Roma: al Parco della Musica il Mahler memorabile di Daniele Gatti
Memorabile concerto all’Auditorium Parco della Musica. Il Maestro Daniele Gatti ha diretto l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia in un programma impegnativo: il Secondo concerto in mi bemolle maggiore per corno e orchestra di Richard Strauss, e la Quinta Sinfonia di Gustav Mahler. Il Primo Corno Solista dell’Orchestra romana, Alessio Allegrini, che nel 2004 aveva suonato lo stesso concerto sotto la direzione da Muyng-Whun Chung, ha offerto un’interpretazione impeccabile, restituendo tutto il virtuosismo di questa partitura che Strauss compose a Vienna nel 1942, fra gli affanni della guerra e della persecuzione nazista, e dedicò alla memoria del defunto padre, primo corno dell’Orchestra di corte di Monaco di Baviera, scomparso da ormai 37 anni e per il quale, sessant’anni prima, a soli 18 anni, aveva scritto il primo, ineseguibile, concerto per corno.
Sotto la bacchetta di Daniele Gatti, l’orchestra romana, come se inseguisse il corno di Allegrini in una battuta di caccia, è riuscita a tradurre alla perfezione questa composizione moderna eppure classica, dove riecheggiano alcuni momenti dei concerti per corno di Mozart per risolversi però in una dimensione ultra contemporanea, più astratta e enigmatica.
Nella seconda parte del concerto, il maestro Gatti ha dato un’interpretazione magistrale della Quinta di Mahler, composta nel 1904, la prima in cui la voce umana non appare, anche se viene evocata di continuo dalle molte citazione dei Lieder giovanili, dai motivi delle precedenti sinfonie precedenti, e dai temi ricorrenti che corrono sottotraccia in questa gigantesca partitura in cinque movimenti, dove Mahler, attinse alla grande musica romantica di Berlizo, Bizet, ma anche di Beethove, Schunert, Weber e Listz e alla musica popolare, assemblando una congerie di materiali eterogenei per raccontare un viaggio dal lutto alla festa, e ricostruire a ritroso l’itinerario di un individuo che passa dalle tenebre della morte alla luce della vita, attraversando attraversa l’intera gamma dei sentimenti umani.
Si passa così dall’iniziale marcia funebre, nei tempi voluti da Mahler “Con andatura misurata. Severamente. Come un corteo funebre”, al secondo movimento, col racconto della causa della morte nei tempi “Tempestosamente mosso. Con la massima veemenza”. Poi arriva l’intermezzo del terzo movimento, uno Scherzo nel tempo “Vigoroso, non troppo presto”, con i contrappunti di temi e di modi e la sovrapposizione di emozioni contrastanti, amore terrore, disperazione e speranza, sino al famoso Adagietto, che Mahler concepì nel tempo “Sehr langsam” (Molto lento) e Daniele Gatti ha fatto eseguire in un arco di circa 10 minuti, prima di arrivare al luminoso Allegro del Rondò-Finale, con la sua forma aperta e piena di speranza, in cui Theodor W. Adorno ravvisava una sorta di “conciliazione estorta”.
«Le mie sinfonie sono un mondo», diceva Mahler che iniziò a dare forma alla Quinta sinfonia nel 1902, all’indomani delle nozze con la ventiduenne Alma Schindler, nella sua prima estate di uomo sposato, in Carinzia, nella villa di Maiernigg sul lago di Wörthersee, dove il direttore dell’Hofoper di Vienna aveva l’abitudine di lavorare da solo sin dall’alba, rinchiudendosi in un capanno nel bosco, con un pianoforte a coda e le opere di Kant e Goethe muti testimoni dei suoi sforzi creativi.
Alle prese con un mare di elementi disparati, in cui convivono cose volgarissime come fanfare, marcette militari, valzerini e sdilinquimenti vari, e pagine musicali sublime, un contrappunto sottile, e dove la fedeltà alla tonalità e alla modalità ottocentesca cede di continuo alla dissoluzione del genere sinfonico, Gatti ha obbedito a una straordinaria coerenza, riprendendo nella sua direzione tutti i fili, i tempi diversi, dominando culturalmente, musicalmente la struttura di questa partitura impossibile, e sempre traducendola in un gesto quintessenziale di rara eleganza, dove l’economia dei mezzi si compendia nell’assoluta precisione del suono.
Così prendono vita le sfumature mirabili come un cesello, i contrasti esasperati e sempre sotto controllo, i pianissimo quasi impercettibili ma incisivi, il pizzicato all’inizio del quinto movimento, che sembra quasi una danza a sé stante, il battere sui timpani con una frusta, insomma il caleidoscopio di suoni, timbri e di colori concepito da Mahler, retto da un’estrema coerenza e illuminato da straordinaria umanità. Assistere a un concerto diretto da Daniele Gatti, anche stavolta si conferma come un’esperienza non solo culturale e musicale, ma coreografica, dove la nota si traduce in gesto, il gesto in coreografia, e i segni del corpo, una piccola rotazione del polso, un movimento infinitesimale delle dita, la semplice inclinazione della mano, bastano a guidare ogni singolo strumento dell’orchestra, per restituire la musica assoluta.
Marina Valensise
(27 febbraio 2020)
La locandina
Direttore | Daniele Gatti |
Corno | Alessio Allegrini |
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia |
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Programma | |
Richard Strauss | |
Concerto per corno n. 2 | |
Gustav Mahler | |
Sinfonia n. 5 |
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