Roma: la Tosca senza alibi è un trionfo

Doppia inaugurazione all’Auditorium Parco della Musica. Daniel Harding ha inaugurato la sua direzione musicale dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, che lo vedrà impegnato a Roma in forma stabile per i prossimi anni, e l’Accademia nazionale di Santa Cecilia ha inaugurato la nuova stagione sinfonica 2024-2025.

La scelta per l’occasione è caduta sull’esecuzione della Tosca in forma di concerto. In coincidenza con il centenario della scomparsa di Giacomo Puccini, il maestro Harding, al suo debutto nella direzione di quest’opera, ha voluto rendere omaggio alla città di Roma e al lavoro del suo predecessore Antonio Pappano, che più volte nel corso dei diciotto anni di direzione musicale ha inaugurato le stagioni sinfoniche con capolavori del teatro musicale, registrando per altro su cd la Turandot, la Messa di Gloria e Madame Butterfly.

Esordio anche per i maestri dell’Accademia di Santa Cecilia che pur avendo inciso varie volte la Tosca (con Renata Tebaldi nel 1951 e nel 1959, sotto la direzione di Alberto Erede, e nel 1966 con Birgitt Nilsson, Franco Corelli e Dieter Fischer Dieskau sotto la direzione di Lorin Maazel), non aveva ancora mai ospitato il cartellone il capolavoro di Puccini.

Debutto nella Tosca in forma di concerto anche per il soprano Eleonora Buratto che ha confermato la sua bravura, dando prova di grande sicurezza e giostrando magnificamente tra fraseggi e colori, dopo aver recitato in maggio scorso nello stesso ruolo alla Staatsoper di Monaco di Baviera.

Grazie alla presenza del baritono francese Ludovic Tézier, possente protagonista  nell’interpretazione del viscido Scarpa, il carnefice  di Cavaradossi, l’aguzzino di Angelotti, il seduttore impenitente in balia del  desiderio, bramoso della bella Tosca, grazie alla prestazione del tenore cileno- americano Jonathan Tetelman, un Cavaradossi aitante più che vocalmente convincente, almeno all’inizio del concerto, e alla presenza dei comprimari, il basso georgiano Giorgi Manoshvili nel ruolo di Angelotti, e Davide Giangregorio nel ruolo del Sacrestano, il risultato è stato strepitoso, come dimostrerà la registrazione affidata all’etichetta della Deutsche Grammophon, che inaugura così una collaborazione pluriennale con l’Accademia romana.

Strepitoso perché mai come in questa occasione si è potuto apprezzare il genio di Puccini, la sua infinita maestria nell’invenzione di una partitura che è un romanzo a sé, col suo prologo, le sue pause, le sospensioni, le svolte improvvise, i colpi di scena drammatici, la corsa folle verso l’azione finché è acceso il motore della gelosia di Tosca e della cupidigia di Scarpia, e il controllo assoluto di una drammaturgia fatta di sole note, suoni, sillabe, parole, arie e melodie.

Senza alcun alibi della messa in scena teatrale, senza dover cedere alle ingiunzioni della messinscena e senza subirne le distrazioni, talvolta ridondanti, spesso persino fuorvianti inflitte dai registi ultra-contemporanei, il pubblico romano si è potuto concentrare come non mai sull’essenza del libretto e della partitura.

I cantanti, tutti bravissimi, anche se Cavaradossi all’inizio sembrava un po’ ingessato, mentre la Tosca di Eleonora Buratto, in un bellissimo abito lungo di paillettes rosso fuoco, dominava la scena dall’inizio alla fine, duettando nel secondo atto con un potente e orrido Tézier, con il famoso sì al suo seduttore accennato da un semplice chinar del capo, hanno retto benissimo la prova. Ieratici quanto basta, contenutissimi nei gesti, ma quantomai toccanti nell’ alludere a un’azione  scenica che non c’era, e una rappresentazione invisibile, eppure onnipresente e ancora più rilucente perché affidata solo ai suoni e alle parole, senza gli orpelli della cappella di Sant’Andrea della Valle, del dipinto della Madonna che riprendeva i tratti marchesa Attavanti, del fuggiasco Angelotti nascosto nella sacrestia.

È così che i mille dettagli della partitura di Puccini, risplendevano di luce propria nella loro tessitura sinfonica grazie alla direzione impeccabile di Harding, allievo di Abbado e alla potenza dell’Orchestra, che restituivano con precisione i cori della processione religiosa per il Te Deum del primo atto,  il canto del pastorello all’inizio del terzo atto, coi versi scritti ad  hoc da Giggi Zanazzo, il contrasto tra la pace dell’arcadia e la tragedia incombente con l’eco grave del campanone di San Pietro che risuona da lontano sugli spalti  Castel Santangelo prima della fucilazione di Cavaradossi.

Non si vedeva niente, né la chiesa, né il palazzo Farnese, né le segrete stanze dove Cavaradossi veniva torturato, né gli spalti di Castel Sant’Angelo, ma si guardava tutto con la forza dell’immaginazione nutrita dalla musica di un genio e dal talento dei suoi due librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, che hanno traghettato nel XX secolo la pièce ottocentesca di Victorien Sardou, imprimendo il marchio atroce e tossico della tragedia espressionistica moderna.

Persino i più refrattari al melodramma, scoprendolo in forma di concerto, hanno potuto apprezzare le infinite risorse della Tosca di Puccini, lasciandosi coinvolgere e finendo persino per parteggiare per uno dei due pretendenti, a favore, ebbene sì, del torbido Scarpia. “Molto meglio lui di Cavaradossi”, commentava provocatorio uno dei tanti spettatori eccellenti presenti alla serata romana, fra una folla di entusiasti e plaudenti.

Dieci minuti di applausi, molte uscite a scena aperta.
Giustemente aux anges per questa scelta vincente il sovrintendente Michele dall’Ongaro che in gennaio lascerà il suo incarico dopo otto anni di successi e soddisfazioni.

Marina Valensise
(21 ottobre 2024)

La locandina

Direttore Daniel Harding
Floria Tosca Eleonora Buratto
Mario Cavaradossi Jonathan Tetelman
Il barone Vitellio Scarpia Ludovic Tézier
Cesare Angelotti Giorgi Manoshvili
Il Sagrestano Davide Giangregorio
Spoletta Matteo Macchioni
Sciarrone Nicolò Ceriani
Un carceriere Costantino Finucci
Pastorello Alice Fiorelli
Maestro del Coro Andrea Secchi
Maestra del Coro di Voci Bianche Claudia Morelli
Orchestra, Coro e Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

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