e coinvolgente confermando le ottime premesse che ne avevano già sugellato il debutto martinese. Così l’Argante di Francesca Ascioti che si segnala specialmente per la sicura presenza attoriale in seno ad una performance ben condotta e funzionale alla dinamica scenica della sua “fazione” di riferimento. Daria Savinova è un Eustazio presente e interagente, sia vocalmente che scenicamente ha portato a compimento la recita adoperandosi per essere un buon fratello. In perfetto mood con l’alter ego affidatogli è Francisco Fernández-Rueda, come per Elton John nella realtà, predilige la ricerca di un fraseggio opportuno senza tener troppo da conto il tono. Rispettando i livelli di fruizione immaginati dalla struttura registica, dulcis in fundo, le due primedonne. Armida è Carmela Remigio. Splendida nella parte, sicura, coinvolgente e, non da ultimo, bellissima! L’abito le calza a pennello e, dalle “Furie…” del Primo Atto sino a “Son sempre Armida”, è chiaro come l’artista sia un sicuro riferimento del genere e mostra, di volta in volta, una capacità interpretativa invidiabile. Fraseggio autentico e presente, vocalità che disvela una consolidata musicalità e la padronanza del mezzo. Non mancano per lei scroscianti applausi a scena aperta, meritatissimi.
Il ruolo-titolo è affidato, in debutto, a Teresa Iervolino: eccellente. Giustamente annoverata tra i riferimenti della nuova generazione, ha trovato qui una consacrazione assoluta. Sia la padronanza vocale (“Cara sposa” da manuale) che la sensibilità attoriale (eccezionale il duetto comico tra lei “paladino” di limpida chiarezza e la tromba di “umana naturalezza”), unite ad una capacità interpretativa che rende giustizia, le hanno significato numerosi applausi a scena aperta e, dopo “Lascia ch’io resti” al comparir della Luna piena sul Palazzo Ducale, una ripetuta richiesta di bis che, per motivi tecnici di registrazione in corso, non si è potuto concedere. Se Nicola Grimaldi potesse risorgere come questa partitura, avrebbe le fattezze di questa giovane e profonda artista.
A dispetto di quanto per qualcuno può valere in pratico (ma che, in realtà, vale puramente in linea teorica) vale appena la pena di ricordare che, nel rispetto delle linee generali, uno spettacolo ha il compito di arrivare all’animo umano, di elevarlo e di porlo in uno stato di riflessione e miglioramento etico. Tutte le componenti in gioco ne sono una parte e, dal backstage all’on-stage, hanno un ruolo in questa impresa. Se un lavoro di così ampia durata ha toccato profondamente un pubblico così diversificato sugellando un successo, qualcosa vorrà dire… Si può guardare alle cose in tanti modi, è giusto; si può valutare uno spettro di variabili infinito, è lecito. Coi tempi che corrono, dinanzi a operazioni di questa rilevanza si può rivolgere una sola parola: grazie!
Antonio Cesare Smaldone
(29 luglio 2018)
Per conoscere meglio questa produzione vi rimandiamo all’approfondimento precedentemente pubblicato sulle nostre pagine.
La locandina
Direttore | Fabio Luisi |
Regia | Giorgio Sangati |
Scene | Alberto Nonnato |
Costumi | Gianluca Sbicca |
Luci | Paolo Pollo Rodighiero |
Personaggi e interpreti: | |
Armida | Carmela Remigio |
Goffredo | Francisco Fernàndez-Rueda |
Almirena | Loriana Castellano |
Rinaldo | Teresa Iervolino |
Argante | Francesca Ascioti |
Eustazio | Dara Savinova |
Lesbina | Valentina Cardinali |
Nesso | Simone Tangolo |
Araldo di Argante | Dielli Hoxha* |
Uno Spirito in forma di Donna | Kim-Lillian Strebel* |
Mago Cristiano | Ana Victória Pitts* |
Orchestra La Scintilla | |
*Allievi dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” |
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