Romano Valentini: una nuova casa a Ravenna per la European Union Baroque Orchestra

La Eubo-European Union Baroque Orchestra, che fu fondata nell’Anno europeo della Musica, il 1985, per dedicarsi al repertorio barocco, ha avuto in questi anni una grave battuta d’arresto. Ha perso la sede londinese a causa della Brexit e per lo stesso motivo, con l’aggiunta della pandemia, ha sospeso a lungo l’attività.

Grazie alla Fondazione Icons, organizzazione che sostiene i giovani nel percorso formativo, e all’Associazione Musicale Angelo Mariani di Ravenna, ora la Eubo è pronta alla ripartenza e ha in programma il primo concerto del nuovo corso al Teatro Alighieri di Ravenna, lunedì 28 novembre: direttore l’affermato specialista Alfredo Bernardini, in programma concerti grossi di Arcangelo Corelli e Georg Friedrich Händel, l’Ouverture-Suite BWV 1066 di Johann Sebastian Bach e un lavoro enigmatico e di raro ascolto come Hypocondrie à 7 concertanti di Jan Dismas Zelenka.

Il concerto del 28 non intende essere un momento isolato nel rapporto con Ravenna dell’Orchestra, che in formazione di una quindicina di giovani musicisti – l’organico sarà rinnovato nel corso del 2023, poi partiranno le prime tournée – ha stabilito per l’occasione una residenza in città con le prove presso l’Auditorium di San Romualdo, che è già casa dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Qui la Eubo ha subito avuto un’interazione speciale con la cittadinanza, accogliendo i piccoli allievi dell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli in una prova che si è trasformata in una speciale lezione-concerto.

L’intento di Icons e dell’Associazione Mariani, oltre che dei partner che già si sono resi disponibili, è quello di rendere la città romagnola una delle poche sedi stabili della Eubo. Ravenna si è già quindi avviata concretamente a diventare un luogo privilegiato per le compagini giovanili, primato che non ha confronti in Italia.

Ne abbiamo parlato con Romano Valentini, direttore artistico dell’Associazione Musicale Angelo Mariani.

  • Come è nata questa iniziativa?

È nata come effetto di due grandi cause, la Brexit e la pandemia. La Eubo, che aveva sede a Londra, ha cessato la sua attività e ha dovuto anche uscire dall’inghilterra: ora prende casa in Italia grazie al nuovo gestore, la Fondazione Icons, fondata e presieduta dall’ingegnere e musicista Mario Martinoli. Martinoli mi ha interpellato e insieme a lui ho ideato il progetto che si sta concretizzando: quello di considerare Ravenna come una delle residenze artistiche dell’Orchestra. È il caso di ricordare che la Eubo ha alle spalle una storia molto importante ed è realmente una compagine della comunità europea: nelle sue file annovera giovani dai venti ai venticinque anni di diverse nazionalità. Ho proposto di realizzare qui la prima residenza e il primo concerto del nuovo corso, ritenendo che potesse anche diventare un’importantissima occasione per la città l’aprirsi a un evento, la ripresa dell’attività dell’Eubo, che già dal momento in cui è stato annunciato ha suscitato molto interesse in tante parti d’Europa.

  • Com’è impostato il rapporto con l’Italia e in particolare con Ravenna?

La Eubo si muove con la formula delle residenze, cioè svolge nello stesso luogo dove farà il concerto tutta la sessione delle prove; entra così in contatto con il luogo in maniera molto diversa, molto più approfondita, rispetto a una normale attività artistica. Per la città questo progetto può significare tanto e abbiamo già avuto una bella risposta da istituzioni diverse, a cominciare dall’Amministrazione comunale e dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna, ora anche dall’Università e da altri interlocutori che hanno colto le potenzialità del progetto.

  • Le prime impressioni su questi primi giorni di Eubo in città?

La partenza è molto buona; certo, ci sono tante cose ancora da costruire e tra quelle che, ne sono convinto, potrebbero dare più slancio a questa presenza ci sarebbe quello che si chiama l’albergo diffuso, cioè offrire ospitalità, attraverso famiglie che diano la loro disponibilità, a questi musicisti; creare quindi quelle condizioni per cui possano vivere nelle nostre case, incontrare i nostri giovani. Così si diffonderebbe in maniera più capillare questa esperienza, aumentando la consapevolezza che si sta facendo non solo un’opera di diffusione della musica, ma anche di inclusione, di amicizia, di fratellanza.

Patrizia Luppi

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