Rovereto e il format vincente del Festival Settenovecento
Le unioni felici esistono e il Festival Settecenovecento – nato dalla collaborazione delle tre istituzioni musicali storiche che operano a Rovereto – festeggia la sua quarta edizione vincendo, insieme ad altre manifestazioni che animano l’estate, l’emergenza Covid studiando luoghi e percorsi che consentano la massima sicurezza e la migliore fruibilità.
In realtà – grazie alla collaborazione strettissima con l’APT Rovereto Val Lagarina – siamo davanti ad un vero e proprio format che coniuga musica a incontri culturali e visite guidate a siti e monumenti, spesso non aperti al pubblico, che diventano anche sede del ricco programma di concerti.
L’esperienza è quanto mai coinvolgente: non è frequente poter assistere a cinque concerti durante l’arco di una stessa giornata insieme ad una visita guidata inframezzando il tutto con una cena stellata: anche la gastronomia è cultura.
Il 21 agosto inizia a Villa Lagarina dove Valentina Perini, educatrice del Museo Diocesano Tridentino ha condotto un piccolo gruppo alla scoperta della chiesa di Santa Maria Assunta, monumento alla gloria della famiglia Lodron che nel corso del Diciassetesimo secolo la ampliò fino alla magnificenza attuale che culmina nella cappella funeraria commissionata da Paride Lodron, Arcivescovo di Salisburgo, a Santino Solari e celebrazione iconografica dell’estetica della Controriforma.
A seguire un delizioso concerto de L’Astréee – che bello veder suonare col sorriso sulle labbra –nel giardino di Palazzo Libera con un programma dedicato a Giuseppe Tartini e ai suoi allievi prediletti Nardini e La Houssaye, con tanto di campana dispettosa a scandire il mezzodì su una variazione in pianissimo della sonata di La Houssaye.
Spostamento a Rovereto dove nel cortile di Palazzo Betta Grillo, sotto un sole implacabile, è andato in scena il Trio Zandonai che, tra il provato dal caldo e l’intimidito, ha proposto un’esecuzione in crescendo del Trio op. 8 di Brahms.
Il tempo di una passeggiata per il centro, fino al cortile di Palazzo Alberti, passando davanti al Museo Depero e alla rosminiana Accademia degli Agiati, dove l’ensemble La Girometta ha offerto un programma affascinante di danze barocche francesi ispirate a Francia, Spagna e Italia.
Alla musica si è poi momentaneamente sostituita la tavola, con una cena-degustazione al Bistrot Senso che lo chef Alfio Ghezzi ha aperto al MaRT; brigata giovane e piatti che richiamano le terre trentine in elaborazioni sempre convincenti.
A seguire il concerto della Filarmonica Settenovecento (qui la recensione) e per finire il Concerto della Buonanotte con la Piccola Orchestra Lumière a fare da colonna sonora – alla Terrazza del MaRT – a One week di Buster Keaton: un capolavoro il film e un capolavoro di orchesta.
Il giorno seguente, dopo una sosta alla Ruina Dantesca, si proseguiva per Ala dove I Vellutai, associazione di rievocazione storica, hanno fatto da guide in costume aprendo i palazzi nobiliari della Città di Velluto; Palazzo Taddei, Palazzo Perini – dove dal 1771 al 1773 fu ospitato e si esibì Mozart –, Palazzo Malfatti chicche che meritano di essere conosciute.
Ultimo atto, per noi, il concerto tutto beethoveniano nel cortile di Palazzo Taddei, con Christine Busch al violino e Stefania Neonato al fortepiano ad eseguire la Frühling e la Kretutzer, stavolta col vento malandrino a scompigliare gli spartiti; maiuscola la prova delle due musiciste.
Si parte con la voglia di ritornare.
Alessandro Cammarano
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