Rovereto: l’apoteosi del Sax
Rovereto è città di musica dalle scelte, fortunatamente, non convenzionali e l’Associazione Filarmonica non fa, altrettanto fortunatamente, eccezione scegliendo di presentare la stagione concertistica 22/23 non durante una conferenza stampa ma con un Preludio lungo tre giorni tra tavole rotonde, presentazioni di libri e, naturalmente concerti il primo dei quali affidato all’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento – con Yves Abel sul podio e la partecipazione del Signum saxophone quartet – impegnata in un programma tutt’altro che “canonico”.
Ad aprire la serata il Canone di Johann Pachelbel, impaginato a rischio melassa e istantaneo evocatore di matrimoni soap-opera, che sotto la bacchetta accorta di Abel ritrova tutta la sua dignità fatta di invenzioni tutt’altro che scontate rese attraverso un approfondimento dei diversi piani armonici e contrappuntistici puntiglioso ma comunque lontano da qualsiasi accademismo.
A seguire il pezzo forte della serata, ovvero il Concerto per quartetto di sassofoni e orchestra che Philip Glass – nume tutelare del minimalismo e ispiratore di “mostri” successivi – presentò nel 1995 allo Schleswig-Holstein Musik Festival; era il periodo dell’intensa frequentazione del compositore statunitense con Ravi Shankar, dal lavoro del quale – a detta di Abel che in ottimo italiano ha introdotto il pezzo – Glass avrebbe tratto ispirazione soprattutto nei due movimenti lenti, affidandosi a reminiscenze jazzistiche per i restanti due. In tutta sincerità la musica indiana appare davvero molto poco presente nel ripetersi nelle scale ascendenti e discendenti che costituiscono l’ossatura della composizione.
Abel concerta con mano tanto sicura quato divertita; sugli scudi il Signum saxophone quartet – Blaž Kemperle, Jacopo Taddei, Alan Lužar e Guerino Bellarosa – che quando suonano sembrano un quadro di Max Weber e toccano soglie di assoluto virtuosismo nobilitando un pezzo davvero così così. Per loro successo trionfale e come bis un funambolico “Michelangelo ‘70” di Astor Piazzolla.
La Fuga (ricercata) a sei voci BWV1079/5 di Bach nell’orchestrazione formalmente perfetta ma tetragona di Anton Webern trova in Abel, complice un’orchestra attentissima, inattese e condivisibili leggerezze.
A chiudere la serata quel capolavoro d’ironia che è la Sinfonia n. 1 op. 25 “Classica” di Prokof’ev resa dal direttore canadese con bella tavolozza di colori e superba attenzione alla filigrana ritmica che la percorre.
Al termine pubblico, molti i giovani, apprezza e applaude.
Nel pomeriggio si era svolta una tavola rotonda assai partecipata dal titolo “Alla ricerca di un pubblico nuovo” che aveva tra i relatori Giorgio Battistelli, Giovanni Bietti e Cecilia Fonsatti.
Alessandro Cammarano
(6 ottobre 2022)
La locandina
Direttore | Yves Abel |
Signum Saxophone Quartet | Blaž Kemperle, Jacopo Taddei, Alan Lužar e Guerino Bellarosa |
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento | |
Programma: | |
Johann Pachelbel | |
Canone | |
Philip Glass | |
Concerto per quartetto di sassofoni e orchestra | |
Johann Sebastian Bach/orch. Aanton Webern | |
Fuga (ricercata) a sei voci BWV1079/5 | |
Sergej Prokof’ev | |
Sinfonia n. 1 op. 25 “Classica” |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!